Capitolo 1: a voce bassa

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Iniziare a raccontare una storia non è mai facile. Soprattutto se questa non inizia con un "C'era una volta" molto bello, molto felice...

Lami era ormai già da più di tre ore che stava sdraiata sul suo letto, senza fare nulla, fissava quel soffitto bianco.
Non pensava ad una cosa precisa, in realtà non pensava affatto.
Si sentiva persa in quel "nulla" che la circondava, fissava quel soffitto completamente bianco come se aspettasse di trovare qualcosa di diverso.
Si sentiva persa, o meglio dire, si sentiva vuota.

Avete presente quella sensazione di "malumore" che nasce dalla noia?
Quando non hai voglia di fare nulla, ma in un certo senso sei triste, anche se non hai un motivo valido per esserlo.
Una forma di "apatia", che non ti fa essere né arrabbiato, né triste da poter piangere.
Rimani lì, con questo tuo malumore, senza riuscire a sfogarti.

Ma questa volta non era così.
Lami sapeva perfettamente perché si sentiva vuota in quel momento.
Aveva perso la persona più importante della sua vita: non parliamo di un fidanzato o di un amico.
Lei era sempre stata fredda, abbastanza distaccata con tutte le altre persone, ripetendo sempre a se stessa "la tua vita non è un aeroporto, chi vuole resta". Se ad esempio litigava con un amico non le importava nulla, ma le andava bene comunque.
Ma adesso aveva perso sua madre.
Non era sua madre biologica, in realtà, era sua nonna.
Tutti sono capaci di procreare,ma un genitore è colui o colei che cresce suo figlio con amore e lo educa, lo cresce nonostante tutto.
Non era la donna che l'aveva messa al mondo, ma era la donna che l'aveva resa quella che era tutt'ora.
Lami però sapeva che restare nel letto tutto il giorno non avrebbe cambiato le cose, o meglio le cose sarebbero peggiorate sicuramente quando tutti i famigliari si sarebbero presentati a casa sua per salutare il defunto. Ma quando sarebbero arrivati tutti lei non voleva stare a casa, non voleva essere guardata da tutti come quando morì suo padre.
Tutti attorno a lei le dicevano frasi scontate, che davano solo fastidio in verità. Non doveva fare tenerezza a nessuno,perché non aveva bisogno di nessuno. Persone della sua famiglia che vedeva solo a Natale adesso le dicevano frasi come "lo sai che per te ci sono"
Ma quando? Se non ci sono mai stati, non sapevano niente di tutta la sua vita. Ci sono e dove sono stati fin'ora?

Per evitare altri pensieri che le portavano solo rabbia, si è vestita veloce ed è uscita, senza ascoltare nessuno, neanche la zia, che continuava a farle domande di tutti i generi. Uscendo di fretta ha lasciato tutto a casa, non le interessava accendere il cellulare per sapere chi l'aveva cercata.
I suoi pensieri sembrava che avessero iniziato una gara.
Troppe idee: come quella di scappare via. Troppi ricordi, come la prima volta che aveva preso il treno e lei le teneva la mano e non faceva altro che ripeterle: «Non devi spostarti da vicino a me». Troppe cose che non potranno ripetersi mai più.
È arrivato un brivido di freddo, che in un'attimo l'aveva percorsa tutta. Una felpa e una maglietta a maniche corte a quanto pare, non erano abbastanza per quel vento gelido.
Ma questa volta, così come quelle a venire, non ci sarà nessuno ad obbligarla a vestirsi più pesante, o a rincorrerla per tutta casa per farle mettere una sciarpa odiosa. Ha sempre odiato i giubbotti, così come ha sempre odiato le sciarpe..
Però, ore, se potesse tornare indietro anche su questo proverebbe ad essere più obbediente.
Mentre altri ricordi gli arrivavano in mente un colpo di vento le va negli occhi ed iniziavano a lacrimare. Iniziavano a scendere quelle lacrime calde ma sa anche lei che alla fine non erano per il vento, ma erano per qualcosa che non tornerà mai più. Che tutte quelle lacrime, erano per qualcosa che è stato fatto e non potrà mai essere cambiato.
Con lei resteranno tante frasi non dette, forse troppe, ed è una di quelle frasi che è il culmine per il dolore di Lami.
La pronuncia a bassa voce, tra le lacrime che le scivolavano sulle guance, con dei singhiozzi, a denti stretti, pronunciò la frase: «Io ti amo, ma non te l'ho mai detto. Perdonami. Perdonami per tutto.»

Il momento più difficile per tutti era stato il funerale. Sopratutto per Lami, non le interessava più nulla, continuava a piangere senza preoccuparsi di niente e nessuno.
Continuava a stringere le mani di tutti quelli che le davano le condoglianze.
Tante persone piangevano, era presente tutta la famiglia, anche quei parenti che vedeva solo a Natale.
Era presente tutto il paese, perché era un paese molto piccolo con pochi abitanti ma lei aveva fatto tanto per tutti ed rimasta nel cuore di molti.
Per spiegarvi meglio che tipo di persona era, basta raccontarvi una sua domenica qualsiasi: si svegliava presto e iniziava a cucinare talmente tanto che sembrava che a casa dovesse arrivare un esercito. Andava a messa, Lami, invece, restava a casa a dormire, amava dormire in modo particolare.
Dopo si alzava con calma, si preparava, sistemava i letti e iniziava ad apparecchiare per un po' di persone.
Tutte le volte che tornava dalla messa sua madre non tornava mai da sola, sempre con qualcuno molto bisognoso e lei non ci pensava due volte ad offrire un pasto caldo.
Una volta tornò a casa con un gruppo di ragazzi tra i 20 e 25 anni, tutti tossici dipendenti che stavano seguendo un corso di disintossicazione.
Per lei erano tutti nipoti o figli, nonostante i loro difetti o abitudini sbagliate, era convinta del fatto che non esistevano persone cattive, ma solo delle scelte sbagliate che ti portano di conseguenza a sbagliare tutto.
Tante persone la criticavano, le consigliavano di smettere di aiutare sempre il prossimo anche perché "non si sa mai."
Le dicevano sempre che continuare a portare a casa sconosciuti non era un bene, potevano derubarla se non addirittura farle di peggio. Ma a lei non importava nulla, non ascoltava nessuno e continuava a fare del bene, almeno quello che poteva.

Cari lettori, adesso mi sembra arrivato il momento giusto per parlarvi di questa donna straordinaria, del suo passato e di tutto quello che ha passato.
Una donna che ha combattuto, sofferto, maturato e amato. Ciò che la vita l'ha portata ad essere...

-Il capitolo sarà in revisione prossimamente! Scusate gli eventuali errori ortografici o di punteggiatura!-

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