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Bowie si fermò e tirò in fuori il cavalletto mentre Vince smontava.

«Che merda di posto», commentò Vince lanciando uno sguardo alla casa con la veranda cadente.

«Non c'è paragone con la tua roulette a due piani con piscina», disse Bowie, smontando a sua volta.

«Almeno io non ho il cesso fuori la porta.»

Calpestarono il prato spelacchiato, aggirarono lo spicchio di recinzione ancora in piedi e salirono i gradini fino alla porta. Bowie vide che era socchiusa e la sospinse usando le nocche. Entrarono.

Vince si guardò attorno.

«Accogliente», commentò.

«Ci credo, vivi in un buco di culo.»

Bowie mise piede in soggiorno e si bloccò. Vince, impegnato a guardarsi attorno, gli sbatté contro.

«Perché cazzo ti sei piantato...» iniziò, poi lanciò uno sguardo oltre la spalla di Bowie e tacque.

L'uomo in poltrona aveva un buco nella pancia e la canottiera zuppa di sangue. La pistola, una .38, era a terra, a pochi passi dal tavolino.

Vince aggirò Bowie per guardare meglio.

«Cristo... è stato quel nanerottolo, vero? Era di questo che stavate confabulando.»

Bowie non rispose. Il suo cervello girava veloce.

«Coraggio, ripuliamo questo merdaio», disse Bowie.

«Ai tuoi ordini, Adolph

Bowie afferrò Vince per la maglia e lo attirò a sé. «Basta cazzate», mormorò.

Aveva l'inferno negli occhi. Vince sentì i coglioni ridursi alle dimensioni di due noccioline.

«Okay, Bowie», disse Vince. «Basta cazzate.»

Bowie lo mollò. Raccolse la .38, se la ficcò nei calzoni e coprì il calcio con la maglia.

«Dammi una mano», disse.

Si piazzò di fronte al cadavere, fece scivolare le braccia attorno al busto, rinforzò la presa come in una mossa di wrestling alla Andrè The Giant, e lo tirò su, quindi lo mise a terra. Estrasse dal fodero il coltello, un Bowie con una lama di venti centimetri, che piantò sul bracciolo della poltrona. Prese a rimuovere il tessuto macchiato di sangue e lo ammucchiò accanto al cadavere. Poi si rivolse a Vince.

«Vai da Matt Wilkes, fatti prestare il suo furgone. Se ti rompe i coglioni ricordagli che mi deve un favore grande quanto il culo della donna cannone.»

«D'accordo.»

Vince si girò e mosse via, salvo poi fermarsi sulla soglia della stanza.

«Bowie.» Il gigante si voltò. «Perché lo stiamo facendo?»

«Hai visto il ragazzo com'è conciato?» chiese Bowie.

«Sembra uno che ha fatto a botte con un leone», fece Vince.

Bowie indicò Joe Grimes con la punta del coltello. «È stato questo pezzo di merda qui. Il ragazzo ha fatto solo quello che andava fatto, e non voglio che si becchi il riformatorio per questo. E poi mi va' a genio. Ha le palle.»

Vince annuì. Capiva le ragioni di Bowie. E aveva il sospetto che Bowie si rivedesse nel ragazzo, forse perché avevano entrambi mandato al Creatore l'orco che li menava.

«Fai alla svelta», disse Bowie.

Vince uscì di casa, montò sulla Harley di Bowie e filò via. Schizzò sulla Glover, poi su Main Street, e giunse infine su Hudson Street, dove stava l'officina di Matt Wilkes.

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora