Pov's Anita
Sentii la porta di casa sbattere brutto segno.
M:Sono a casa!
Aveva un tono arrabbiato, ma allo stesso tempo da ubriaco, beh in effetti è tornato a casa un ora e mezza più tardi del solito. In questi casi mia madre mi diceva sempre di chiudermi a chiave nella prima stanza che trovavo e di fregarmene di tutti i rumori, suoni o addirittura urla che sentivo, così feci presi la chiave della mia stanza e chiusi la porta.15 MINUTI DOPO
Senti un urlo straziante provenire dal piano di sotto, quando dico straziante intendo uno di quelli che ti fanno venire i brividi che ti congelano il sangue,e se lo dice una persona che fin da piccola sentiva urla ed urlava vuol dire che era verame doloroso.
5 MINUTI DOPO
Non sentivo più rumori, ne urla, mi alzi dal letto presi la chiave della porta e la sbloccai, presi la maniglia l'abbassai e schiusi la porta, nessun rumore nei piani di sopra e nessuna persona ubriaca nel raggio di 5 metri, perfetto, percorsi il corridoio e guardai in tutte le stanze, ne restava solo una, la camera da letto dei miei genitori, la porta marrone era chiusa, sembrava più grande e pesante delle altre, ma forse era solo la paura e l'adrenalina che avevo in corpo che me lo faceva pensare, la mia immaginazione mi aveva portato a vedere le scene peggiori di quelle dei film e delle serie tv, però ero pronta psicologicamente al peggio.
Afferrai la maniglia con la mano destra che tremava, respirai profondamente per cercare di calmare i miei poveri nervi e il mio cuore prima che morissi di infarto, aprii la morta quel poco che mi serviva per guardare l'intero della stanza, ma nulla la stanza era completamente vuota, l'avrei dovuto capire infondo dall'esterno non si sentiva niente, quindi l'ultima opzione era il piano inferiore.
Uscii dalla stana senza chiudere la porta, avrebbe fatto troppo rumore e avrei attirato il mostro fino a qua anche se era il miglior campo di battaglia per le sue infinite porte.
E solo in quel momento mi venne un idea, attirarlo qua era la cosa migliore l'avrei potuto chiudere in una stanza e avrei avuto il tempo di scappare e di portare al sicuro la mia povera mamma, ormai magra per colpa dello stress e quindi leggera come una piuma.
La stanza scelta come gabbia fu la loro camera, mamma aveva tolto quasi tutto e la loro finestra, oltre ad essere rotta e quindi in apribile, aveva il vetro antisfondamento, proprio per evitare di ricreare la scena di quando avevo 5 anni, Marco aveva sfondato il vetro con una sedia e aveva cercato di ferire la mamma con di cocci di vetro, nel ricordare queste cose i miei occhi erano diventati lucidi, scaccia questi pensieri dalla testa e presi la chiave dalla camera.
Mio padre, che era già lento di suo, da ubriaco diventava veloce come una tartaruga, quindi decisi di prendere il vecchio registratore e incidere in una delle cassette la mia voce, lasciai un minuto vuoto così da avere il tempo di fare casino e far arrivare nella stanza mio padre, poi lo nascosi sotto i vestiti nell'armadio più lontano dalla porta, avevano davvero una camera grande, troppo grande per i miei gusti, uscii un secondo nel corridoi e misi la chiave al suo posto: la serratura, rientrai e feci partire la registrazione iniziai a rompere oggetti, poi lo sentii, stava arrivando dal salotto, uscii alla stanza e corsi nel bagno che era subito sulla destra.
Era arrivato alla stanza sentivo il suo fiato e sentivo anche la voce nel registratore che proveniva dall'armadio.
M:Vieni fuori, sei proprio come tua, madre una puttana.
La porta si chiuse, come immaginavo, sul mio volto comparve un mezzo sorriso. Andai in corridoio e chiusi la porta a chiave, non se ne accorse stava facendo troppo rumore. Mamma: LASCIALA STARE PRENDI ME!
Aveva la voce che tremava segno che stava piangendo.
Corsi giù dalle scale e quando vidi quella scena mi pietrificai, mia madre che era sempre stata una donna bellissima, ma ora era piena di sangue e di lividi per colpa di quel mostro che credevo mio padre.
A: Mamma stai bene?
Mamma: dov'è tuo padre?
Chiese con voce preoccupata e acuta, aveva paura e si notava anche dia suoi occhi.
A: L'ho chiuso nella vostra stanza.
Sorrise, era uno di quei sorrisi puri che non le vedevo da tempo da quando aveva litigato con la sua migliore amica era così che avevo conosciuto Miriam la figlia di Marta, una volta erano molto amiche, ma mio padre oltre ad aver rovinato la mia amicizia e la mia vita ha rovinato anche quella di mia madre.
Chiamai Michele.
Gli chiesi se potevo andare da lui e come speravo accettò, presi mia madre e la portai fuori da quella casa.
Mamma:dove mi stai portando?
A:È ora che tu conosca il mio fidanzato mamma.
Mamma:Il tuo fidanzato? Anita da quando sei fidanzata? Ma soprattutto chi è?
A:da qualche settimana ed è Michele.
Vidi mia madre sorridere.
A:non dirlo a Marco.
Mamma:Mai.
Arrivammo a casa di Michele suonai e ci venne ad aprire quel ragazzo che amavo moltissimo.
Restò stupito.
A:...

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Area panchine
DiversosUna ragazza cresciuta con un uomo che credeva suo padre. Con una madre che riteneva sincera. E con un ragazzo che gli resterà sempre affianco nel bene, ma soprattutto nel male.