2 Febbraio 1968

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Lo scenario è impressionante. La puzza dei musi gialli si confonde al tanfo della polvere da sparo e zolfo. Carcasse di uomini intralciano la via, e formano un'ammucchiata orribilmente decomposta. Westmoreland guida il vostro massacro, preoccupato più del suo fucile che dei suoi compagni o nemici. Il tuo plotone sta per raggiungere Ben Tre, ma il tragitto è assolutamente barbarico. Vedi i tuoi amici, i tuoi compagni caderti di fianco, con casse toraciche spappolate o rivoli di intestino scivolare via dalle loro vite. Non hanno tempo di pensare, non riescono a mandare un estremo saluto ai propri cari, perché i musi gialli gli sparino in testa. Ci manca poco che vomiti sulle tue armi. Siete ormai alle porte, e siete stanchi e decimati. Ma loro no, continuano ad uscire dappertutto, senza un attimo di tregua.

Finalmente, alle 17:24 di un afoso pomeriggio, riesci nell'impresa. Il bilancio dei morti è disumano, e torni al campo con quasi tutto il plotone ferito. Tu te la cavi con uno sfregio sulla guancia, curato nel peggiore dei modi. Quella notte riuscite a dormire a fatica, con la nenia delle bombe non poco lontane da voi. Ormai è la vostra canzone quotidiana, un macabro motivetto che continua a ronzarvi in testa. Anche nei sogni. Ma prima di coricarti, pensi alla tua famiglia.

Ad Annabelle, a quanto fu bello incontrarvi quella sera in piazza durante una festa. L'odore di zolfo lascia piano piano spazio al profumo di rose che emanava il suo corpo minuto, all'aroma di caffé che ogni giorno ti svegliava con una carezza sul viso. Quanto vorresti rivederla ancora una volta, correre con lei a piedi nudi sulle pianure del Colorado, poterla baciare su quelle labbra di zucchero. Poterle dire un'ultima volta, col cuore gonfio d'amore, che la ami come mai prima d'ora.

A Victor, tuo figlio, il tuo piccolo gioiello vispo e curioso di tutto ciò che lo circonda come solo un bambino sa fare. Rimpiangi di non avergli detto abbastanza volte quanto gli volessi bene, quanto avere un figlio per te fosse la cosa più bella del mondo. Rimpiangi di non avergli detto la verità, che probabilmente non rivedrà mai più suo padre, che l'ultima volta che l'ha visto sia stato un po' come guardarsi allo specchio: una figura terrorizzata e spaesata.

Chiudi gli occhi rigati dalle lacrime tenendoti stretto i tuoi più cari ricordi, ed è già mattina.

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