Ocho

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Osservava da ore un foglio di carta intonso, con la penna dietro un orecchio e un sigaro cubano in bocca. Quel sabato non era stato affatto produttivo. Si era ripromesso di buttare giù qualche idea per una nuova canzone, ma la verità é che la sua testa non voleva collaborare. Troppe distrazioni gli facevano perdere di vista il suo obiettivo e poi avrebbe dovuto fare i conti con la sua casa discografica. Si alzò dalla sedia, abbandonando definitivamente la penna, e finì il suo sigaro appoggiato al davanzale della sua terrazza. Quello era il posto che preferiva di casa sua, perché oltre alla vista spettacolare sulla città di Medellín in lontananza, era isolato e gli permetteva di rilassarsi e di immergersi nei meandri della sua mente o di fondersi con il flusso della vita. Lo faceva sentire un poeta che poteva sfiorare con un dito la grandezza, ma senza mai raggiungerla davvero dato che si sentiva piccolo rispetto a tutte le cose importanti che i veri grandi uomini erano in grado di fare. Lui sapeva solo giocare a calcio in modo decente e cantare in modo accettabile. Sapeva che molti l'avrebbero criticato per le sue canzoni, forse un po' troppo spinte o machiste, ma pensava fosse giusto alla sua età esprimere le sue passioni senza veli perché si è giovani una volta sola e la vita è breve e difficile, soprattutto se ti nascondi dietro una maschera di vane apparenze e soprattutto se nasci in Colombia.
Juan Luis voleva essere se stesso e voleva vivere puntando a raggiungere le stelle e quella grandezza di cui si parla solo nei libri di storia, per dimostrare il suo valore e il suo potenziale senza avere mai rimpianti.
Beh, forse qualche rimpianto ce l'aveva, ma preferiva non pensarci. Si sedette sulla chaise longue e prese il telefono. Nessuno l'aveva cercato, o almeno, nessuno di importante, quindi decise di prendere l'iniziativa e compose un numero.
"Chao parcerooo"
"Buonasera Juan" rispose il suo migliore amico. Il suo tono di voce era enigmatico.
"Quanta serietà! Cosa combini?"
"Niente di che.."
"Strano che tu non sia con la tua bella ragazza a diffondere la tua essenza..." gli disse, tentando di strappargli una risata.
"Io e Santana faremo finta di non aver sentito niente..."
Questo era inaspettato.. ma le cose sarebbero potute diventare interessanti.
"Ah.. ciao anche a te Santana. Come stai?"
"Ehm.. bene grazie, tu?"
"Ora benissimo. Avete programmi per stasera?"
"Non ancora." rispose Andrés. Juan Luis aveva già organizzato tutto.
"Perfetto! Stasera pizza e FIFA da voi. Sto già partendo!" disse e riagganciò subito la chiamata, per evitare qualsiasi replica.
Prese le chiavi e uscì di corsa da casa sua.

Dopo una ventina di minuti era già fuori dalla casa del suo amico con due mega pizze fumanti, una cassa di birra e un sorriso stampato in faccia. Santana gli aprì la porta.
«Buonasera signorina.» le disse sorridendo. Indossava una tuta di qualche taglia in più e aveva i lunghi capelli scuri legati in modo disordinato, quindi aggiunse:
«se non ti conoscessi, indagherei sull'after-sex» scandì bene le ultime due parole e sorrise vedendo il suo imbarazzo.
Era troppo carina.
«Ti aiuto solo perché sono gentile e adorabile ed evito di proposito alcuni commenti sulla vitalità dei tuoi ormoni. Non sarai mica in astinenza?»
Juan scoppiò a ridere sentendo quelle parole ed entrò nell'appartamento chiudendosi la porta alle spalle. Seguì Santana nel soggiorno e posò le pizze sul tavolo.
«Ciao stronzo!» gli disse Andrés dandogli una pacca sulla spalla e sedendosi sul tavolo.
C'era qualcosa di strano, Juan lo sentiva, ma decise di non fare domande.
Si sedettero tutti a mangiare e cominciarono a parlare del più e del meno, fino a quando Andrés cominciò ad allontanarsi ogni cinque minuti per parlare al telefono e allora decise di soddisfare la sua curiosità.
«Ma che gli succede oggi? È più antipatico del solito.» chiese a Santana.
«Pensó abbia litigato con Camila.» disse ridendo.
«Ahh.. brutta storia. Peccato.» aspettò la risposta di lei, che non arrivò. Poi la osservò stapparsi l'ennesima birra, ma allungò una mano e gliela tirò via per berne un sorso.
«Penso che ti bastino le ultime tre!» le disse ridendo.
«Dai, dammela!» fece lei, con il broncio.
«Se vuoi condividere la stessa saliva puoi chiedere direttamente, per me non c'è problema!»
«EW! Sei sempre il solito. Una volta nella vita con te basta e avanza, grazie!» gli disse. Poi però si accorse di come si era espressa e di cosa lui avrebbe potuto intendere e arrossì terribilmente.
Juan Luis non poté non notarlo. Spostò la sedia vicino a lei in un lampo e le disse: «Sai Santana, io direi che é il caso di assaporarla completamente questa unica volta.»
Si avvicinò a lei, che rimase impassibile e immobile. Ma quando la sua bocca era abbastanza vicina alla sua, cambiò repentinamente direzione e si abbassò, addentando l'ultima fetta di pizza che era nel piatto di Santana.
«Sei uno stronzo!!» disse lei sbuffando. «Era l'ultima! Io non avevo finito!»
Juan scoppiò a ridere. «What did you expect?» le fece l'occhiolino e fece per allontanare la sedia con la fetta in mano, non prima di essere preso alla sprovvista.
Santana si buttò su di lui, sedendosi su di lui e guardandolo negli occhi riprese ciò che era suo.
«Questa è mia.» gli disse a fior di labbra, riprendendosi la sua fetta e rialzandosi da quella posizione.
«Non così in fretta signorina!» disse Juan, prima di alzarsi e di prenderla sulla spalla come un sacco di patate. «Dammela!»
«MAI!» urlò Santana, infilandosi la fetta in bocca e divorandola.
Juan la mollò sul divano e cominciò a farle il solletico. Sapeva quali erano i suoi punti deboli perché se ne approfittava sempre quando erano piccoli.
«JUAN! Ti prego!» lei non la smetteva di ridere. «Basta!» cercava di divincolarsi e aggiunse tra le risate «Farò tutto quello che vuoi, basta che la smetti!»
Lui smise immediatamente, cogliendo la palla al balzo.
«Va bene!» si sedette vicino a lei sul divano e tirò fuori il cellulare, rispondendo a qualche messaggio. Lo stava facendo di proposito.
«Quindi? Cosa vuoi?» gli chiese lei, ancora col fiatone.
Lui le rispose guardando lo schermo del telefono: «te lo dirò quando arriverà il momento giusto.»
Santana rimase a bocca aperta, poteva vederla dalla coda dell'occhio. «Sei incredibile!»
Fece per alzarsi ma lui la ritirò verso di sé, facendola sedere sulle sue gambe e le disse all'orecchio: «lo vedrai, nena», poi aggiunse: «Allora? Giochiamo a FIFA oppure no?»
Prima che poté ribattere, Andrés tornò in soggiorno e vedendoli seduti in quel modo disse: «Juan Luis non provarci con la mia sorellina!» era evidentemente infastidito.
«È lei che mi sta provocando! Non vedi come si é buttata addosso a me? Non riesce a resistermi!» disse, fingendosi scioccato.
«Andrés non é vero!» fece lei, rialzandosi subito. «Certo che sei stronzo!» disse rivolta a Juan, che nel frattempo sorrideva compiaciuto, e si risedette sulla sedia.
Andrés cominciò a parlare, rivolto alla sorella: «Sta per arrivare Cami. Pensavo fosse il caso di avvertirti.»
Juan osservò come cambiò l'atteggiamento di Santana.
«Se viene lei, vado via io!» urlò in faccia al fratello. Probabilmente la birra avrebbe dovuto evitarla.
«Non fare così.. non potete chiarirvi come due persone normali? Ci sto litigando da due ore per colpa tua.» le rispose il fratello, poco saggiamente forse.
«Ah sí? Per colpa mia dici? La cosa non mi riguarda affatto! Io non ci sto nella stessa casa con lei.»
«Santana...» Andrés tentó di farla ragionare. «dove vuoi andare a quest'ora senza macchina? Perché la mia non la prendi, quindi o stai qui o vai da mamma. La scelta é tua.» disse sbuffando e alzando le mani.
«Vado da lui.» Santana lo indicò. Juan dovette sbattere più volte gli occhi prima di realizzare che effettivamente stava puntado il dito verso di lui.
«Come??» dissero Juan e Andrés all'unisono.
«Adesso vado a preparare le mie cose perchè vado a dormire a casa del mio amico! Posso no?» chiese, rivolgendosi a Juan.
«Per me non é un problem-» cominciò a dire, ma Andrés lo interruppe con un secco «NO.».
Santana era già andata in camera a prepararsi i vestiti e Andrés le andó dietro per farla ragionare. In tutto questo tempo Juan Luis era ancora seduto sul divano e stava meditando su come la sua giornata fosse migliorata in quelle ultime due ore. Stava cercando di contenere la sua gioia ad avere Santana a casa di nuovo, soprattutto perché era lei ad averglielo chiesto.. o meglio, imposto. Quel giorno le stelle erano dalla sua parte, ma non avrebbe dovuto precipitare le cose o fare lo stupido.
Andrés tornò in soggiorno e si avvicinó pericolosamente a lui.
