Freddo

31 3 0
                                    

Di sicuro non puoi pensare di fare del male alla persona che ami di piú al mondo senza sentirti vuota dentro...
E l'acqua che scendeva dal soffione era fredda e non lavava via il senso di colpa che dilaniava ogni centimetro di sanitá mentale che mi rimaneva.
La donna dietro di me imprecava con un gergo che il Ventisette anni non avevo mai sentito.
Mi arresi ed uscì dalla "doccia", se così la si può chiamare, e, con l'asciugamano intorno al corpo, tornai nel mio buco. Ogni sera per sei anni io e Mike guardavamo un film.
Dopo due anni e mezzo dalla morte della persona amata, di solito, non si piange più stringendo il cuscino, non si ricorda ogni cosa bella passata con lui ad ogni minima azione di solito non è così.
Beh di sicuro questo non è un caso come tutti gli altri. Quella sera non avevo fame. Ma non partecipare al rito della cena era come mettersi un cartello sulla schiena con scritto "prendetemi a calci". Cosi mi vestii in fretta e mi incamminai verso la mensa.
La prigione di Litckensor era una vecchia caserma militare. Una volta era stata dipinta di verde ma al mio arrivo il colore era già scrostata in vari punti.
La mensa era il luogo più brutto dell'edificio.
Lì si formavano, tre volte su quattro, guerre di cibo e/o risse. Quel giorno fu esattamente come tutti gli altri, mi sedetti al mio tavolo nell'angolo e restai lì per un po' a guardare le altre. Quando entrai la prima cosa che feci é stata fare un favore al "Capo" una donna che era in quella prigione da anni.
Così ottenni la sua protezione.
La vidi farsi largo tra la gente con le braccia aperte; mi abbracciò e io per poco non soffocai.
Era un gigante con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Averla contro voleva dire fare una vita orrenda. Parlammo un po' poi venne chiamata dalla cucina.
La salutai e restai a guardare il suo posto vuoto fin quando qualcuno ci si sedette.
Stavo per dire che i posti in quel tavolo erano off-limits ma quando alzai lo sguardo le parole morirono in gola. Avevo già visto quella bionda da qualche parte ma non ricordavo dove.
Mi sorrise e mi chiese se mi recava disturbo.
Le dissi di no.
E lei consumò il suo pasto come se non ci fossi.
Non ricordavo dove avevo già visto quella ragazza ma più mi sforzavo meno volevo trovare una soluzione.
Più la guardavo più notavo dettagli familiari.
I suoi occhi erano blu scuro quasi nero.
Le labbra le formavano una delicata curva verso l'alto anche quando non sorrideva. Il naso all'insù e due orecchie fini.
La osservavo mangiare quando arrivó Marika
"Scusa questo tavolo é off-limits"
Probabilmente le avevano parlato di Marika perché era pietrificata.
Mi guardò con uno sguardo di supplica e io dissi
"Tranquilla non mi da fastidio"
Marika mi lanciò un'occhiata diffidente e disse
"Che non sia un'abitudine"
La salutai con un sorriso e lei tornò al suo tavolo.
La ragazza mi rivolse un sorriso di gratitudine e finì il suo pasto.
Osservai le sue dita afferrare la forchetta. Era delicata.
Finì, mi ringraziò e andò via.
Rimasi a guardarla mentre si faceva largo tra le altre donne.
L'arancione della sua tuta spiccava cosi potei guardarla fin quando sparì.
Quando voltò l'angolo Marika tornò al mio tavolo e, nella sua versione attenti-sono-di-cattivo-umore, mi chiese
"Quella nuova ti infastidisce?"
Scoppiai a ridere.
"Assolutamente no, anzi, la sua presenza é assai gradita"
Marika restò un attimo stupita poi capì l'allusione, mi fece l'occhiolino e andò a fare un giro.

La notte, per la prima volta, non sognai Mike

La ragazza non si presentò nei due giorni seguenti.
Ero un po' preoccupata ma non avevo scambiato neanche due parole con lei.
Tuttavia, a pranzo, guardavo il mio piatto con aria assente.
Capitava spesso quindi all'inizio Marika non lo notò.
Poi un'altra novellina provò a sedersi al mio tavolo.
Non mi accorsi di lei fin quando Marika non attraversò la sala a grandi falciate fino a prendere la novellina per le orecchie.
La fece cadere sul pavimento e si sedette davanti a me
"Vuoi che scopra chi é la novellina?"
Non risposi.
Mi mise la mano sulla mia e mi guardò negli occhi.
Mi sorrise e il giorno dopo scoprii l'identità della ragazza.
Era incredibile come in poco ero entrata nel cuore di quella donna.

Dopo la colpaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora