❇) Epilogo

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Erano giorni che cercavo in tutti i modi di non ritrovarmi nei paraggi del campo minato, che era Ermal per me.
Giorni in cui mi ero presa una pausa per riflettere sui miei sentimenti.

Avevo saputo da lui stesso, che era ancora in giro per l'Italia, perso in ospitate varie tra tv e radio, prima dell'inizio del suo tour.
Io, con fatica, cercavo di tornare alla quotidianità del mio sedentario lavoro d'ufficio, e solo osservando quelle nuvole d'acciaio, sempre uguali dalla vista della mia finestra, mi resi conto di quanto mi mancava la vita, che avevo vissuto negli ultimi mesi, accanto ad Ermal.

Le giornate, iniziavano e finivano tutte allo stesso modo.
Con me, che non trovavo il coraggio di convocare Fabrizio per confessargli che la nostra frequentazione, doveva interrompersi al punto di partenza.
E l'eterno timore che Ermal potesse ricascare fra le braccia della sua ex compagna storica, ora che si era rifatta viva.

Udì la porta del mio ufficio spalancarsi, con un uomo tatuato e visibilmente desideroso di vedermi, nelle sue vicinanze.
Il primo colpo di scena, dopo giorni di calma piatta.

«A te piace scappare, a me venitti a riprenne. »
Esclamò, lasciandosi l'entrata alle sue spalle.
Era così fisico nelle sue esternazioni che con un passo, si ritrovo davanti a me, pronto a stringermi tra le sue braccia.
Lo fermai, sussurrandogli di aspettare, in leggera difficoltà.

«Dobbiamo parlare.» Aggiunsi.

«È per questo che sei sparita?» Chiese, in tono inquisitorio.

No, in realtà ero sparita per lasciare che si godesse appieno i suoi figli.
Per non spostare la sua attenzione verso qualcosa che poteva essere meno importante, ovvero me.
Fu quello che gli esposi, guardandolo negli occhi, senza alcuna volontà di mentirgli.

«Il vinile sul comodino. La sua musica in sottofondo nel tuo ufficio.
Avrei dovuto capirlo prima.»

«Cosa c'è che non va?»

«Non importa Frida.»

«A me importa invece!»

«In realtà nulla, ho sempre avuto la consapevolezza che non apprezzassi la mia musica.
E inizialmente, mi incuriosiva, ti rendeva diversa da tutte quelle con cui ero sempre stato.
Ma più noi ci avviciniamo, più questa situazione mi pesa.
Pensavo che conoscendomi, tu avresti potuto cambiare idea. »

«Ti sbagli, invece.
Ho iniziato ad apprezzare ogni tuo testo. In qualche modo la mia opinione su di te è cambiata.
Non credo più che tu sia solo la maschera da bello e dannato che ti porti dietro.
Per anni mi sono soffermata solo a quello, ora riesco a scorgere la tua anima.»

«Ho l'impressione che non sarà mai abbastanza.»

Le sue parole, si erano spostate su un piano diverso dal gusto personale in merito alla musica.

«Non è colpa tua.»
Mi limitai a dire, per non peggiorare ulteriormente una situazione già complicata di suo.

«Io non posso essere il modo migliore che hai di attendere che Ermal si accorga di te.»

Con la stessa velocità con cui era entrato, così si era volatilizzato.
Cercai di inseguirlo, senza inscenare degli inseguimenti struggenti, per dare spettacolo del nostro privato a tutti i presenti nella redazione.

Mi guardava con disprezzo, in silenzio, mentre si faceva largo nel lato esterno movimentato, della struttura in cui lavoravo.
Immaginavo di essere la persona peggiore che aveva conosciuto in quel momento, nella sua mente.

Non abbiamo armi {MetaMoro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora