Siete

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Quella settimana le sembrava infinita. Il lavoro alla palestra era più noioso del solito e l'unico suo pensiero era tornare a casa la sera e buttarsi sul letto. Mayte, l'unica persona con cui avrebbe voluto parlare, non aveva dato segni di vita e sicuramente Cami non era tra le sue priorità; non si sentiva ancora pronta per affrontarla dopo aver scoperto della storia con Andrés.
L'unico momento di felicità arrivò venerdì mattina, quando decise di andare a fare colazione da El Alma prima di recarsi al lavoro. Era seduta al suo solito tavolo a fissare il fondo della tazzina di caffè, quando Pablo si sedette davanti a lei.
«Dovrebbe essere illegale lavorare così presto la mattina perché le prime persone che vedi sono i vecchietti. Almeno oggi sei arrivata tu a migliorare il panorama.»
Santana lo fissò un attimo e poi scoppiò a ridere. «Certamente l'odore del caffè e dei dolci appena sfornati rende il tutto molto più sopportabile.»
Pablo le sorrise. «Che combina Andrés?» Santana gli raccontò brevemente dei preparativi per il viaggio e della festa che avrebbero dovuto organizzare ma si interruppe quando vide con la coda dell'occhio la sagoma di qualcuno che riconosceva. Il ragazzo si avvicinò al tavolo e si sedette nella sedia laterale.
«Buongiorno parcero, mi porti un caffè?»
«Scusa Santana, rimanderemo la conversazione. Il caffè arriva.» Pablo si alzò e dopo averle fatto l'occhiolino si dileguò.
«Se vuoi puoi finirla con me la conversazione, sono alla tua mercè.» Santana lo fulminò con lo sguardo e sbuffò; con lui era una battaglia persa.
«Buongiorno anche a te Juan.» Lui la guardò in modo malizioso, come se avesse qualche sorta di aspettativa; ma quando non vide alcuna reazione provò ad insistere.
«Allora? Non hai niente da dirmi?»
Santana lo guardò senza capire. Doveva ammettere che quel giorno era terribilmente bello con quella giacca di jeans e dei pantaloni neri casual. «Dovrei?»
«Non lo so, dimmelo tu.» Juan la fissò profondamente e lei cercò di sostenere il suo sguardo fino a quando non notò che aveva un taglio sul labbro, come se qualcuno gli avesse tirato un pugno. Stava per avvicinare la mano in un gesto involontario ma poi fortunatamente si fermò. Qualche secondo dopo collegò le cose.
«Non ci credo. Sei tu che hai fatto a botte con Andrés.» Santana non sapeva se essere sconcertata o se ridere di buon gusto.
Juan Luís distolse lo sguardo da lei e osservò Pablo portargli il caffè. «É una domanda?»
«É una constatazione.» Santana, infastidita, aggiunse: «Di certo non hai intenzione di dirmi perché vi siete picchiati come due bambini.» Non si aspettava nemmeno una risposta quindi decise di alzarsi per andare via, altrimenti avrebbe fatto tardi.
Dopo aver salutato Pablo uscì dal locale e cominciò a camminare fino a quando non si sentì tirare per un braccio.
«Per te.» Juan Luís aveva uno sguardo serio e Santana si sentì spaesata per un momento.
«Per me cosa?» continuò a camminare e lui la seguì.
«È per te che ci siamo picchiati come due bambini.» Juan mimò quelle parole con le dita.
Santana decise di non guardarlo e continuò a camminare.
«Santana!» la chiamò ma lei sbuffò sonoramente.
«Santana cazzo smettila di scappare da me!»
Quella frase la colpì come uno schiaffo e si fermò all'improvviso, tanto che Juan andò a sbattere contro di lei.
«Mi spieghi cosa ti aspetti da me?» urlò Santana, provocando qualche occhiataccia da parte dei passanti; poi abbassò il tono di voce e aggiunse: «Devo andare al lavoro, sono in ritardo e tu sei estenuante.»
«Io non mi aspetto nulla ma pensavo che avessi parlato con tuo fratello, tutto qui. In ogni caso la mia macchina è parcheggiata qui vicino perciò ti posso dare un passaggio.» disse Juan con un tono gentile.
Santana avrebbe voluto urlare e dirgli di no ma in quel momento le avrebbe fatto comodo perciò la parte razionale di lei acconsentì: «D'accordo. Grazie.»
«Basta che non mi sbrani!» Juan sorrise e le fece strada fino alla sua macchina. Partirono in silenzio. Santana si sentiva troppo in colpa per avergli risposto così male dopo il modo in cui lui si era comportato con lei la settimana prima, quindi decise che era il caso di chiarire le cose, da persona ragionevole.
«Per quanto riguarda il discorso di prima.. io e Andrés abbiamo parlato e sono al corrente di quando sia stato stronzo e mi dispiace di averti dato molte delle colpe.. però io non posso odiarlo, lo capisci vero? É sempre mio fratello. Gli voglio bene anche se cerca di controllarmi la vita. É sempre stato così da quando il nostro padre biologico se n'é andato. Fa così anche con nostra madre a volte, nonostante si sia risposata con mio p.. cioè Carlos, ormai da anni.»
«Pensavo che almeno avresti smesso di considerarmi uno stronzo e di allontanarti, visto e considerato che dobbiamo anche organizzare la festa a tuo fratello, nonostante a mio modesto parere non se la meriti affatto.. soprattutto in questo momento.» disse Juan, visibilmente infastidito.
Santana dovette resistere alla tentazione di appoggiare la mano sulla sua e di avere un contatto con lui per la seconda volta quella mattina. «Se vuoi saperlo io non ti considero uno stronzo.. almeno, non più.» lo guardò e poi aggiunse «Ormai sono passati anni Juan...» non sapeva come concludere quella frase e non sapeva nemmeno cosa sentiva in quel momento. Avrebbe solo voluto chiudere quel capitolo della sua vita, possibilmente senza riaprire vecchie ferite. Da una parte avrebbe voluto ignorarlo ma poi ripensò alla settimana precedente e quello che restava nella sua mente alla fine era solo una confusione totale.
«Infatti! Dato che sono passati anni penso sia arrivato il momento di chiudere con il passato e di inaugurare una sana amicizia.. come quando eravamo piccoli.» Juan parcheggiò di fronte alla palestra e si girò verso di lei, sorridendole prima di porle la mano e aggiungere: «Amici?»
Santana venne colta alla sprovvista. Di certo non si aspettava che Juan avrebbe detto una cosa del genere in modo così serio e senza creare drammi, quindi si fece trasportare dalla positività che emanava e sorrise di rimando, stringendogli la mano. «Amici.» Forse avrebbe potuto funzionare.
Poi guardò fuori dal finestrino e aggiunse: «Parti anche avvantaggiato dato che ti ricordi dove lavoro.»
Juan rise. «Mi sembra il minimo.. anzi no, i veri amici si scambiano il numero di telefono.» prese il cellulare e lo passò a Santana. «Scrivi!»
Lei glielo restituì qualche secondo dopo. «Ora che abbiamo finito con i convenevoli, é davvero il caso che io vada, altrimenti il tuo passaggio si rivelerebbe inutile ed entrerei in ritardo. Grazie ancora.» gli sorrise sinceramente e fece per uscire dalla macchina, anche se lui la tirò per il braccio. Sarebbe diventata un'abitudine.
«Non mi saluti?» Juan stava sorridendo in modo malizioso.
«Ciao?» Santana rise.
«Non mi piace come saluto!»
Santana avrebbe voluto immortalare quella sua espressione da bimbo innocente. «Beh te lo fai piacere!» gli fece la linguaccia e scese dall'auto,
sentendosi finalmente leggera. Juan abbassò il finestrino e la salutò: «Ci vediamo presto!» si mise gli occhiali da sole e si allontanò sgommando.
Santana scoppiò a ridere. La verità é che aveva qualche dubbio su questa strana "amicizia" ma sicuramente era stato meglio chiarire le cose prima di combinare errori da cui non si sarebbe potuto tornare indietro.
Entrò in palestra e si piazzò alla reception fino alla sera, tranne per le pause in cui mangiò o andò in giro per osservare le persone allenarsi.

Quando uscì dall'edificio l'aria era calda e l'umidità si appiccicava alla pelle. Si incamminò verso casa con calma, nonostante stesse per fare buio. Le strade erano vuote, forse anche perché la palestra si trovava nella zona periferica della città, ma l'atmosfera era piacevole.
Generalmente adorava quella passeggiata prima di arrivare a casa perché le permetteva di rilassarsi e di pensare, tuttavia quella sera aveva una sensazione strana. Tirò fuori il cellulare, che non aveva badato dalla mattina, e trovò un messaggio di Juan, quindi salvò il suo numero. Avrebbe voluto rispondergli ma decise di mantenere ancora un po' le distanze.
Si guardò intorno. Si sentiva osservata e quella sensazione non le piaceva affatto. Sicuramente era una sua impressione, ma decise di cominciare a correre per tornare a casa.
Dopo qualche minuto rallentò e si guardò indietro, vedendo in lontananza un suv nero, il che sarebbe stato totalmente normale se non fosse che un mezzo simile si trovava di fronte alla palestra quella mattina. Probabilmente era una sua fissazione, ma decise di chiamare qualcuno per non pensarci e per tornare a casa con una compagnia telefonica. Prima di rendersene conto aveva composto la chiamata e il telefono stava già squillando.
"Pronto? Santana?"
Alcune abitudini sono dure a morire.
"Ciao Cami."
Per qualche secondo non sentì nessuno all'altro lato della cornetta; infatti cominciò a chiedersi se la sua amica avesse messo giù.
Poi successe qualcosa di assurdo. Se non avesse conosciuto Cami da una vita non sarebbe rimasta così sconcertata, ma invece non riuscì a credere alle sue orecchie. Cami stava singhiozzando, il che era preoccupante.
"Cami! Stai bene? È successo qualcosa?"
Inutile dire che Santana cominciò a pensare al peggio.
"Mi chiedi se sto bene? Sul serio? Mi hai ignorata per una settimana!"
Come se una settimana potesse minimamente corrispondere ai mesi in cui lei le aveva tenuto segreta la sua relazione con Andrés.
"Cosa ti aspettavi? Che accogliessi le tue bugie a braccia aperte?"
"Io mi aspettavo semplicemente la tua comprensione!" Questo fu un duro colpo per Santana, che rimase ammutolita, dando così la possibilità a Cami di buttare fuori tutto quello che aveva da dire.
"Perché pensi che non ti abbiamo detto niente? Cosa credi, che io voglia tenere nascosti dei segreti e mentire spudoratamente? Tu sei una sputasentenze e la tua reazione lo dimostra. Non riesci ad accettare che gli altri vadano avanti con la loro vita senza prima consultarti!"
Santana dopo aver sentito queste parole si trovò tra due fuochi: da una parte desiderava difendere se stessa e soprattutto il suo orgoglio, dall'altra le avrebbe volentieri chiuso la telefonata in faccia.
"Forse se me l'avessi detto prima, da amica, non sarei stata una sputasentenze! Se mi consideri in questo modo evidentemente non hai mai capito niente di me." non ci vedeva più dalla rabbia; infatti quasi non si accorse di essere arrivata nella via di casa.
"Mi dispiace davvero rovinare un'amicizia per questo, Santana."
"Hai fatto tutto da sola." le disse mentre stava entrando in casa, ma non essendo ancora contenta aggiunse: "Ci si vede alle cene di famiglia" e chiuse la telefonata.
Non c'era davvero più nulla da dire.

Hasta la Madrugada // MalumaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora