Capitolo Sei

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Non le capitava spesso di sognare i suoi genitori, soprattutto nell'ultimo periodo.
Ma questa notte, non sarà per niente facile da dimenticare per Gin.
Sembrava che tutto le remasse contro, dalla perdita del ciondolo, al sogno, per finire alle continue pressioni del viscido proprietario del Vibe.
La vita di Gin era un completo disastro, e lei se ne stava pian piano accorgendo. Non aveva amici, neanche una persona su cui contare, era schiva con chiunque provasse ad avere un approccio con lei, e aveva capito che così non poteva continuare.
Quella mattina, anche se reduce da quel sogno che tanto l'aveva turbata, uscita di casa aveva cercato di indossare uno dei suoi sorrisi migliori, promettendo a se stessa che l'avrebbe mantenuto a lungo.
Il turno al bar era iniziato da qualche ora, c'era un po' di fiacca visto l'orario, le undici del mattino, soprattutto il martedì, non erano certo l'ora di punta. Capitava che la domenica qualcuno se la prendesse comoda, ma non in un giorno infrasettimanale, soprattutto trattandosi di una città come Torino.
Aveva appena servito un tavolo di anziani signori, non riusciva a smettere di guardarli, le loro mani intrecciate e i loro occhi che ancora brillavano dopo chi sa quanto tempo passato insieme.
Si chiedeva se un giorno, qualcuno l'avrebbe potuta guardare con gli stessi occhi di quell'anziano signore.
Ma al momento, l'amaro della verità la travolse. Nessuno avrebbe mai potuto amare quello che era al momento, una ragazza sola, con un caratteraccio che di giorno serviva in un bar e la sera volteggiava tra un palo e l'altro.
Le lacrime minacciavano di uscire da un momento all'altro, provando a ricacciarle indietro voltandosi verso la macchinetta dei caffè, aveva preso con le mani tremanti uno straccio sul bancone, iniziando a pulire nervosamente il primo pezzo che le era capitato a tiro.

"Scusami, posso avere un caffè macchiato al vetro?"

Scuotendo la testa per ritornare alla realtà, si volta verso il cliente che le aveva chiesto l'ordinazione
Le sembrava una voce familiare, ma voltandosi distrattamente ha notato solo la figura di un ragazzo notevolmente coperto da un cappello con sopra il cappuccio della felpa e lo sguardo basso.

"Ah ma sei tu" e la voce di prima, conferma i suoi sospetti

Il suo vicino se ne stava lì, seduto sullo sgabello a guardarla e, probabilmente, ad aspettare una sua risposta.
Si vergognava da morire per essersi comportata in quel modo tre sere fa, le aveva chiesto gentilmente di fare la sua conoscenza, e lei, da stupida quale era, si era dileguata sbattendogli la porta in faccia.
Era una cretina, lui era tornato indietro in quella che sembrava una tempesta per darle una mano e cercare di ripararla dalla pioggia.

"Ecco il tuo caffè" era la prima cosa banale che le era venuta in mente di dire per evitare qualsiasi tipo di discorso, ma soprattutto per evitare di incrociare i suoi bellissimi occhi verdi

"Perché sei scappata quella sera?" La sua domanda pungente era andata proprio a parare dove non avrebbe dovuto

"Ecco.. io- ." Cercava di formulare qualcosa, qualsiasi cosa le passasse per la testa per evitare un'altra figuraccia ma alla fine la voce di Elisa, la moglie del proprietario, l'aveva interrotta

"Hey Gin, io devo andare, chiudi tu?"

"Si, tranquilla non preoccuparti" le forza un sorriso voltandosi verso la donna che in fretta e furia si leva il grembiule ed esce fuori dal locale

"Il tuo nome quindi devo venirlo a sapere da altri?" Mi chiede con tono divertito

Continuava a ripetersi 'okay, ora basta Gin, sii gentile'

"No, mi chiamo Ginevra. E il tuo, mister caffè macchiato al vetro, quale sarebbe?" Aveva usato un tono sostenuto, divertito anche quello, ma sostenuto, il tutto accompagnato da un sorriso spontaneo, che non pensava proprio di riservare a qualcuno

"Mi chiamo Federico"

Lui avrebbe voluto aggiungere un "forse lo sai già", ma non era sicuro che la ragazza di fronte a lui seguisse il calcio, o avesse la minima idea di chi fosse il numero 33 bianconero, quindi aveva preferito di evitare.
Se, come al solito, la fama lo avesse preceduto, lo avrebbe scoperto da lì a breve

Il locale iniziava ad ospitare un po' di gente, e Federico cominciava ad agitarsi, avrebbe voluto trattenersi ancora per scambiare quattro parole, ma aveva capito che Ginevra non lo conoscesse affatto, e per una volta nella sua vita, voleva essere trattato come una persona normale.
In fretta e furia aveva aperto il suo portafoglio, aveva tolto la prima banconota che gli era capitata a tiro e l'aveva lasciata sul bancone

"Io devo proprio andare, ci vediamo... tieni il resto" si era congedato così, abbassandosi meglio che poteva la visiera del cappello e tenendo lo sguardo sempre più a terra

Guardando il bancone Gin aveva notato la banconota da 20€. Ma era impazzito? Per due euro di caffè ne aveva lasciati venti, certo capitava che i clienti lasciassero qualche mancia ogni tanto, ma di veramente poco conto. Quei due, tre euro di più visto la tirchieria dei Torinesi, ma non poteva assolutamente tenerli tutti quei soldi.
Avrebbe voluto, certo, pensava che anche un misero euro, era un passo avanti verso la libertà, ma lo 'conosceva' in un certo senso, se li avesse tenuti aveva paura di fare in qualche modo una brutta figura, era un ragazzo infondo, quale lavoro poteva permettergli di lasciare certe mance a destra e sinistra?

Dal canto suo, Federico era contento di averla rivista e finalmente di aver scoperto il nome di quella ragazza. Lo incuriosiva da morire, quel modo in cui scappava da tutto, l'aura misteriosa che la circondava e, il fatto che lei facesse l'impossibile per mantenerla, lo faceva ammattire.
Da quello che poteva capire era abbastanza solitaria, ormai era sicuro che vivesse da sola in quell'appartamento, non aveva visto mia altre persone varcare quella porta, e francamente non riusciva a capirne il motivo.
Era davvero bella, e non riusciva a capacitarsi del fatto che magari non avesse un ragazzo o qualche amica, ma d'altronde l'aveva vista troppe poche volte. La sua immaginazione stava divagando, era impossibile che non avesse qualcuno al suo fianco, anche degli amici, ma tutto ciò che la circondava sembra assente, e lui voleva scoprire sempre di più.
Avrebbe voluto trattenersi oltre, però non voleva essere riconosciuto e magari rischiare di farla allontanare ulteriormente.

Indovinate chi finalmente ha finito la sessione?
Okay, non canto vittoria perché a Maggio
ho un altro esame ma per il momento sono
"libera"
Passiamo alla storia, ragazzi ma vi sta piacendo?
Non so, non vi vedo molto presi e vorrei sentire qualche parere, mi farebbe super piacere ascoltare ciò che avete da dire, le vostre opinioni e via dicendo.
Se vi va, potete commentare o lasciarmi anche un messaggio in posta privata.
Un bacione e alla prossima ❤️

Girl Next Door// Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora