❇ 5) Seconda Parte

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«Ermal? » Esclamai, disorientata, alla porta.

«Gli ho detto de andasse a fa un giro.»

Non sapevo neanche con quale intenzione mi fossi presentata a casa sua, senza nutrire un minimo di fiducia in lui.
Ma qualcosa di più forte di me aveva guidato il mio istinto, trascinandomi da lui: Fabrizio.

Moro, mi aveva reso vittima di una presa in giro.
Invitarmi con l'inganno a casa sua, dicendomi che ci sarebbe stato anche Ermal con noi.

«Quindi saremo solo noi due?» Chiesi, poco convinta.

«Così pare...»

La casa era calda e accogliente, lui si era fatto trovare in jeans, con una maglia aderente scura.
Sulle pareti, c'erano foto sparse dei suoi figli, ma nessuna foto di lui, insieme ad una donna.

Era chiaramente un monolocale da single, ma il suo essere ordinato, era al di sopra delle mie aspettative.
Mi aveva stupito la sua cura dei dettagli, nonostante i piccoli spazi di quell'appartamento.
Il mio posto preferito, era la terrazza che sporgeva sul colosseo.
Mi immaginavo a scrivere lì fuori, in una calda sera d'estate.

«Qualcosa non va Frida?» Disse lui, irrompendo nel mio silenzio fatto di perlustrazioni.

«Non me lo aspettavo.» Risposi, guardandolo intensamente.

Annuì, era sereno.
Fabrizio quando si sentiva al suo agio nell'ambiente che lo circondava, cosa che capitava raramente, era davvero un'altra persona.

Mi stupì, vederlo cucinare, e dall'odore che veniva fuori da quelle pentole sul fuoco, lo sapeva fare persino bene.
Anche se volevo affidarmi all'assaggio, prima di confermarlo.

«Metti dischi di altri perché sai che le tue canzoni mi fanno schifo?»
Esclamai, seduta su una delle sedie della cucina, mentre lui inseriva il vinile di un cd di Vasco all'interno di un mangia dischi vintage.

«Non serve un cd, quando se vuoi, le mie opere posso eseguirle live

Colpita.
Affondata.

Era quello il mio limite con Moro.

Una lotta di provocazioni.

Due vite fatte di macerie, che volevano mescolarsi per far venir fuori qualcosa di buono.

La voglia di creare un legame, sopra tutto quello che poteva dividerci.

Due individui così sbagliati, da essere giusti solo insieme.

Era dignitoso Fabrizio, nel suo portarsi sulle spalle le proprie paure, senza barare.

Un suo "ciao" testardo e insolente, mi aveva fatto tremare, quando lo avevo conosciuto.

I suoi sogni, chiusi sul palmo della mano, la sua allegria che aveva un peso d'oro, quando raramente veniva fuori.

Erano tutti i suoi difetti a renderlo sincero.

Avevo divorato tutto, senza imbarazzo.
Continuavo ad esclamare "squisito" ad ogni boccone, mentre Fabrizio mi guardava estasiato e a tratti divertito.

«Ti va di fare un giro?»
Domandò rendendosi conto dell'imbarazzo che stava prendendo il sopravvento, mentre mi versava un po di vino rosso.

«Dove intendi portarmi?».
"Spero ti ci porti da sobria", disse il mio spirito guida.

«In un posto in cui non sei mai stata.».

«Qui è Roma, è molto difficile trovarlo!
Sono stata un po ovunque.»
Risposi, scettica.

«Ti fidi di me?»

Non abbiamo armi {MetaMoro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora