Cinque mesi e venti giorni e avrei camminato tra le strade del mondo come donna libera.
Libera dalle catene.
Libera dalle manette.
Libera dal camice cachi.
Libera dalle luci accese e spente all'orario che volevano le guardie.
Libera dalle battagli di cibo a pranzo e cena.
Libera da tante cose.
Ma mai libera dal fardello che mi ero issata sulle spalle.
Avevo creato un peso che non si sarebbe mai estinto.
E in quei cinque mesi e venti giorni sarebbe peggiorato tutto.
Andai nel buco presto, mi misi a sfogliare un libro con l'intenzione di leggerlo.
Eppure davanti alle parole comparivano due occhi azzurri come il ghiaccio.
Quando si decisero a spegnere le luci avevo già appoggiato il libro tra gli altri e stavo già sonnecchiando.
Tuttavia non volevo dormire.
Sapevo che se fossi scivolata nei sogni l'avrei rivisto.
Avrei rivisto l'uomo che amavo.
Che amavamo.
Alla fine il sonno prese il sopravvento e nonostante le speranze non fu una notte senza sogni.
Sognai Meredith, era a casa mia, nel letto che ho diviso con Mike per cinque anni, avvolta solo dal leggero lenzuolo.
Il suo corpo, perfettamente fasciato dalla stoffa bianca, era, feci fatica ad ammetterlo, la cosa più bella che avevo visto fino a quel momento.
Dormiva.
Ma era così delicata che la paragonai subito ad una fata.
Nel sogno io vedevo la scena da una prospettiva strana, all'inizio non sapevo bene quale fosse.
Dalla porta della stanza entrò Mike.
Bello come il sole esattamente come il giorno in cui lo conobbi a sedici anni.
Non si spogliò del completo elegante con il quale andava al lavoro.
Non si tolse neanche le scarpe.
Si buttò accanto alla sua amante e le tolse il lenzuolo.
Il suo splendido corpo nudo era ai nostri occhi.
Mike le si avvicinò, le cinse un braccio intorno alla vita e cominciò a baciarle il collo.
Arrivò a baciarle l'orecchio e le sussurrò "Non preoccuparti di Lay, è finita in strada, passando dalla finestra."
Guardò verso di me e mi fece l'occhiolino.
In quel momento mi resi conto di essere sospesa davanti al balcone dal quale avevo buttato Mike.
Guardai in basso.
I due amanti nel letto sparirono.
C'era solo il mio corpo morto in fondo schiacciato nel cemento.
Mi svegliai di soprassalto con il fiatone e la fronte pregna di sudore.
Non mi resi conto di avere qualcuno accanto che pronta mi fece sdraiare, che mi accarezzò la fronte fino a quando non mi addormentai di nuovo.
Non sognai.
O se lo feci fu un sogno facile da dimenticare.
Mi svegliai quando accesero le luci.
Decisi che andare a fare colazione era la scelta migliore, avevo lo stomaco in subbuglio ma la confusione delle altre carcierate e le guardie che mantenevano l'ordine come potevano era un'ottima distrazione.
Presi lo yogurt e la torte quasi possa e andai al mio tavolo dove Marika faceva colazione sconsolata.
Mi avvicinai a lei e le dissi "Posso sedermi con te?"
Avevo passato il giorno prima nascosta nel nostro rifugio.
Fu la scelta peggiore.
Rachel aveva scelto proprio lo scaffale davanti a me per provarci con Meredith.
Mi misi a sonnecchiare fin che la bionda se ne andò un po' seccata.
Marika si girò verso di me, i suoi occhi si illuminarono.
Come non avrei mai pensato si alzò e mi abbracciò.
Ricambiai e non riuscii a trattenermi dal ridere.
La mattina prima mi aveva trascinato lei nel rifugio e mi aveva portato colazione, pranzo e cena.
Però sembrava che non ci vedevamo da tempo.
Mi sedetti al mio posto in quella fastidiosa posizione, da lì vedevo perfettamente Meredith che mi guardava con gli occhi pieni di luce.
Poi tornò a parlare con Rachel.
Ci mettemmo a fare colazione tranquillamente.
Prima ancora che potessi finire vidi Meredith andarsene.
Ebbi un tuffo al cuore quando prima di andare se si girò verso di me e mi sorrise.
Finimmo la colazione, presi il fazzoletto per pulirmi un po' la bocca poi guardai Marika e le dissi
"Ora cosa facciamo?"
Le si illuminò il viso, prima del mio turno alla biblioteca avevo un'ora precisa e lei altrettanto prima del turno allo spaccio.
Decidemmo di giocare a carte una cosa che facevamo per ore ed ore prima che arrivasse Meredith.
Raggiungemmo il mio buco abbastanza allegre, stavamo scherzando sui giorni seguenti il mio arrivo, i giorni in cui Marika aveva deciso che meritavo di essere affiancata.
Appena svoltammo l'angolo rimanemmo pietrificate dallo stupore.
Sul cuscino erano posate due margherite.
Mi ci avvicinai e mi guardai in torno cercando un messaggio.
Intorno ai fiori non c'era nulla di sospetto ma vidi sotto il cuscino un triangolino bianco.
Lo nascosi ulteriormente per non farlo vedere a Marika.
Non le avevo mai mentito ma in quel momento pensavo fosse la cosa giusta da fare.
Le donai le due margherite e iniziammo a giocare.
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Dopo la colpa
RandomUn crimine. Un colpevole. Due persone che non ricordavo di essersi già conosciute.