POV ANNA
Non ho mai rinnegato chi sono, cosa faccio o con chi sono, perché non ho mai avuto bisogno di farlo, non è mai stato necessario farlo. Ma purtroppo quel giorno è arrivato, ho dovuto esser quasi violentata per capire che questo mondo è pieno di invidia e di gente che pur di ottenere quello che vuole è disposta a rendere ridicolo l'altro.
Quei stessi ragazzi che inconsapevolmente e inconsciamente mi hanno fatto del male morirebbero per me, ed è un paradosso più mi amano e più mi fanno del male o meglio più loro dimostrano il bene che mi vogliono e più suscitano invidia e gelosia da parte degli altri.
Ma in qualsiasi modo la mettiamo quella che si fa più male sono io e non voglio fare la vittima, non l'ho mai fatto. Ma è brutto da sopportare.
"Avanti" rispondo quando sento bussare alla mia porta.
Federico entra e anche oggi, come ieri, l'altro ieri e da una settimana a questa parte ha la stessa faccia quello di uno che spera ma poi capisce che la sua speranza è stata vana.
È da quasi una settima che entra nella mia stanza la mattina con la speranza di trovarmi pronta per andare a scuola ed io invece rimango sotto le coperte a guardare la televisione o fuori dalla finestra chissà dove.
"Neanche oggi?" Ormai non mi fa neanche la domanda completa, ci ha rinunciato sa che comunque gli risponderei con un cenno negativo della testa, così faccio.
"Allora anche io rimango a casa oggi, così mi dirai quale è il vero problema e ne usciremo".
Continua a fare cenno di no con la testa, allora lui mette le braccia conserte e si avvicina.
"Bene, allora da cosa vuoi cominciare?"
Non rispondo.
"Perchè non vuoi venire a scuola?"
Altra domanda che non riceverà risposta.
"Da quando ti rifiuti di parlare anche con me?"
Non è che non voglio parlare con lui è che non voglio parlare e basta.
"Sai che non rinuncerò facilmente, ora vado ma sta sera non scappi" mi da un bacio in fronte ed esce.
Mi giro dall'altra parte e dormo.
Un continuo bussare alla mia porta mi fa svegliare, mi rigiro e in quel momento sbuca la testa di mio padre.
"Bambolina, posso entrare?"
"Vieni papi"
Si avvicina, si stende vicino a me sul letto e comincia a giocherellare con le dita della mia mano.
"Perché non vuoi andare a scuola?"
Lo guardo pregando che non mi stia chiedendo veramente di rispondere.
"Non fare quella faccia, a me devi rispondere, va bene che imbamboli Federico, ma me no"
Continuo a non rispondere.
"Va bene se non vuoi parlare da sola, ti farò parlare io"
Non faccio in tempo a lanciargli uno sguardo interrogativo che mi comincia a fare il solletico.
Quando sono con le lacrime agli occhi, provo a liberarmi facendo strani versi.
"Finché non sento la tua voce non smetto".
"Basta, basta...non ce la faccio più". E non ce la faccio veramente.
Ci risistemiamo sul letto.
STAI LEGGENDO
UN ALTRO ROUND
RomanceAnna è una ragazza di 17 anni, a breve ne compirà 18. Sua madre l'ha abbandonata quando era molto piccola. Lei è la figlia di un famoso pugile, che però ha smesso quando lei aveva 3 anni ha aperto una scuola di pugilato. Anna fin da piccola è sempre...