«Se solo ti azzardi...» cominciò a dirgli, puntandogli il dito inquisitore contro.
«Calmati parcero, non succederà nulla con tua sorella. Non sono stupido.»
«Stai attento a quello che fai.» disse, si alzó e si diresse verso la sua stanza sbattendo fortemente la porta.
«Guarda che la rompi!» gli urlò dietro Juan, ma non ricevette risposta.

Guidando verso casa sua, osservava le stelle, rilassato. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di divertente, ma la verità era che stare con lei lo faceva stare bene. Non sentiva il minimo bisogno di creare piani per occupare il tempo che passavano insieme perché riuscivano a renderlo speciale grazie alla reciproca compagnia. Era stato sempre cosí fin da quando l'aveva incontrata per la prima volta.
Si sentiva un po' nostalgico quella sera ma guardandola capì che probabilmente lei stava odiando quella situazione, quindi decise di rompere il silenzio che si era creato.
«Mi dispiace che tu abbia discusso con lui prima, però sono contento di averti qui con me.. anche se non ho nulla di programmato. Dovremo improvvisare.» decise di puntare sulla sincerità, sapeva che avrebbe apprezzato.
«Grazie, é bello avere un amico su cui contare.»
Juan le sorrise. «Gli amici servono per questo, baby.»
Dalla coda dell'occhio poteva dire che anche lei sembrava sorridente, ma non ci avrebbe giurato.
«Dormiremo insieme però.» disse Juan, dal nulla. Forse era troppo avventato, ma d'altronde non avrebbe potuto rifiutarsi.
«Cosa?»
«Avevi detto tutto quello che volevo, no? Non agitarti! Intendo dormire, non avrai altro piacere fino a quando non me lo chiederai.. perché lo farai, ma non oggi.» le disse in tono provocante.
«Perché dovrei?» era diventata inspiegabilmente seria all'improvviso.
«Chiedermelo? Perché lo so che mi vuoi!» cercò di essere serio ma non riuscì a trattenere la risata.
«Intendo perché dovrei accettare.. »
«Perché sei mia amica e non vuoi che io mi spezzi la schiena sul divano come l'ultima volta che sei venuta da me.» non era vero, ma sapeva che l'avrebbe convinta. In effetti era ragionevole, dato che si era autoinvitata a casa sua.
«Ti dico una cosa: forse dovresti cercare di mettere da parte il tuo egocentrismo innato ogni tanto, perché non sei l'unico bel ragazzo qui in Colombia. Forse dovresti anche imparare ad accettare un no, nonostante tu ne abbia ricevuti evidentemente troppo pochi nella tua vita.» respiró sonoramente e poi aggiunse: «Ovviamente non posso rifiutarmi.. anche perché è casa tua e puoi fare quello che ti pare.»
Colpito e affondato. Incredibile come una serata apparentemente tranquilla potesse trasformarsi cosí repentinamente in un processo contro di lui. Decise che era il caso di fare chiarezza e di mettere le carte in tavola.
«Sai Santana, forse pensi che io sia uno stupido dotato di bel faccino e addominali ma in realtà sono molto più di questo. Ho avuto tante porte sbattute in faccia e tanti "no", non che la cosa ti riguardi, ma ci sono sempre due modi per reagire: buttarsi giù e autocommiserarsi per ogni cosa o continuare col sorriso a fare ciò che più piace. Forse ti sembro cosí egocentrico perché mi piace essere aperto sui miei desideri con i miei amici e perché mi piace fare qualche battuta o forse sei proprio tu che cerchi di allontanarmi ogni volta che provo ad avvicinarmi per entrare in sintonia con te. Evidentemente hai accettato di essere mia amica solo per farmi tacere o perché ti infastidivo? Non lo so. A volte sembra davvero che tu sia alla ricerca di qualsiasi scusa per litigare con me. Non sono una persona cattiva, dovresti aver capito che ci tengo a te.»
Non era arrabbiato, semplicemente si sentiva ferito. Non riusciva a capire cosa avesse commesso di sbagliato questa volta. Era stata lei a voler andare da lui.
Ormai era arrivato nel parcheggio di casa sua, ma non era più sicuro di voler stare in sua compagnia. Spense il motore dell'auto.
«Forse è meglio che io ti riporti a casa.» le disse senza girarsi e guardando un punto imprecisato fuori dal parabrezza. Non avrebbe mai ammesso di sentirsi usato, anche se chiaramente era così essendo lui il mezzo più efficace per evitare Andrés e per infastidirlo. Era stata astuta.
Santana si girò verso di lui. «Juan, io... mi dispiace. Non volevo dire quelle cose. Ho parlato senza riflettere.» tentò di avvicinare la mano verso la sua, che stringeva ancora il volante ma lui la allontanò.
«Lascia-»
Juan fu interrotto da un forte rumore di vetri rotti alle sue spalle. «Ma che cazzo...».

Hasta la Madrugada // MalumaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora