12.

321 27 1
                                    

McKenzie parcheggiò di fronte al Re dei Motori. I meccanici si voltarono un attimo quando smontò dall'auto, poi tornarono a concentrarsi sul lavoro. McKenzie tirò fuori il pacchetto di sigarette, ne sfilò una e l'accese. Matt Wilkes venne fuori dall'officina e gli andò incontro.

«Capo», salutò Matt.

McKenzie prese la sigaretta tra le dita a forbice. «Come va?»

«Non mi lamento. Che le serve?»

«Ti spiace dare un'occhiata al mio rottame?»

«Che ha che non va?»

«L'esperto sei tu. Di 'sta roba ci capisco quanto un maiale di fisica quantistica», fece McKenzie.

Matt aggirò l'auto, aprì la portiera dal lato del conducente e trovò la levetta del cofano. La fece scattare, si posizionò davanti al muso della Ford e diede un'occhiata.

«Sembra tutto in ordine», disse dopo un'ispezione.

«Prova a mettere in moto», fece McKenzie.

Matt sedette alla guida e avviò il motore.

«Lo senti?» chiese McKenzie.

Matt infilò la testa nel cofano. «A-ha», disse infine.

«È iniziato mentre ero su Gas Street, dalle parti di quel bar che ha una tipa con le bocce al vento come insegna», disse McKenzie.

In realtà erano già un paio di giorni che il suo rottame faceva le bizze.

«E mentre passavo lì davanti ho visto il tuo furgone nel piazzale», continuò McKenzie. «Allora mi sono fermato e sono entrato in quella tana di fricchettoni, convinto di trovarti lì. E invece il capo fricchettone mi ha detto che il furgone era lì perché tu gliel'avevi prestato.»

Matt si ingobbì. «Dovevo un favore a Bowie, e lui ha voluto il furgone», disse.

«Strana come richiesta», considerò McKenzie. «Non trovi?»

«Non saprei.»

«E non gli hai chiesto perché lo voleva?»

«No.»

«Se uno venisse da me a chiedermi l'auto, una o due domande gliele farei. Se poi il tizio in questione fosse un fricchettone, capo di una banda di fricchettoni, di domande gliene farei un fracco.»

Matt rispose con un'alzata di spalle.

«Perché eviti le mie domande, Matt?»

«Non sto evitando un bel niente.»

«Ah, no? È da quando ho aperto bocca che fissi quel motore, neanche fosse una bella figa.»

«Cerco solo di concentrarmi.»

«Mica è fisica quantistica. È solo una maledetta cinghia di trasmissione che fa le bizze.»

Matt ebbe un lieve sussulto. McKenzie gli si avvicinò.

«Si vede lontano un miglio che nascondi qualcosa», fece McKenzie. «Possiamo parlarne qui, davanti al mio rottame, dove non ci sente nessuno, o posso tornare a bordo di una volante e menare un tale casino che per ora di cena tutta Louisville – compresi i tuoi amici fricchettoni – saprà che hai cantato. A te la scelta.»

Matt ci pensò su. Se McKenzie ficcava il naso nei suoi affari e scopriva i traffici in cui era impegolato, certa gente ben più cattiva di Bowie e compagni avrebbe potuto risentirsi.

«E va bene», sospirò.

Raccontò a McKenzie del furgone, ma rimaneggiò la storia in modo da sembrare una vittima delle circostanze. Disse che Bowie e uno dei suoi erano piombati lì e avevano preteso il furgone. E quando lui, Matt, si era rifiutato, avevano iniziato a menare le mani.

«Hanno messo col culo per terra me e i miei meccanici e hanno preso le chiavi. Hanno detto che me lo riportavano quando non gli serviva più.»

McKenzie lo scrutò massaggiandosi il mento. «Quello che non capisco è perché non li hai denunciati», disse McKenzie.

«Mi hanno detto che se aprivo bocca mi distruggevano l'officina», rispose Matt.

McKenzie sorrise soddisfatto. Aveva tutto ciò che gli serviva. Gettò a terra la sigaretta e la pestò.

«Chiudi il sipario», disse indicando il cofano.

«Non vuole che gliela riparo?» chiese Matt.

«Posso farlo da solo e meglio di te.»

Matt richiuse il cofano. McKenzie montò a bordo del suo rottame e si allontanò.

Il Re dei Motori restò a guardarlo mentre andava via, sentendosi un idiota per come si era fatto infinocchiare.

Death's AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora