Capitolo 3: Lacrime

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Il fastidioso "tiin tiin tiin" della sveglia mi riportò di colpo alla realtà. Ero una pozza di sudore. L'erezione che premeva contro il materasso. Quel sogno così vivido, capelli rossi, labbra morbide. "Che cazzo" basta pensare a quella ragazza esclamai tra me e me. Era ormai passata una settimana. Il pensiero continuava a volare li, volevo rivederla, sentire il suono della sua voce, toccarla... Involontariamente la mano iniziò ad andare giù nei pantaloni. Tornavo con la mente a quella sera. Alle sensazioni provate. Al suo calore che mi bruciava intorno al membro. Era così piacevole essere dentro di lei. "Matteo c'è Davide alla porta". La voce di mia madre mi fece trasalire di rabbia. Non poteva scegliere momento peggiore. "Si, arrivo subito!". Ero davvero rimasto insoddisfatto. Dieci minuti più tardi camminavamo fianco a fianco, gli zaini stracolmi di libri. Un'aria fresca e piacevole ci avvolgeva. Il mio amico era stranamente silenzioso quella mattina di fine settembre. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Eravamo amici da tre anni, era sempre stato un tipo enigmatico, simpatico e spontaneo anche se in realtà non mi aveva mai esternato ciò che aveva dentro. "Matteo, oggi non ho voglia di andare a scuola, vorrei vedere una persona, potresti accompagnarmi?" Ero sconcertato e sorpreso al tempo stesso "Certo amico andiamo dove vuoi". La strada che imboccammo era silenziosa. Nessuno dei due aprii bocca durante il tragitto. Dopo una ventina di minuti ci fermammo davanti una villetta di periferia e Davide suonò il campanello. Nessuna risposta. "Ehm Davide sei sicuro che la persona che cerchi sia in casa? ". Continuò semplicemente a suonare senza sosta. Non conoscevo quel quartiere e quindi facevo fatica ad immaginare di chi fosse quell'abitazione. Poi iniziò a piangere a singhiozzare senza motivo. Hey, calma! pensai. Cosa sta succedendo? "Davide così mi stai spaventando". Il pianto continuava intervallato da parole senza senso ed un nome, Morena. Lui era il tipo che cambiava ragazza ogni sera quindi lo spettacolo che mi si presentò era davvero fuori dal comune. Non l'avevo mai visto piangere. Il filo dei miei pensieri fu interrotto dalla porta che di scatto si spalancò. Ed era lei. Non potevo credere ai miei occhi. I capelli rossi sul viso. Le guance rigate di lacrime.  Morena. La ragazza per cui il mio amico stava piangendo. E per la quale io avevo completamente perso la testa.

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