15.

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I ragazzi si fecero vivi di primo mattino e liberarono Mouser, che non era più in modalità Terminator. Era messo male, ma non così tanto da non potersi trascinare di sopra e riunirsi ai suoi amici a quattro zampe.

In cucina sembrava fosse scoppiata una bomba. Le sedie erano rovesciate, il tavolo aveva una gamba spezzata e si era accasciato come un tizio colto da un malore improvviso. Un cassetto ad altezza nano era divelto. Il contenuto – un mucchio di stracci – era sparso ovunque. Era difficile immaginare Mouser che addentava la maniglia del cassetto e lo tirava via, eppure andata proprio in quel modo.

Quando i ragazzi chiusero Mouser e il resto del branco nella stanza da letto, Hunter pensò di sistemare il casino in cucina, ma quando si rese conto della mole di lavoro che l'aspettava lasciò perdere.

Tanto non è che ci dovesse vivere, in cucina.

Quando Joey si svegliò, Bowie gli consegnò il denaro. Joey se lo ficcò in tasca e sparì per qualche ora. Quando tornò, informò i ragazzi che aveva pagato la multa e trovato anche il tempo di ingaggiare Henry Mitchell e la sua truppa perché mettessero a posto il bar.

«C'è voluto un po', ma alla fine abbiamo raggiunto un accordo», disse Joey. Sollevò il pugno, forse per spiegare a Bowie su che toni era virata la contrattazione. «Gli ci vorrà una settimana buona, dieci giorni al massimo. Iniziano domani.»

Bowie annuì soddisfatto. «Roy», disse. «Domani schizzi al bar e resti là finché quelli non levano il culo. Controlla che non facciano casini, e se ne fanno prendili a calci in culo.»

«D'accordo», rispose Roy.

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