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Dylan mi tiene per mano mentre mi conduce fra i corridoi oscuri del centro, portandomi fino ad una stanza, che noto essere insolitamente vuota, quasi in disuso.

"Perché mi hai portato qui?" Chiedo, ancora confusa.

Se sono qui, è solo perché, fra tutti i casi del mondo, mi è quasi impossibile pensare che proprio Dylan abbia una patologia così simile alla mia, e voglio quindi investigare.

Lui si è offerto di spiegarmi, e io ho subito preso la palla al balzo, acconsentendo a seguirlo in questa stanza deserta.

"Nessuno può venire in questa stanza, nemmeno il personale." Mi informa, mentre si siede sul letto, spingendomi a fare lo stesso.

"Perché no?"

Lui scuote appena le spalle, guardandosi intorno con tristezza.

Ma che gli prende?

"Troppa sfortuna."

Corrugo la fronte, non capendo, ma subito Dylan torna a guardarmi con un leggero sorriso sul volto.

"Perché volevi buttarti giù dalla torre?"

Scuoto le spalle, tranquilla "E' una cosa fra me e il ragazzo."

"Il ragazzo?" Chiede, sempre col suo sorrisetto "Quello che ti chiede di seguirlo, immagino."

Annuisco, appena perplessa: dopo tanta incomprensione, è strano sapere che esiste qualcuno che riesce davvero a capire che cosa provo, senza nemmeno giudicarmi.

"Non c'è momento in cui io non lo ricordo, c'è stato per tutta la mia vita." Ricordo, iniziando a torturarmi le mani, sentendo tutti i momenti passati col ragazzo nell'ombra scorrermi nella mente, quasi come in un film di dolore "Da piccola lo consideravo il mio migliore amico."

Sospiro, lasciando cadere la schiena contro il muro vicino al letto, chiudendo gli occhi, stanca.

Ormai questa malattia mi perseguita.

Una mano si stringe intorno la mia, e subito sento formicolare la mia pelle, quasi stuzzicata da piccole scosse elettriche.

Perché mi fai questo effetto, Dylan? Cos'è che si nasconde dietro i tuoi occhi, che però si mostra nelle tue mani quando mi sfiorano?

Riapro gli occhi, osservando il suo viso gentile, affidabile, su cui spunta il suo sorriso.

"Anche lei ti insegue da sempre?"

Annuisce, e poi toglie la mano, riportandola sul suo grembo.

"Penso che lei ci sia da quando sono nato, anche se non penso di avere molte prove a riguardo: è tutto confuso nella mia testa."

"Ed è una ragazza?"

"Una ragazza con una bella voce, ma di cui non conosco il volto, o il profilo." Spiega, con un sorriso divertito "Sento solo questa voce nella mia testa che mi dice che fare, niente di più."

"Io riesco a vederne il profilo, nell'ombra." Confesso, mordendomi appena il labbro "Ma è come se non lo vedessi, è solo un'ombra."

"Il ragazzo nell'ombra." Dice, usando il nomignolo che uso sempre per la mia strana amicizia.

"E la voce nella tua testa." Controbatto, facendolo ridere.

"Siamo davvero messi male, eh?"

"Due casi clinici disperati." Sottolineo, e subito Dylan si appoggia al muro, vicino a me.

La sua mano è ad un soffio dalla mia, e sento ancora l'aria elettrica fra noi, quasi come se due poli opposti stessero cercando di sforzarsi per raggiungersi, così da ritornare insieme.

Prendo la mano di Dylan, e subito la strana sensazione finisce, finalmente appagata.

Dylan passa il suo sguardo da me alla mia mano, sorpreso.

"Mi dispiace per averti mentito." Confessa, infine.

"Tranquillo, lo avrei fatto anche io se avessi potuto."

Il moro sorride, e lo sento passarmi una mano fra i capelli, sistemandoli dietro le mie orecchie, liberando così il viso.

"Sembra quasi che noi due siamo fatti per capirci, eh?"

Sorrido, voltandomi verso di lui, capendo dal suo sguardo che si, ha proprio ragione, per quanto sia strano pensare di aver trovato qualcuno di così simile a me proprio in un posto come questo.

Forse non dovrei esserne così felice, ma Dylan è diverso, e, il fatto di averlo conosciuto dentro al Linton, non cambia nulla.

Il suo valore non cambia, così come l'affetto che provo per lui.

Mi avvicino appena, prendendo il suo viso con una mano, accarezzandogli la guancia.

Dylan, dal canto suo, socchiude le labbra, scosso, ma i suoi occhi rimangono incastrati nei miei.

Mi avvicino appena, facendo sfiorare le nostre labbra, e subito è come se una reazione chimica scoppiasse fra noi, trapassando da corpo a corpo.

Milioni e milioni di scosse elettriche mi partono dalla punte dei piedi fino ai capelli, spingendomi con irruenza a compiere i miei gesti, quasi come se questa fosse l'unica cosa giusta e sensata al momento.

E io forse lo penso davvero, ma, non appena sento il sapore delle labbra di Dylan sulle mie, così calde e dolci, mi ritraggo, abbassando lo sguardo.

"Penso sia meglio se vado." Dico, quasi intimorita.

Lui, da parte sua, sembra quasi di gesso, e posso anche capirlo, ma so che lui sa esattamente come mi sento.

A volte, il troppo ti blocca, e fra noi c'è decisamente troppo.

"Si, va bene."

Non aspetto altro, alzandomi e andando alla porta, dove, però, mi fermo, voltandomi ancora verso di lui.

"Hai ragione, comunque." Dico, e lui subito corruccia la fronte, confuso.

"Che intendi?"

Sorrido, notando quella sua espressione dolce, di chi si interessa davvero a cosa hai da dire.

Abbasso la maniglia della porta, pronta ad andarmene da tutta questa magia, tornando a tutto il male e a tutta la distesa di persone che possono solo fingere di sapere che cosa si prova ad essere me.

"Noi due siamo destinati a capirci."

Angolo

Sono riuscita ad aggiornare, yeahhh!

Quanto odio per il fatto che non li ho fatti baciare, eh? No, okay, ci vorrà ancora un po'.

Sto pensando di scrivere una nuova storia su Dyl, però più romantica (pur mantenendo disagio e intrighi), però boh, vedendo come sta venendo questa non ne sono sicura 😂

Detto ciò, vi saluto

A presto,
Giulia

Il ragazzo nell'ombra {Dylan O'Brien}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora