Un Passo Falso

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Solo un gioco. Uno stupidissimo gioco per intrattenere il pubblico. Non c'era niente di rischioso a parere mio, lo avevo fatto altre decine di volte, ormai ero esperto. Eppure questa volta non ce l'ho fatta. Essendo artista di strada il mio compito era quello di riuscire ad attirare l'attenzione su di me e a farmi dare quei pochi soldi che giusto mi bastavano per sfamarmi. Mi esibivo, loro guardavano, rimanevano stupiti e mettevano i soldi nel cappello, che portavo poi di persona in persona. C'erano alcuni che si complimentavano e altri che invece mi guardavano con espressione vacua, cercando di non sembrare troppo tirchi da non voler mettere neanche una moneta.
Il Funambolo. Ecco chi ero io per la gente di quel posto. Un fenomeno da baraccone che si esibiva solo per far divertire la folla e non uno che lo faceva per riuscire a campare. Il nastro, che collegava i due estremi del burrone, era il mio unico amico e l'unica cosa in cui potessi credere veramente. Quando ero in equilibrio precario, tutto intorno a me scompariva. Mi sentivo bene. Il nastro mi ha aiutato quando, una dopo l'altra, mi rifiutavano tutte le aziende in cui ero andato a cercare lavoro, quando mia moglie moriva di cancro quattro anni fa, quando mio figlio decideva di abbandonarmi e di trasferirsi all'estero. Non sapevo più niente di lui, non ricordavo il suo viso, la sua voce, i bei ricordi insieme, niente. E allora stavo in bilico, non curandomi di tutto e di tutti. Camminavo tranquillamente a 10 metri di altezza, con l'asta per bilanciare il peso ben stretta fra le mani. Quando scendevo sano e salvo dal lato opposto del burrone, ciò che più mi rendeva felice erano gli sguardi affascinati dei bambini, piccole menti non ancora corrotte da questa società in delirio. Una piccola luce brillava nei loro occhi, una luce completamente diversa dalle altre, una luce che mi donava la speranza e la voglia di andare avanti. Loro credevano in me, non gli importava dei miei vestiti sgualciti o della fuliggine sul mio viso, a loro bastava vedermi su quel nastro per essere felici. Era proprio mentre guardavo uno di quei bambini, che ho fatto quel fatidico passo falso. Un errore da poco, solo qualche centimetro, qualche centimetro fatale. Non pensavo fosse veramente possibile rivivere tutta la propria vita poco prima di morire, eppure mentre cadevo mi sono passati davanti agli occhi tutti i ricordi, come diapositive sbiadite dal tempo. Il corpo era leggero mentre cadeva per terra, la sensazione era quasi rilassante. Un urlo, ma non il mio. Io non ho urlato, ho solo guardato il cielo, accettando il destino. Il bambino urlava. Aveva paura. L'ho guardato poco prima dell'impatto... e gli ho sorriso. Avrei voluto raggiungerlo, rassicurarlo, dirgli che non mi sarei fatto niente. Ma ormai ero arrivato a terra.
Ora sono ancora qui, a guardare il mio corpo circondato da paramedici. Ho perso veramente tanto sangue. Non ce l'hanno fatta. Appena ho toccato terra si è scatenato il putiferio, tutti urlavano, piangevano, venivano in soccorso. Eppure una volta arrivata l'ambulanza, nel giro di qualche minuto tutti se ne sono andati. Non ero importante per loro, d'altronde ero solo Il Funambolo.. . Eppure una persona è rimasta. Il bambino a cui ho sorriso è ancora lì, in cima al burrone, a struggersi le mani dall'ansia. La mamma sta tentando di convincerlo ad allontanarsi, ma lui non ne vuole sapere. Che bambino coraggioso.
I paramedici coprono il mio corpo con un telo scuro, è giunto il momento di andare.
Nel giro di qualche secondo cambia tutto, e mi ritrovo sul nastro, in bilico. L'inizio e la fine sono troppo distanti, non riesco a vederli. Eppure, in lontananza una luce bianca, affascinante, sembra chiamarmi. È lei, mia moglie è lì che mi sta aspettando. Devo solo raggiungerla. Senza fare passi falsi. Impugno l'asta che mi ritrovo in mano e inizio a camminare. Finalmente un po' di pace.

Ciao. Scusatemi se è un po' depresso ma oggi andava così 😅 non è scritto neanche perfettamente, me ne rendo conto, però oggi volevo pubblicare qualcosa

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