Forse sto per scrivere una cosa scontatissima ma in questo momento ho rivisto la goccia che fa traboccare il vaso scorrere, cadere e rovesciare tutto.
Credo ci siano due tipologie di solitudine:
Quella che si riesce a combattere non avendo paura di rimanere soli.
Riuscendo a buttare giù la paura che senza qualcuno al nostro fianco non siamo felici, non possiamo valere niente.
Rompendo la convinzione che non ce la possiamo cavare da soli.E quella che si crea quando hai degli amici che con la loro assenza ti fanno sentire da "solo".
Mi spiego.
Gli amici sono persone di cui ti fidi, ai quali non hai paura di mostrare quello che sei e tutto quello che hai dentro.
Gli amici dovrebbero essere i primi a correre quando c'è qualcosa che non va, darti forza e qualche parola di conforto.
La solitudine di cui parlo, quella che ti fa innervosire, è proprio questa.
Quando tu povero scemo ci sei sempre per gli amici ma questi non ci sono per te.
Quando ti dicono che stanno male tu corri, metti tutto da parte e cerchi di risollevarli, mentre poi quando stai male, lì provi questa solitudine o non ci sono o ti rispondono con un "mi dispiace" senza mettersi in gioco, giustificandosi in tutti i modi, dicendo che non ci sono mai passati e facendoti ritrovare in questo tipo di "solitudine", dove ti specchi col tuo problema ti alzi le maniche della maglietta e ti ritrovi ad affrontare tutto da solo.Forse per questo chi mi conosce dice che sono piena di risorse, perchè laddove mi è servita una parola di conforto, una mano a cui aggrapparmi non l'ho trovata, non mi è stata data e la forza l'ho sempre trovata da me stessa. Infatti non mi circondo di persone inutili per non sentirmi sola, non cerco amore dalla gente e a questo punto nemmeno semplice pietà.
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Non mi resta che scrivere.
Short StoryUna raccolta di piccoli sfoghi che non riesco ad evitare perché, triste o felice, io ho bisogno di appellarmi alle parole e scrivere maree di pensieri ingarbugliati sperando di dargli un filo temporale e logico.