Capitolo Cinque

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27 Settembre 2015 - Torino

Stretto nella sua giacca, il Dottor Edoardo Liegi si muoveva spedito nel trafficato centro Torinese. Ultimamente, gli affari della sua azienda non andavano a gonfie vele, o meglio, le spropositate somme di denaro investite dal proprietario nei suoi incontri 'ludici', non permettevano più alla ditta di mantenere positivi i bilanci del fatturato.
La sua reputazione stava pian piano decadendo, iniziando dai suoi dipendenti che,  con i loro mormorii, al suo passaggio lo additavano come un forsennato, un assetato di denaro al solo scopo di spenderlo in atti di dissolutezza.
Nella famiglia Liegi, la pace dunque, non regnava già da un po' di tempo;
Emma aveva cresciuto sua figlia come meglio aveva potuto, allontanandola dal mondo sporco e losco degli affari del padre, e talvolta assumendo la sua figura.
Non era una vita facile la sua, nonostante l'agio in cui aveva sempre vissuto, si sentiva vuota. L'amore quasi finito col Dottor Liegi, il vivere in una casa che non le sapeva di nulla, se non brutti ricordi, e quella bambina che stava diventando adulta sotto i suoi occhi, non tanto facile da gestire.

Edoardo Liegi era solito scomparire per giorni, anche settimane, se ciò significava compensare il bilancio in declino della sua azienda, anche con intrallazzi non del tutto legali.
Si era messo in una situazione più grande di quanto avesse valutato, il riciclaggio di farmaci non era una cosa di poco conto, ma si fidava dei suoi agganci. Tuttavia, anche se molto scettico, il fondo assicurativo in una banca Svizzera che dal giorno della sua nascita aveva intestato alla figlia, avrebbe coperto tutto nel caso le cose avessero preso una piega sbagliata.
Era un grande uomo d'affari, rispettato e ben voluto, si chiedeva sempre cosa avrebbe potuto pensare la gente di lui una volta scoperta la sua "vita segreta".

                    28 Marzo 2018 - Torino

Gin quella mattina aveva tirato giù la casa.
Non si dava pace, aveva svuotato ogni singolo cassetto e passato in rassegna ogni mobile.
Non trovava più il ciondolo di sua madre, lei si ricordava di averlo avuto sempre addosso, lo toglieva solo esclusivamente quando doveva entrare a contatto con l'acqua. In bagno aveva già visto, fosse stato per lei sarebbe arrivata a smontare perfino il lavandino, ma nulla, era scomparso!
Era tornata prima dal bar questa mattina, si era accorta di non averlo ed è andata in panico, non era un tipo che inventava scuse al lavoro, ma il finto malore di oggi, le era del tutto giustificato.
Non aveva idea di dove potesse averlo messo, e se le fosse caduto?
Se lo avesse perso?
Non se lo sarebbe mai perdonato, era l'unico oggetto appartenuto ad Emma che le era rimasto.
Sospira affranta, rassegnandosi al fatto che non lo avrebbe trovato tanto presto, forse mai, o magari sarebbe spuntato fuori da un momento all'altro.
Non sapeva cosa fare, più ci pensava, più non si dava pace; era convinta di averlo fino alla sera del temporale, sicuramente le si sarà sfilato dal collo nella foga della corsa, o nell'impatto con quel ragazzo, il suo braccio dietro al collo di lei, quella leggera pressione esercitata mentre cercava di ripararla per quanto possibile dalla pioggia.
Nessuno dei due si era accorto di niente, e quella 'E' dentro ad un cuore starà vagando per le fognature di Torino, probabilmente trascinata via dall'acqua in un tombino, o nel peggiore -per quanto possibile- delle ipotesi, in tasca di qualcuno che per caso lo aveva stanato.

Federico

Due giorni.
Due giorni in cui ammattisco, pensando a quella ragazza.
L'avevo sentita parlare poco, la prima volta non aveva fatto altro che urlarmi contro, e l'ultima sembrava stesse per rompere quel guscio di acidità e sfrontatezza che la accompagnava sempre, ma poi all'improvviso, quando pensavo che le cose stessero andando per il verso giusto, ho ricevuto l'ennesima porta in faccia. Letteralmente.
Non sapevo come si chiamasse, non sapevo quanti anni avesse, avevo il nulla in mano.
Solitamente non mi entusiasmavo molto davanti alle ragazze, non potevo negare fosse una tipa abbastanza carina, ma non mi interessava in quel senso. Volevo solo conoscerla, presentarmi, e se non mi fosse andata a genio ci saremmo limitati a dei semplici convenevoli, nulla di più di un "buongiorno" o un "buonasera". Ma lei questa possibilità non me l'ha concessa.
Forse era questo suo sfuggire, il suo crearsi un'aura misteriosa intorno che mi incuriosiva.
Non amavo le sfide solo in campo; nella vita, più me ne si presentavano davanti, più io ero determinato a vincerle.
Avrei scoperto di più su di lei, ne ero sicuro.

Frustrato e abbastanza indolenzito mi alzo dal letto tutto sfatto.
Un bicchiere d'acqua, ho bisogno di un bicchiere d'acqua.
Finisco quasi mezza bottiglia, non avevo toccato cibo fino a ora di pranzo, mi ero alzato parecchio tardi e non avevo seguito il mio solito regime alimentare.

Da: Corinne

"Se ti va, anche più tardi, chiamami"

Il telefono vibra nelle mie mani, alzo gli occhi al cielo nel leggere il messaggio, ma soprattutto il mittente.
Avevo passato la notte con lei, Corinne, proprio come facevo ogni tanto quando avevo bisogno di una distrazione. Non era nulla per me, se non un mezzo di sfogo, e so che non è bello da dirsi, ma a noi stava bene così. Non le avevo mai chiesto nulla in più, la cosa era abbastanza reciproca, anche se ero convinto che non le sarebbe dispiaciuta una relazione, ovviamente il mio cognome e il ruolo che rivesto, sono più importanti per ciò che le concerne.
Avevo perso proprio fiducia nelle relazioni in generale, sono stato per diversi anni con Veronica, una ragazza più grande di me, andava tutto bene finché non ho iniziato a costruire concretamente qualcosa nel mio campo, cercando di affermarmi, e man mano che ci riuscivo, ci allontanavamo. Diceva di non poterne più di quella situazione, eravamo dei ragazzini ingenui, convinti di aver trovato l'amore, ma col senno di poi mi sono accorto di tante cose.
Entrando però nel vero mondo del calcio, quello al di fuori del campo, i fatti sono cambiate. Soldi, donne disposte a tutto, dissolutezza in tutti i suoi minimi termini.
Ho ventitré anni, continuo a ripetermi, devo pensare a lavorare duro e a divertirmi quando posso.
La vita del calciatore ti priva di tante cose, ma ti da l'opportunità di altre mille.
Capitava di fare del sesso occasionale molto più di quanto avessi immaginato di poter fare, il mio umore e le mie speranze infrante, avevano alimentato la scintilla e fatto scoppiare il fuoco.

Eccomi tornata!
Spero vi piaccia il capitolo, non è il solito, non succede nulla tra i nostri due protagonisti, ma questo mi serviva per il semplice fatto di voler introdurre un pezzo della storia della famiglia Liegi, il resto si scoprirà più avanti.
Vorrei davvero sapere se la storia vi sta incuriosendo, se avete pareri, se cambiereste qualcosa o giusto anche un semplice suggerimento, anche le critiche, purché costruttive sono ben accette.
Comunque sia, io ne approfitto per farvi un caro augurio per una serena Pasqua.

Girl Next Door// Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora