-E questa tu me la chiami pagella? Hai la minima idea di quanto sia costosa questa scuola? Era l'ultima possibilità Karen, l'ultima. Ora ti trasferirai in una scuola pubblica, intesi?-
Con quelle parole finì ufficialmente la mia vita. Io, Karen Price, figlia di uno dei più importanti Broker di New York, mi sarei trasferita in una scuola pubblica. Mia madre se ne stava in silenzio, in un angolo, mentre inzuppava il fazzoletto di seta rosa di lacrime. Una figlia con dei voti come i miei era inaccettabile per lei, che veniva da una famiglia di scrittori e intellettuali ma io, di studiare, proprio non volevo saperne. Preferivo di gran lunga i party privati al Bohemian, una discoteca vicina al Irish Grand Hotel, entrambi di proprietà dei genitori del mio migliore amico Niall. Un biondino dal sorriso smagliante, dolce e pacato. Esattamente il mio contrario. Ci ritrovavamo quasi tutte le sere a festeggiare in quel locale che un giorno sarebbe diventato suo e, quelle rare notti in cui era chiuso, ci impegnavamo ad organizzare i party più esclusivi di tutti. Un giorno sarebbe stato quello il nostro lavoro, o almeno così speravamo.
-Karen, da domani ti trasferirai alla New York high school, ho già sistemato tutto. Vatti a comprare qualche vestito neutro, per non dare troppo nell'occhio. Uscire dalla tua bolla di lusso magari ti farà bene.-
Bisbigliò mio padre, esausto. La vena sulla tempia che si stava leggermente sgonfiando. Tutte quelle aspettative che avevano gravavano su di me come un peso enorme, perché non potevano semplicemente accettare il fatto che non sarei mai andata all'università? Volevo solo seguire il mio sogno e sapevo di potercela fare, ma loro non volevano proprio saperne.
-Ah, e un'ultima cosa.-
aggiunse mio padre
-dammi il portafoglio.-
feci come aveva detto, anche se sapevo esattamente dove voleva arrivare.
Estrasse la mia carta di credito e la tagliò in quattro pezzi.
-E congelerò anche il tuo conto. Quei soldi ti serviranno in futuro e non vorrei che li sperperassi tutti.-Non ci potevo credere, mio padre mi aveva tagliato tutti i fondi. Ma cosa volevano da me? Non rappresentavo l'idea di figlia che avevano in mente e allora? Non avrebbero dovuto amarmi comunque? Mio padre, per farmi comprare dei vestiti "normali" mi aveva dato una mazzetta di banconote da cinquanta. Io non le avevo nemmeno contante ma speravo che mi sarebbe rimasto qualcosa per comprarmi un vestito per la festa del giorno dopo al bohemian.
-Caramel cappuccino.-
mi voltai di scatto per vedere un Niall sorridente che mi porgeva quello che ormai era diventato il nostro buongiorno.
-Caramel cappuccino a te.- sbuffai.
-Il tuo autista?- mi chiese il mio amico guardandosi intorno.
-Tutti i fondi tagliati.- sospirai. Chi, meglio del mio migliore amico, poteva capirmi?
-Allora il cappuccino lo offro io. E anche questa- disse mostrandomi una sigaretta, mentre sul suo volto compariva uno sguardo complice.
-Caffè e sigaretta.- gli sorrisi per poi gettargli le braccia al collo.
-Tu sì che mi conosci bene!-Niall mi trascinò in un negozio di vestiti dai prezzi estremamente bassi, che tuttavia aveva capi alla moda. Era un brand molto famoso e, nonostante non ci fossi mai entrata, lo conoscevo molto bene. Estrassi la mazzetta di banconote, per capire quanti soldi avessi a disposizione. Non appena lo vidi, trasalii. Quella che credevo fosse una mazzetta di banconote da 50, era in realtà una mazzetta di banconote da 10. Solo la banconota esterna era da cinquanta. Mio padre mi aveva fregata alla grande.
-Mh, vediamo...- iniziai a sfogliare le banconote -una, due, tre...- ripiegai le banconote per poi metterle in tasca.
-sette banconote da 10 e una da 50. Fanno 120.- Niall mi guardò con un'espressione interrogativa in volto.
-Mi spieghi cosa cavolo ci faccio con così pochi soldi?- Urlai quasi.
-Karen, se fossimo entrati da Prada, anche io avrei reagito così. Ma siamo da H&M. Ci puoi comprare anche quattro capi, se sai scegliere bene.- Niall mi scostò una ciocca di capelli che mi copriva leggermente il volto, per mettermela dietro l'orecchio. Il suo tono di voce, il suo leggero tocco, riuscivano sempre a tranquillizzarmi.
-Vedrai che si risolverà tutto.- Mi baciò la fronte, per poi guardarmi un po' negli occhi. Quegli occhi celesti così intensi erano la mia finestra sul cielo, li adoravo.
-E ora andiamo- disse prendendomi improvvisamente per un braccio e trascinandomi in un camerino
-stai buona qui e aspettami. Tra poco torno con qualche vestito da provare.- sentii Niall allontanarsi.
Decisi di spogliarmi intanto, così non avrei dovuto passare troppo tempo in quel camerino. Strano a dirsi, ma non adoravo particolarmente fare shopping. La maggior parte dei miei vestiti li acquistava mia madre, compresi la camicetta acqua marina e i jeans bianchi che portavo in quel momento. Una volta tolti di dosso li ripiegai, per poi appoggiarli sulla sedia a me vicina. Rimasi per un po' a fissare la mia immagine riflessa nello specchio, il mio seno modestamente pronunciato, il mio sedere scolpito. Finalmente la palestra stava dando i suoi risultati. Ricordo quando le mie cosce non era toniche, il sedere morbido e la pancia non esattamente piatta. Nelle scuole private le ragazze possono essere molto perfide, si muovono come uccelli in uno stormo e, se non hai abbastanza autostima, loro se ne accorgeranno e, come un uccello troppo piccolo per volare, ti emargineranno, ti lasceranno indietro. Mi sono sempre sentita un brutto anatroccolo, ma ora sentivo che mi stavo trasformando in un bellissimo cigno. Sentii un rumore improvviso alle mie spalle. Il rumore delle tendine del camerino che si aprivano di scatto. Pensai fosse Niall con i vestiti ma, quando nello specchio vidi riflessi due occhi verdi che mi fissarono, raccolsi istintivamente i vestiti che mi ero appena tolta per cercare di coprirmi. Il ragazzo rimase lì in piedi a fissarmi, i capelli lunghi che contornavano il viso corrucciato, impegnato a scrutarmi. Mi sentivo a disagio, mentre quello sguardo glaciale passava in rassegna ogni centimetro del mio corpo. Quando gli occhi del ragazzo incrociarono i miei, lo vidi indietreggiare, leggermente, mentre io raccoglievo quel minimo di dignità che mi era rimasta per chiudere la tenda e prendere un sospiro di sollievo. Cercai di capire cosa fosse appena accaduto, senza successo.
Chiusi gli occhi gettandomi sulla sedia, i vestiti stretti tra le mie braccia. Sentii il mio stomaco borbottare qualcosa, attribuii i suoi lamenti all'ansia per il giorno successivo, cercando di dimenticare quegli occhi color smeraldo.
STAI LEGGENDO
U n t o u c h a b l e ~H. S.
Romansa-Smettila di trattarmi come se fossi una tua proprietà, Styles.- Urlai. Le lacrime che scavavano profondi solchi lungo le mie guance, mentre guardavo il mio migliore amico Niall allontanarsi per sempre. Sentii una forte stretta al braccio, poi il mu...