FedericoSono a Firenze da due giorni.
I miei genitori avevano tanto insistito affinché li venissi a trovare, era un continuo ripetersi di frasi che puntualmente iniziavano con "Da quando ti sei trasferito a Torino..." di qua e di là. Ero stufo di sentire ogni volta la solita ramanzina, quindi avevo approfittato dei tre giorni di pausa concessi dopo il grande trionfo della finale di Coppa Italia.
Ero eccitato all'inverosimile, avevo lavorato duramente per tornare in campo dopo quel piccolo incidente di percorso avuto qualche mese fa.
Mi era mancata casa mia, devo ammetterlo, ma la ragione che più mi premeva ad andare via da qui, era la mancanza di stimoli, la Fiorentina mi aveva dato tanto negli anni precedenti, ma non mi permetteva di vivere di sfide e di brividi, cose che alla Juventus erano all'ordine del giorno.
La mia famiglia sarebbe stata comunque qui per me; era una gioia vedere l'orgoglio negli occhi dei miei genitori ogni qualvolta parlavano di me, ed ero fiero di aver reso giustizia a tutti i sacrifici che sin da piccolo, avevano fatto per me.
Era il mio ultimo pranzo dalla nonna prima di ripartire per Torino, stare a casa sua mi faceva sentire una persona normale, ritornavo bambino non appena varcata la soglia del piccolo cancello verde.Rincasato da poco, ma con nessuna voglia di oziare sul divano, o su qualsiasi altro pezzo d'arredamento che implicasse stare stravaccato e senza far nulla.
Ho provato e riprovato più volte a chiamare Paulo o Andrea ma puntualmente, squillava a vuoto.
La mia idea di fare un giro, o perlomeno stare in compagnia, era sfumata in brevissimo tempo. Così, annoiato e anche un po' infastidito dal fatto che su cinque miei compagni di squadra rimasti o già rientrati a Torino, nessuno era disponibile, decido di uscire per conto mio.
Munito di occhiali da sole e cappellino alla mano per ogni evenienza, varco la soglia del mio condominio.
Il viale antecedente a Piazza C.L.N. era tranquillo, non affollato come al solito, soprattutto vista l'ora.
Esco raramente da solo, se sono a piedi neanche se ne parla, scatenerei l'inferno, però con mia piacevole sorpresa, ho potuto constatare che le due e mezza del pomeriggio non è un orario che da sfogo ad un mare di folla. Tutto il contrario.
Ovviamente anche io ho i miei accorgimenti, cerco di passare inosservato e di coprirmi il più possibile.
E non faccio neanche in tempo a pensarle certe cose, perché mentre mi distraggo un attimo per rispondere a Paulo che finalmente aveva deciso di farsi vivo, scorgo un gruppo di ragazzi che parlano ad alta voce delle ultime partite, uno di loro in particolare porta sulla schiena il numero 10, proprio il suo.
Il mio cervello parte con gli allarmismi, perciò inizio a camminare a passo svelto con la testa china per un paio di metri.
Via Donati non è mai stata così interessante ai miei occhi fino ad ora, soprattutto le aiuole poste al limite del marciapiede.
Mi fermo un attimo e ripercorro di pochi metri i miei passi... Via Donati, le aiuole sistemate in questa maniera e musica leggera che arriva in sottofondo.
Do certezze alle mie ipotesi quando poco più avanti i miei occhi sono catturati da un gazebo con dei tavolini e l'insegna "Royal Bar" che splende con i suoi caratteri raffinati sotto il sole di Torino.Ginevra
Lei lavora qui, ci ho parlato per la prima volta proprio qui.
Era da tempo che non la vedevo, sempre troppo assente per i miei gusti, così misteriosa e sfuggente.Decido di entrare, magari è la volta buona che riesco ad estorcerle più di tre parole in croce.
Cammino a testa alta, mi addentro nel locale con passo deciso, incurante delle persone che fino a prima, avevo paura mi potessero riconoscere.
Al diavolo, non mi interessava ciò che poteva pensare.
Mi guardo velocemente attorno, ma la sua folta chioma castana e i suoi occhi verdi si fanno desiderare più del dovuto, con la fortuna che mi ritrovo con le ragazze, c'era da aspettarselo che molto probabilmente, di lei non ci fosse traccia proprio quel giorno.<<Scusi, Ginevra non c'è oggi?>> Mi schiarisco la voce mentre tiro fuori un coraggio che non sapevo neanche di avere per fare questa domanda
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Girl Next Door// Federico Bernardeschi
Romance"L'apparenza è il più potente degli inganni; Ci facciamo ammaliare da ciò che luccica, ne siamo terribilmente attratti, cadiamo in trappole da cui poi, alla fine è difficile scappare. Anche quello che all'apparenza è un angelo può dimostrarsi...