Ricordi

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Suona la sveglia. Le 8:30. Come sempre, aspetto che smetta di suonare e poi mi alzo. Che mal di testa... I ricordi sono confusi nella mia mente. Roteano liberi, senza ritegno. Scendo subito le scale e mi dirigo in cucina. La penisola centrale è piena zeppa di cibi vari: pancakes, torte, spremute, tortini e biscotti. Si vede che mia mamma è arrabbiata, quando è arrabbiata cucina sempre un sacco di cose. Mangio un biscotto con le gocce di cioccolato messe a mo di sorriso e un tortino e chiedo: "Mamma... Sei arrabbiata?". Nessuna risposta. "Mamma, mi puoi rispondere perfavore?". Ancora niente. La sto odiando, non è un comportamento da persona matura. Possibile che la sera prima abbia litigato con me? Mhh... I ricordi sono ancora più confusi di prima, ma una cosa mi ritorna alla mente. Asian party. Chissà cosa significa... Mi alzo dalla sedia e, senza riprovare a interagire con mia madre, mi sposto in sala, dove sento il volume della tv sparato a mille. È mio padre che la sta guardando. Vado a sedermi vicino a lui. Il divano è più scomodo di quanto ricordassi... Sembra quasi che il mio corpo non affondi nell'imbottitura, ma rimanga appena sul livello della federa. Mi giro verso papà e gli chiedo:"Papà, cos'ha la mamma? Prima pensavo che aveste litigato voi due... Ma ho provato a parlarle e ha fatto finta di non sentirmi". Lui prende il telecomando e, con un sonoro rutto, cambia canale. Fa come se non esistessi. Avrò litigato anche con lui? Nella mia testa c'è il vuoto più assoluto, così provo a concentrarmi intensamente, fissando un DVD sul tavolo. I riflessi di luce sono color arcobaleno mentre i miei pensieri sono completamente neri. Qualche parola risuona nella mia testa. Alcool. Vergogna. Tardi. Possibile che sia andata a quell'Indian Party e che abbia fatto tardi? Possibile che una volta tornata a casa abbia litigato con i miei? Possibile che me la vogliano far pagare con il silenzio di oggi? Magari ho bevuto alcool e ho scordato tutto. No, impossibile. Non sono mai stati così immaturi, non fino a questo punto. Magari è solo un sogno. O meglio... Un incubo. Mi viene naturale pizzicarmi il braccio più volte, con la speranza che il mio ultimo pensiero possa essere vero, eppure non succede niente: non mi risveglio nel cuore della notte, mandida di sudore dalla testa ai piedi. Mi alzo dal divano, frastornata, e mi dirigo verso le scale ma una cosa attira la mia attenzione. In cucina, al posto in cui ero seduta prima, il biscotto con il sorriso è ancora lì, di fianco al tortino. Eppure io li avevo mangiati... Mi sto convincendo di aver bevuto veramente ieri sera. Insomma... il mal di testa, la perdita di memoria e adesso questo. Non può essere tutta una enorme coincidenza. Mi avvicino al tavolo e, distrattamente, li rinfilo in bocca, masticando piano. Mamma mi passa di fianco e ancora fa come se non esistessi. La sento canticchiare allegramente mentre si avvia alle scale, con passo di danza,il grembiule che svolazza a destra e a sinistra. Finito di masticare il tortino mi accorgo di quanta fame io abbia ancora. É come se da questa mattina io non abbia mangiato veramente niente. Prendo un po' di spremuta e la verso nel bicchiere. La trangugio tutta di fretta e prendo una fetta della torta Caprese già tagliata. Niente. Continuo ad avere una fame bestiale. Per evitare di mangiare tutto ciò che c'è sul tavolo, mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso le scale, lottando contro i morsi dell' appetito. A un certo punto un ricordo riaffiora dal turbine di pensieri che si dimena in me.
Sono a casa. Sto urlando ai miei: "Basta! Non ho fatto niente di male! Scusate per il ritardo, vi ho già detto che c'era traffico. Perché dovete sempre ingigantire le cose? É solo mezz'ora, neanche fossi morta!". Prendo la mia borsa e salgo le scale, entrando in camera.
Quando ritorno al presente mi accorgo di star salendo le scale. Devo raggiungere mia mamma, non so perché ma lo devo fare. Una volta al primo piano, mi guardo intorno e ciò che vedo mi fa venire le vertigini per qualche secondo. Perché mamma sta bussando alla porta della mia stanza? La sua voce é dolce mentre chiama il mio nome. Mi tengo a distanza e la guardo aprire la porta. La sento avvicinarsi al letto. Chiamare il mio nome. Preoccuparsi. Urlare. Corro subito dentro la stanza e un flashback mi colpisce in pieno, come un treno in corsa. Asian Party é stato molto bello. Appena ho saputo di questa festa mi ci sono subito fiondata. C'era di tutto: giochi da tavolo,carte, amici, televisioni,musica. C'era anche alcool, ma io non l'ho toccato. Devo guidare, non sarebbe prudente. Il telefono mi si é scaricato, così non posso avvisare i miei genitori che farò ritardo a causa del traffico. Tanto sarà al massimo di solo mezz'ora...
Sono appena rientrata a casa e subito i miei sono diventati delle furie. Hanno iniziato a dire che ho bevuto ed ho fumato ed é per quello che sono arrivata in ritardo. Cerco di spiegargli la situazione ma loro non ne vogliono sapere, così mi chiudo in camera e mi metto sotto le coperte. Penso:"Che genitori di merda. Meglio morire che vivere con loro".
Mamma sta piangendo e urlando il mio nome, inginocchiata davanti al mio letto. Inginocchiata davanti a me, al mio corpo inanimato sotto le coperte. Mi avvicino per vedere meglio. Sembra che stia dormendo. Eppure il mio petto non si alza e non si abbassa. Eppure il mio naso e la mia bocca non emettono alcun respiro. Eppure io sto guardando il mio corpo fuori dal mio corpo. Ora tutto é più chiaro. Il divano, la fame continua, la perdita di memoria, tutto. Mamma mi sta accarezzando dolcemente i capelli mentre piange a dirotto, mentre urla e si dispera perché ha scoperto che sua figlia è morta. Mio padre l'ha raggiunta ed è rimasto fermo dietro di lei. Immobile. Troppo concentrato a non scoppiare anche lui a piangere. Papà si avvicina e mi abbraccia forte, le lacrime che si stava sforzando di trattenere sono ormai libere di uscire. É un abbraccio affettuoso, eppure io non ne sento il calore. Voglio abbracciarli entrambi, voglio che sappiano che mi dispiace, voglio che sappiano che già mi mancano. Ma non posso. No, non posso più perché sarebbe ancora più doloroso. Non mi sentirebbero, sarebbe come abbracciare l'aria. Le lacrime sono veramente dolorose, mentre rigano le mie guance.
Che genitori di merda. Davvero avevo pensato questo? Davvero avevo pensato questo delle uniche due persone che molto probabilmente si preoccupavano di più per me? Loro volevano solo difendermi, far sì che vivessi una vita bella. E io li ho ripagati così. Morendo.
Meglio morire che vivere con loro. Che egoista che sono stata. Il mio desiderio é stato avverato...
E ora non si può più tornare indietro.
Mi rimangono solo le lacrime.

State attenti a quel che desiderate.

One - ShotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora