Capitolo 5: La panchina

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Guardai in quei profondi occhi grigio cenere e mi persi sul serio. Non sapevo cosa dire. Le parole non mi uscivano di bocca. Era proprio lei ne ero sicuro. La rossa misteriosa del locale. Che cosa ci faceva con Davide?! Farfugliai qualcosa in merito al fatto che dovevo rientrare e corsi a più non posso per le strade piene di ciottoli che circondavano il quartiere. Le gambe si muovevano veloci. L'aria entrava ed usciva dai polmoni con eccessivo sforzo. Volevo solo fuggire il più lontano possibile. Quando mi accorsi che correvo da più di dieci minuti decisi di fermarmi per riprendere fiato. C'era una piccola panchina di legno incastonata tra il verde degli alberi. Era uno scenario davvero bellissimo. Mi ci stesi sopra prendendomi il viso tra le mani. Che situazione di merda pensai. Tutta colpa di Davide. Non mi aveva mai parlato di quella ragazza. Ora non saremmo arrivati a questo punto. Avevo la testa che mi scoppiava e mi appisolai nel fresco dei pini. Mezz'ora più tardi mi ritrovai con il cellulare tra le mani ed un SMS di Davide: "Abbiamo fatto pace, grazie di avermi accompagnato." Una strana fitta dolorosa al centro del petto. Perché?!

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