My teacher daddy •VMIN•~

1.

Una mattina come tutte, direbbe jimin nella sua mente.
Si alzò a malavoglia e iniziò a prepararsi per andare a scuola. Lui vive da solo in un appartamento nel centro di Seoul: è molto accogliente e spazioso per un appartamento, ma lui d'altronde se lo poteva permettere di vivere in un lusso. Ma il suo lusso è semplice, non è un tipo che ama esagerare per piacere o per far rosicare alla gente.
Lui studia all'università di Seoul, ed è molto vicina al suo palazzo quindi è anche comodo, senza dover scomodarsi per fare tutto quel bordello tra autobus e tram.
È un tipo semplice che ama vivere la vita al meglio: solo che se inizia a vedere la comodità di una cosa, inizia a prenderci la mano e li finisce per essere pigro e in conseguenza, non finirebbe mai quello che ha iniziato. Quindi cerca sempre di complicarsi (diciamo) la vita, solo per restare in movimento e non fermarsi sempre ad ogni ostacolo.
I suoi genitori gli hanno sempre insegnato che bisogna prendere la vita per il collare, e far vedere chi comanda: ma lui è sempre stato un ragazzo tranquillo senza nessuno che gli mettesse il bastone fra le gambe, anche perché non è un tipo che si fa mettere i piedi in testa facilmente.

Quella mattina jimin finì di fare colazione e si precipitò a scuola.
Era veramente stanco e non aveva neanche voglia di andarci, ma stranamente una voglia sovrumana gli si mise nella testa, cosa che non era mai successo.
Arrivato a scuola si mise su uno dei muretti aspettando che la campanella suoni.
Nel frattempo stava ripetendo storia: anche se sapeva che il professore non l'avrebbe interrogato perché lui, come gli aveva ripetuto la volta scorsa il prof, aveva già il voto.
Ma non glie ne fregava nulla, e se per caso gli avrebbe fatto una domanda? Non voleva essere impreparato.
Si beh lui è sempre stato il secchione della classe, quello che non si fa perdere un interrogazione solo per prendere ottimi voti. Non ha mai preso un insufficienza in vita sua, e se mai se la sarebbe presa, pazienza. L'avrebbe recuperata, conoscendosi.
La campanella suonò in perfetto orario, così entrò nella sua classe posizionandosi al suo posto, all'ultimo banco vicino alla finestra.
Si guardò intorno e osservò la classe riempirsi a poco a poco.
Appena entrò la prof di storia tutti gli studenti si sedettero: sembrava che la prof aveva qualcosa da annunciare agli studenti.

<<Allora ragazzi, come saprete, oggi arriverà un nuovo professore che sostituirà il caro professor kim. Voglio che lo accogliate con molta gentilezza e voglio che siate anche molto rispettosi nei suoi confronti.>>

Guardò tutti con molta serietà.
Il piccolo jimin non sapeva dell'arrivo di un nuovo professore.

<<Questo professore che verrà nella prossima ora, insegnerà educazione sessuale...>> detto quello la professoressa sembrava essere molto intimidita dai suoi ragazzi che la guardavano. Insomma, avrà almeno passati cinquant'anni quella prof, è normale che si intimidisca così.

<<Ma vi avverto, voglio veramente rispetto nei confronti di questo professore. È giovane, avrà qualche anno in più di voi, ma si è laureato molto prima in questo...quindi ogni volta che spiegherà non vorrei sentire, nel corso dell'anno, dei rimproveri o delle lamentele dal professore. Ci siamo intesi?>>

I ragazzi urlarono tutti insieme che quasi non si capiva nulla.
Jimin rifletteva sul fatto di questo nuovo professore: se aveva qualche anno in più di loro, e se si era laureato...allora poteva fare lo stesso anche lui. Voleva lavorare, fare qualcosa.
Tutte le spese sono sul conto dei suoi genitori che purtroppo sono sempre in viaggio per questioni di lavoro. Ma non voleva far pesare tutto ai suoi genitori, anche se sono ricchi sfondati. Fanno parte delle famiglie più ricche di Seoul, quindi si potevano permettere tutto. Ma a jimin non piaceva il fatto che doveva far pesare tutto hai suoi genitori, anche perché i suoi gli hanno lascianti tanti di quei soldi, che non sa cosa farci.
Non è un tipo che spreca soldi in droga o cose del genere, ma anche se li dovrebbe sprecare, non li sprecherebbe certo per quelle schifezze che ti fanno morire prima del previsto.