Introduzione

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"Ti voglio bene papà".

"Anch'io figliolo, anch'io".

"Papà, perché devi andare via?".

Ti si spezza il cuore. Tutte le possibili risposte gli avrebbero lasciato un vuoto e una disperazione incolmabile. Non puoi certo dirgli che vai ad ammazzarti per quel pappagallo di Kennedy.

"Ehm, papà deve andare a lavorare, starà via per un po'. Intanto, perché non ti prendi cura di tua madre fino al mio ritorno, eh campione?

"Ok papà..."

Tua moglie, Annabelle, è poco dietro tuo figlio. La sua faccia è gonfia di lacrime, fiumi di trucco sporcano il suo dolce viso, mentre si porta tremolante le mani sulla bocca, per nascondere i suoi singhiozzi.

"Figliolo, perché non vai in camera tua? Devo parlare con papà".

Hai paura di ciò che ti vuole dire. Di sicuro ti dirà di lasciar perdere, di non andare, di rimanere con loro. Non puoi certo biasimarla.

"Richard, ti prego...".

"Non posso. Devo andare, per salvare almeno voi".

"Ma chi salverà te?".

"Il vostro amore".

Ti appresti ad ultimare le tue cose. Ti specchi per quella che pensi sarà l'ultima volta, e non vedi di certo un bello spettacolo. Anche il tuo viso è segnato dal pianto. Apri la porta, il suo cigolio ti avrebbe fatto infuriare qualche settimana fa, ma non ora. Quanto avresti voluto rimanere lì, a sentirlo e risentirlo, magari sporcandoti le mani di olio per ripararla. Ti scappa un flebile "addio" che interrompe per qualche secondo il suo dolce pianto.

Chiudi la porta. Un urlo straziante lo segue subito, che ti colpisce alpetto. Vedi per l'ultima volta tuo figlio davanti alla finestra, incapace dicapire quello che gli sta accadendo intorno. Quella, è l'ultima volta che piangi.




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