Al mio risveglio il mattino successivo mi ritrovo George e Reece ai piedi del divano, intenti a fissarmi come se avessero visto Voldemort con il septum.
«Siete inquietanti.» borbotto sbadigliando.
«Complimenti, la tua ugola è in ottime condizioni.» commenta Blake comparendo dietro agli altri due.
Mi stropiccio gli occhi con un pugno, poi gli faccio il terzo dito, provocando risatine e fischi da parte di George e Reece.
«Volevamo complimentarci con te per il lavoro e per Luke.» mi sorride Reece.
«Soprattutto per Luke.» batte le mani George.
«E io ti ringrazio per aver avuto il coraggio di continuare la conversazione.» aggiunge Reece. «Non è molto, ma guarda cosa sei già riuscita a fare.»
Allunga una mano verso di me e mi invita a sfiorargli le dita. Avvicino una mano titubante e le mie dita non oltrepassano le sue, ma toccano carne viva.
«Sei sulla strada giusta, vedi?»
Reece mi guarda fisso negli occhi. La sua felicità è così travolgente che mi ritrovo a sorridere a mia volta, nonostante mi sia appena svegliata, sia in condizioni pessime e debba andare a lavorare in un cimitero.
«Allora, quando vi vedete tu e Luke?» mi chiede curioso George.
«Oggi a pranzo.» rispondo un po' a disagio. «Anche se non so se poi ci rivedremo. Sono praticamente senza soldi, non posso andare a mangiare in paese tutti i giorni, anche perché diventerei il soggetto di un quadro di Botero. In più la questione della casa mi sta mandando fuori di testa.»
«Non ti piace sul serio allora.» vengo interrotta da George.
«Come?» sbatto gli occhi incredula.
«Questo Luke, intendo. Non ti piace sul serio. Lo capisco solo dal tuo modo di cercare delle scuse inutili per evitare l'argomento.»
«Pensare a non finire sotto i ponti non è una scusa inutile.» ribatto. Improvvisamente non ho più voglia di parlare con loro.
Mi allontano verso il bagno, mi lavo la faccia, mi pettino i capelli in una coda e vado a ripescare dei vestiti puliti in valigia.
Quando ritorno in salotto, è rimasto solo Blake. Sento il suo sguardo attento sulla mia schiena, che segue ogni mio movimento.
«Puoi anche parlarmi, oltre che fissarmi.» commento per dissimulare il mio imbarazzo.
«Non ne vale la pena.»
Sento la rabbia montare dentro di me, ma cerco di rimanere calma. È solo un attaccabrighe, devo evitare il suo gioco.
«Pensi che solo perché Reece ha di nuovo una mano vera tu sia diventata un'eroina?» mi provoca incrociando le braccia al petto e il volto contratto in una smorfia.
Rimango in silenzio e mi limito a richiudere la valigia. Sento di star ingaggiando una lotta con me stessa. Una parte di me vorrebbe scoppiare a piangere, l'altra vorrebbe affrontare Blake una volta per tutte.
«Io non mi rivolgerei così alla persona che ti pulisce la tomba tutti i giorni.» mi limito a fargli notare prima di tornare in bagno per vestirmi.------------------------------------------------------
«E così i tuoi genitori sono entrambi scrittori.
«Sì, è quello che ho appena detto.» rispondo scocciata.
Intrattenere una conversazione con Luke è come registrarsi mentre si parla e poi riascoltare l'audio. Continua a ripetere o farmi domande riguardo cose di cui gli ho appena parlato e sta diventando estenuante. Quando lui si gira per servire un cliente, controllo l'ora sul grande orologio rosso appeso sulla parete dietro alla cassa. è solo mezzogiorno. Alzo gli occhi al cielo, sperando che George mi dia la forza per non essere scorbutica come vorrei per togliermi Luke dai piedi.
«Fra dieci minuti mi danno il cambio e ho una pausa di un'ora.» mi informa Luke tornando a rivolgersi a me.
«Fantastico.» provo a sorridere in modo convincente.
«Pensavo che potremmo fare un giro. Oppure non so, ti serve una mano con la casa?»
«Mi servono soldi.» sospiro. «Non aiuto.»
«Mio nonno diceva sempre: "quando sei senza soldi sei più ricco di un milionario".»
«Jordan Belfort diceva invece: "sono stato un uomo povero e un uomo ricco e scelgo di essere ricco ogni fottuta volta. Perché almeno da uomo ricco quando devo affrontare i miei problemi mi presento in una limousine con un completo da 2.000 dollari e un orologio d'oro da 40.000."»
Luke rimane in silenzio e inizia a pulire il bancone.
«Che c'è?» chiedo dopo alcuni minuti in cui lui tiene gli occhi incollati sullo straccio.
«Senza offesa, ma mi sembri un po' superficiale.» dice infine senza guardarmi in faccia. «Se hai un problema, il fatto di avere un orologio da mezzo milione di dollari non ti aiuterà.»
Apro la bocca per ribattere, ma la richiudo subito dopo. Non so cosa rispondergli.
Quando finisce di pulire si toglie il grembiule, si sistema il ciuffo biondo e saluta il ragazzo alto e allampanato che prende il suo posto.
Seguo Luke fuori dal locale di malavoglia. Vorrei solo tornare a casa, la mia casa, sdraiarmi a letto e iniziare una nuova serie TV. Invece eccomi qua a seguire uno stupido ragazzo di campagna comunista in giro per uno stupido paese che non ha nemmeno un McDonald's.
«Come mai hai scelto di lavorare proprio in un cimitero?» mi domanda Luke ad un certo punto mentre oltrepassiamo una gelateria.
«Tanto per provare qualcosa di diverso.» mi stringo nelle spalle. «Anche se la diversità non sembra uno dei punti di forza di questo posto.»
«Mi sembra di capire che non ti piaccia tanto vivere qui.»
Cazzo, questo ragazzo è veramente perspicace. Preferirei rinunciare a Netflix per un anno piuttosto di stare qui e a lui viene il dubbio solo ora. Se non fosse così bello e alto avrei stroncato la conversazione già ieri sera. D'accordo, forse sul fatto della superficialità ha un po' ragione.
«Senti, basta parlare di me. Non sono una persona interessante, la mia vita fa più schifo del solito in questo periodo e non capisco se stai cercando seriamente di essere mio amico o se hai secondi fini.»
Lui si ferma nel bel mezzo del marciapiede.
«Ma quindi tu pensi che io abbia secondi fini?»
«È quello che ho appena detto.»
«Ti assicuro che non è così.» si infila le mani nelle tasche dei jeans e riprendiamo a camminare. «È solo che ti trovo interessante, al contrario di quello che pensi tu.
Senza accorgermene, abbiamo imboccato la via di casa mia, che ormai si trova a pochi passi da noi. Ci fermiamo davanti al cancelletto d'ingresso. Mi volto per salutare Luke, quando lui si avvicina pericolosamente a me e senza preavviso azzera la distanza che ci separa, appoggiando le sue labbra morbide sulle mie in un casto bacio a stampo.
«Questi erano i secondi fini che intendevo.» dico una volta che ci separiamo, ma le mie labbra sono incurvate in un sorriso.
Con la coda dell'occhio noto uno strano movimento delle tende. Mi volto e scorgo due paia d'occhi azzurri che mi fissano curiosi da dentro la casa. Saluto in fretta Luke e risalgo il vialetto d'ingresso, entrando poi in casa.
«Lo stai solo illudendo.» mi aggredisce George. La sua cadenza francese è ancora più forte quando è arrabbiato.
«Bonjour.» alzo una mano in segno di saluto.
«Perché hai lasciato che ti baciasse? A lui piaci sul serio.» continua imperterrito iniziando a camminare avanti e indietro.
«Cerchiamo di calmarci, okay?» mi metto sulla difensiva. «È stato solo un bacio, non sono mica rimasta incinta.»
«Non puoi far pensare alle persone che ricambi i loro sentimenti quando non è vero! Significa che adesso perderà settimane della propria vita pensando di avere al proprio fianco la persona che invece deve continuare a cercare.»
Non ho nemmeno voglia di rispondere. Mi abbandono sul divano e mi metto a giocare con il cellulare.
«Mi stai ascoltando?» George pesta i piedi per terra furioso.
