XIV. Memories

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Blaise sfrecciò per i corridoi della scuola e dopo qualche minuto entrò nella propria camera gettandosi sul letto senza badare minimamente a Nott, mollemente stravaccato in poltrona mentre intratteneva una partita a Scacchi Magici contro se stesso. Evidentemente lui e Goyle non erano rimasti in Sala Grande dopo che se n'era andato.
«Come mai qui? Pensavo fossi con la Weasley...»
Lui non rispose, limitandosi a fissare i motivi decorativi che adornavano le tende del suo letto a baldacchino. Nott si tirò su dalla poltrona puntellandosi sul gomito e osservandolo bene.

«Ehi Zabini, tutto bene?»
Blaise si girò verso di lui col solito sorriso annoiato, costringendosi a rispondere con finta leggerezza.
«Oh, sì, benissimo, sono solo stanco. E tu come mai non sei andato ad importunare qualche ragazza?» chiese con un ghigno che però si spense quasi subito.
«Ora non mi va» rispose l'altro con semplicità, ignorando la frecciatina e facendo spallucce.

Il discorso morì lì e Blaise si chiuse in uno dei suoi soliti silenzi meditabondi, mentre l'altro tornava pigramente alla propria scacchiera. Ripensò a ciò che era appena successo, alla furia cieca che lo aveva colto. Adesso che l'adrenalina era calata percepiva un dolore pulsante nel punto in cui le sue nocche avevano colpito il muro.
Se non fosse riuscito a controllarsi probabilmente avrebbe rischiato di fare del male sul serio alla Weasley.
La Weasley.
Perché continuava a importargli di lei? Perché non la faceva finita e non se la portava a letto, come aveva sempre fatto con qualsiasi altra ragazza prima di lei? Perché voleva proteggerla, soprattutto da se stesso? Non aveva imparato proprio nulla?
Chiuse gli occhi scuri, concentrandosi sul proprio respiro, cercando di impedire ai ricordi di imporglisi in testa.
Era una partita persa, lo sapeva bene.


Aveva circa otto anni.
Giocare con gli elfi domestici era sempre stato una vera noia, soprattutto perché lo facevano vincere ogni volta a qualunque cosa e, per quanto lui amasse vincere, voleva riuscirci da solo, con le proprie forze. Con Draco invece sì che avrebbe trascorso volentieri le proprie giornate, ma i suoi genitori lo portavano spesso in giro, per andare a trovare altre famiglie Purosangue più prestigiose della sua, e lui certo non poteva andare con loro. Lucius non l'avrebbe mai permesso.

Sapeva che Draco aveva degli altri amici oltre a lui, figli a loro volta di amici di suo padre, ma sapeva anche che l'amicizia che c'era tra loro due era la più forte di tutte. Blaise però a differenza sua, quando non poteva andare a Malfoy Manor ed era costretto a starsene un casa, era dannatamente solo. Lo era sempre stato, fin da piccolo, e si era sempre annoiato terribilmente.
Ma adesso... adesso finalmente aveva anche lui degli amici, che erano lì per lui! 

Li aveva visti un pomeriggio, mentre giocavano a nascondino oltre il cancello di casa sua. Quando lo avevano notato, senza farsi troppi problemi, lo avevano invitato ad unirsi alla partita, come se lui fosse stato uno di loro. La gioia che aveva provato in quel momento era stata indescrivibile.

Ormai da qualche settimana venivano tutti i giorni a casa sua, per fare merenda e giocare in giardino o per i corridoi... tanto a sua madre non importava di avere la casa piena di bambini, anzi, probabilmente non ci faceva neppure caso. Dopotutto non lo considerava mai.
«...ventotto, ventinove, trenta! Gwen! Marcus! Dylaaaaan! Sto arrivando!»
Andò a cercarli con entusiasmo per tutto il vasto parco che circondava la casa. Aveva guardato tra gli alberi, dietro le fontane, sotto le panchine. Niente. Infine, dopo una buona mezz'ora di ricerche, si era finalmente deciso a gettare la spugna.
«Ok, mi arrendo, venite fuori!»

Aveva il fiatone ed era accaldato a causa della corsa prolungata, e nessuno dei suoi amici pareva intenzionato ad uscire dal proprio nascondiglio.
«Dai, davvero, non sto barando, mi arrendo sul serio!»

Blaise Zabini e il Principe Purosangue | BLINNY ♥︎ [wattys 2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora