u n d i c i

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Dylan non lascia la presa sulla mia mano fino a quando non arriviamo alla vecchia sala sulla torre più alta, quella con la finestra.

"Si può sapere che cosa ti è preso?" Chiedo, sconvolta, non appena il ragazzo libera il mio corpo "E che diamine stavano facendo a quei ragazzi?"

Dylan è insolitamente silenzioso, oltre che serio, stretto nella sua felpa azzurra: quasi sento la mancanza delle sue camicie ridicole al momento.

"Era l'inizio del processo per la cura finale." Si limita a dire, e subito sento avverarsi uno dei miei presentimenti peggiori.

"Quindi tu stavi mentendo." Ribatto, seria "Tu sai esattamente che cosa fanno qui."

"Non potrebbe essere diversamente."

Corrugo la fronte, incrociando le braccia al petto, non capendo.

"Che significa?"

Dylan sospira, affranto, e poi si passa una mano fra i capelli prima di voltarsi verso la finestra, su cui appoggia una mano.

"E' iniziato tutto qui." Spiega, e subito sento l'angoscia pungere la sua voce "La clinica c'era già da tempo, e i miei genitori vivevano qui."

"Erano pazienti?"

"I proprietari." Mi corregge, rendendomi ancora più confusa.

"I miei nonni la costruirono per mia madre, lei era malata, anche se ai tempi d'oggi una lieve depressione non è una malattia da clinica psichiatrica." Continua, e il suo sguardo vaga oltre il vetro, al terreno lontano "Mio padre era un medico, si amavano molto, ma a volte l'amore non basta. Si gettò da questa finestra al mio ottavo mese di gravidanza."

"Il tuo ottavo mese di gravidanza?"

Dylan annuisce, tornando a guardarmi, ed il suo sguardo è più inquietante che mai.

"Vieni con me."

Mi porge la mano, ed io sono ben restia a prenderla, anche se so che, alla fine, lui è sempre Dylan, il ragazzo gentile che mi ha aiutato nei momenti più bui qui dentro.

Di lui mi posso fidare, giusto?

"Ti seguo." Dico, quindi, e Dylan capisce, anche se non dice nulla.

Mi fa uscire dalla stanza, e poi subito svoltiamo a destra, dove noto una porta chiusa per la prima volta: in questo castello spuntano stanze come conigli.

Dylan si limita ad aprire la stanza e, a primo impatto, mi sorprendo del fatto che sia arredata, oltre che, visibilmente occupata.

Qualcuno dorme nel letto a baldacchino, anche se mi sembra strano che non si svegli, visto che due persone sono appena entrate nella sua stanza.

Inizio a capire non appena mi avvicino al letto.

Viso regolare, diversi nei, lunghe ciglia scure, labbra rosee e capelli castani.

Dylan O'Brien sta dormendo in questo letto e, al tempo stesso, è al mio fianco.

"Mio Dio." Esclamo, sconvolta, portandomi le mani al viso "Dimmi che è tuo fratello gemello."

"In realtà, no." Ribatte, avverando ogni mio peggiore incubo "Quello sono esattamente io, anzi, per l'esattezza, sono io ad essere lui."

"Io non capisco." Mi limito a dire, appoggiandomi alla scrivania vicina, insolitamente pulita.

Qualcuno ci tiene davvero a questo ragazzo, viste anche le numerose macchine a cui è attaccato.

"Quella notte mia madre morì, ma io no, e subito mio nonno avviò tutti i medici della clinica per salvarmi. Ci riuscirono, ma qualcosa era cambiato in me." Spiega, e, per un solo secondo, il suo sguardo si abbassa, quasi come se si sentisse in colpa "Ero in coma, non mi sarei mai svegliato, e respingevo tutti i farmaci che mi sarebbero serviti per migliorare e crescere regolarmente: il mio corpo non voleva collaborare. Mio padre divenne pressoché ossessionato da questo, voleva salvarmi, proprio come qualsiasi padre al mondo farebbe per il figlio, e, dopo anni, arrivò alla cura, che funzionò fin troppo bene."