«Più o meno.» rispondo distratta continuando a tenere gli occhi fissi sullo schermo.
«Be', ora apri bene le orecchie. Quello che devi fare è parlargli e dirgli che ti dispiace per il malinteso.»
«Non c'è stato nessun malinteso. Se gli parlerò di nuovo sarà per chiedergli di aiutarmi a ridipingere il soggiorno.»
«Ti ricordo che devi salvarci. Ciao, ti ricordi di noi? Siamo George, Reece e Blake.» commenta acido.
«George, basta. Domani farò un'offerta in chiesa o aiuterò una vecchietta ad attraversare la strada, ti va bene come gesto d'amore?» sbotto bloccando il cellulare e lanciandolo sul tavolino.
«No! Voglio che tu smetta questa farsa con Luke e inizi a pensare a come coltivare l'amore nella tua vita.»
«Non so neanche cosa voglia dire l'ultima frase che hai detto.» scoppio esasperata.
«Claire, a te serve amore, ma per riceverlo devi anche darlo. Non hai bisogno di un Luke che ti scaldi il letto, ma di qualcuno che ti scaldi il cuore. Non hai bisogno di un Luke che ti baci, ma di qualcuno che ascolti ciò che hai da dire. Tu hai sempre vissuto il concetto sbagliato di amore.» la voce di George si fa più dolce. «Non è avere la mano di un ragazzo da stringere, come pensi tu. È qualsiasi persona che abbia gioito con te durante il giorno e pianto con te durante la notte. È qualcuno che canta con te tutta la canzone, non solo il ritornello. Capisci cosa voglio dire?»
«Che il luogo in cui si riceve più amore è High School Musical?»------------------------------------------------------
Le ore serali al cimitero sono le peggiori. Trovarsi lì quando il sole tramonta è come provare per un attimo l'arrivo della morte. Poi ti ricordi di quella volta in cui i Serpeverde stavano per vincere la coppa delle case e passa tutto.
Una volta finito il turno, mi dirigo come al solito alla fermata per prendere l'ultimo autobus, che è sempre vuoto. Dopo quattro fermate suono il bottone per richiedere la fermata e poi cammino fino a casa. O meglio, stasera mi avvio nella solita direzione, ma dopo pochi passi mi ritrovo a girare sui tacchi e dirigermi verso il centro del paese.Sarà perché la notte ha un che di rivelatore, ma improvvisamente mi è caduta addosso la consapevolezza di quanto sbagliata sia la mia vita. Alla mia età i ragazzi sono in discoteca, non hanno appena smesso di lavorare. Pensano a divertirsi, non a quanto costi riparare le finestre.
I miei piedi mi guidano in un piccolo e fumoso pub. L'aria all'interno è pesante- sa di sigarette, sudore e vino- ma non mi importa. Per un po' mi guardo intorno spaesata, chiedendomi cosa diavolo ci sia venuta a fare. Un attimo dopo mi ritrovo al bancone, con le dita strette intorno ad un bicchierino di rum. L'attimo successivo ho la gola in fiamme e le lacrime agli occhi, ma ne voglio ancora.
Butto giù un bicchiere per ogni mio fallimento. Uno per essere stata lasciata, per non essermi iscritta al college, per non aver studiato di più al liceo, per non aver mai vinto niente, per non aver mai reso orgogliosi i miei genitori. Un bicchiere dopo l'altro, la mia vista è sempre più offuscata dall'alcool e la mia testa sempre più leggera. Quando il barista si rifiuta di versarmi altro rum, lo mando a quel paese e faccio per alzarmi dallo sgabello, ma le mie gambe sembrano di gelatina. Mi ritrovo a terra. Il mondo intorno a me è un mix indistinto e rotante di colori e suoni, fino a quando non sento qualcuno tirarmi su di preso e prendermi in braccio. Socchiudo gli occhi per guardarlo in faccia.
«Blake?» biascico con la voce impastata prima di perdere i sensi.
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Oh my ghost// Blake Richardson New Hope Club
FanfictionMusica, è tutto ciò che del paradiso noi abbiamo quaggiù. Dove c'è musica non può esserci nulla di cattivo.