Erano nati insieme e sarebbero morti insieme. Questo pensava Erik di sua sorella,la sua ancora. Il loro legame,pur essendo gemelli eterozigoti,li portava ad essere molto empatici l'uno con l'altra.
Erik non avrebbe mai potuto immaginare di poter essere coinvolto in un incidente che avrebbe compromesso per sempre la sua vita. Ma lui non si arrese mai. Lui voleva continuare giocare a calcio. Lui voleva giocare a calcio!
Ambra rimase sempre al suo fianco e di questo Erik gliene fu sempre grato.
Erik,quando parlava di Ambra,la definiva "una distrattona idealista e determinata."
Erik,nonostante l'assenza della madre e il carattere poco stabile del padre,crebbe sempre gentile e determinato. Era pieno di valori. Anche Ambra combatteva per quello che voleva,sempre nel rispetto degli altri. Ma Ambra era un'idealista. Lei amava sognare e non si sarebbe mai fatta scoraggiare,come invece aveva fatto Erik. Lui era caduto in una specie di depressione e voleva essere morto. Infatti tutti lo avevano creduto morto. Erik Eagle,il maghetto del pallone,non esisteva più.
Quando lui e suo padre si trasferirono a Boston,diede per scontato che sua sorella sarebbe comparsa dietro di lui:era la sua ombra. Ma nulla. Ambra era rimasta nella loro vecchia città,chiusa in un collegio,alle prese con una nuova realtà. Quando si accorse di questo,Erik sprofondò in un'ulteriore depressione. Aveva iniziato una terapia che gli permetteva di riprendere almeno a camminare,magari poi avrebbe potuto di nuovo giocare. E quella separazione lo fece rimanere fermo a letto. Non mangiò per tre giorni. Un giorno cadde e a causa della sua debolezza si ruppe un braccio ed una gamba.
Il padre entrava sempre in camera e vedeva che la situazione era tragica. Lui,da quando Margaret se n'era andata,aveva preferito sempre il figlio maschio,che amava il calcio come lui aveva fatto.
-pezzo ripreso dal capitolo 17-
Erik era sul letto con una gamba e un braccio ingessato.
Il padre gli era seduto accanto.
-Erik.. Piccolo mio..
-Papa non ti voglio ascoltare!
-Senti..
-PAPA! BASTA! VATTENE O RIPORTAMI MIA SORELLA!
Il piccolo scoppiò a piangere, come faceva da almeno due giorni, e il padre gli carezzò la testa.
-Erik, l'ho fatto per il tuo bene.Senza Ambra, sarai più libero di poter realizzare i tuoi sogni.
Alcuni giorni e passerà. Ma ti devi dimenticare di lei. Non è una brava persona.
Mentre diceva queste parole,gli brillarono gli occhi di un luccichio insano,lo stesso che aveva spinto la mamma dei gemelli ad abbandonarlo.
In realtà il padre gli aveva detto così perché Ambra gli ricordava molto la mamma,che se n'era andata.
Il piccolo annuì e il padre lo lasciò solo.
"Allora papà mi vuole ancora bene."
Con il tempo,Erik iniziò a stare meglio. Jake voleva che il figlio si dimenticasse della sorellina come sua madre aveva fatto con lui. Jake era peggiorato. La sua follia aveva preso il sopravvento. Buttò via tutte le foto che lo raffiguravano con Ambra,così come i disegni. Ambra aveva infatti un talento speciale nel disegnare. Come nel sognare.
Gli permise di tenere una foto con Silvia,Bobby e Malcom,anche se per loro era morto. Quando poi Erik un giorno svenne per un calo di zuccheri,il padre gli fece fare un'iniezione che gli avrebbe cancellato alcuni ricordi. Ma quell'iniezione era temporanea.
Così,Erik dimenticò Ambra. Dimenticò sua sorella gemella e nel frattempo iniziò a migliorare fisicamente e riprese a giocare. Mai avrebbe abbandonato il suo sport.sei anni dopo,in Giappone..
-Palla!
Un ragazzo sconosciuto aveva preso la palla con un ottimo possesso tecnico. Palleggiò e la ripassò perfettamente.
Fece poi un sorriso. Uno di quelli sinceri che sapeva fare solo lui.
Una ragazza sui 13 anni,dai capelli verde scuro,si alzò. Lo guardò quasi piangendo e lui annuì.
-Com'è,non si salutano più gli amici?
Silvia prese la rincorsa e gli si buttò addosso. Non era morto. Il suo migliore amico non era morto! Era lì,vivo.
-C-come..t-tu..tu eri morto Erik!!
-Ho fatto credere di essere morto perché non potevo più giocare. Ma adesso sono pronto a ritornare qui con voi,a giocare allo sport che amo!
Mark sorrise:il maghetto del pallone,Erik Eagle,di cui già gli avevano parlato Silvia e Bobby era con loro.
-Bobby,amico!
Si abbracciarono e Bobby non riuscì a parlare,per la commozione. Silvia era anche arrossita ed Erik sentiva caldo. Non si sentiva più vivo di così.
Ma,nel vedere le facce della sua amata e del suo migliore amico felicissime,che non aveva mai dimenticato,sentì l'assenza di qualcosa.
Passarono tutta la giornata insieme,all'insegna dei vecchi ricordi. Erik era tornato nella sua città natale con suo padre. La mamma..era sparita da sei lunghi anni.
Quando Erik se ne stava per andare,Bobby e Silvia gli urlarono dietro:
-Erik,ma Ambra?!
Lui non rispose perché quasi non sentì. Ma nel suo cuore una piccola fiammella prese vita. Silvia e Bobby pensarono che forse sarebbe venuta di li a breve. E così fu,ma in una maniera totalmente diversa da come si aspettavano.Quando due gemelli si ritrovano,è diverso da come quando si ritrovano due amici.
I gemelli sentono l'attrazione. Ambra non si dimenticò mai di Erik. Erik lo fece,per colpa di un padre troppo folle,ma quando sentì il suo nome pronunciato da Bobby e la sua figura stagliarsi davanti a lui,ritornò a vivere veramente. Erano ormai una cosa sola.||Bobby, ma cosa sta succedendo?Chi era quella ragazza!?
Bobby sospirò e mi scosse con le braccia.
-MA È POSSIBILE CHE NON LA RICONOSCI ERIK? È AMBRA, TUA SORELLA!||E così sarebbe stato per sempre.
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I'm Ambra Eagle.
Fanfiction"Sono Ambra, Ambra Eagle. Mio fratello è Erik Eagle. Si, siamo fratelli gemelli. Ha avuto un grave incidente da piccolo quando stavamo giocando con Silvia e Bobby e da quel momento mio padre mi ha messo in un collegio. Ma a me non importa perché so...