"E la cura comprende l'ammazzare delle persone, per caso?" Ribatto, sempre più shoccata: questa storia ha del surreale.

"Per sfortuna."

Sgrano gli occhi, sorpresa dalla tranquillità con cui Dylan rivela queste parole, come se ormai si fosse arreso al peggio.

"Lui la chiama anima e si recupera dal sangue umano: una specie di intruglio di vita che mi aiuta a non morire." Spiega, tranquillo.

"Quindi anche io diventerò...parte della cura." Concludo, decisamente scossa: i miei genitori mi hanno mandato qui per guarire e invece non mi vedranno mai più.

Mi cercheranno? Sentiranno la mia mancanza? Oppure faranno passare la mia morte come lo sclero di una pazza?

Dylan si morde appena il labbro, abbassando lo sguardo sull'altro Dylan, quello dormiente "Sento quella voce nella mia testa da quando ne ho memoria, ma non mi sono mai davvero capacitato di quanto fosse importante fino a quando è successo questo."

Si indica, e io davvero non capisco, per quanto lui sembri colpito.

lui Dylan, Diana, mentre io sono solo un'immagine, uno spirito." Dice, e noto l'emozione nascondersi dietro la sua voce "Quando mi sono visto per la prima volta non riuscivo a crederci, era pura magia, ma poi, finalmente, ho capito quale era il mio scopo: seguire quella voce."

"E questo c'entrerebbe con me?" Domando, anche se so già, con mio orrore, la risposta.

"La voce che sento è la tua, Diana, e il ragazzo nell'ombra, quello sono io." Confessa, avverando ogni mio possibile incubo "Non so a cosa sia dovuto, non so come sia possibile, ma so che deve significare qualcosa: come se il mondo volesse farci capire che noi abbiamo davvero possibilità di guarire, e che la cura è proprio nell'altro."

"Mi stai chiedendo di morire per te." Puntualizzo, sinceramente shoccata: questa storia è totalmente da pazzi, anche per me.

"Ti sto chiedendo di aiutarmi a trovare una cura per entrambi." Ribatte, cercando di avvicinarsi, ma io subito mi scosto, spaventata "Diana, ti prego: so che se ci provi puoi riuscire a capire che tutto questo è reale, e che se noi ci siamo attirati, se sentiamo queste scosse quando ci tocchiamo, è per un motivo, e quello è la cura."

Lo osservo: lui è totalmente sicuro delle sue parole, quasi speranzoso, e io non riesco davvero a crederci.

"Tu sei pazzo." Constato, infine, sinceramente fuori di me: sono davvero stufa di essere presa in giro, soprattutto da persone di cui mi fido, come Dylan.

"Diana, per favore." Dylan mi afferra il polso, cercando di fermarmi "Insomma, guardalo e guardami: non puoi non credermi e fare semplicemente finta di nulla. Ho bisogno di te per tornare in vita."

Scuoto il viso, incapace di riuscire a sopportare tutto questo.

Mi libero dalla sua presa, furiosa, e gli punto un dito contro "Tu sei pazzo, e devi stare lontano da me."

Non dico altro, non aspetto risposta, e subito corro via.

Adesso basta, sono arrivata al capolinea: devo andarmene da qui.

Angolo

-2 alla fine 💞

Diciamo che si sono scoperte alcune cose insolite in questo capitolo, come l'identità del ragazzo nell'ombra e la misteriosa "cura"😂

Ovviamente molte cose si rifanno alla "cura del benessere" :)

Detto ciò, domani pubblicherò la nuova storia di Dylan, che si chiamerà "Back in time": spero ne siate felici 💓

A presto,
Giulia

Il ragazzo nell'ombra {Dylan O'Brien}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora