Karen
Sabato mattina mi svegliai verso le dieci e non avendo voglia di stare da sola, e in casa oltretutto, telefonai alla mia amica Mary per chiederle di fare shopping, e lei ovviamente accettò. Ci incontrammo in un bar molto chic, dove facemmo colazione con cappuccino e brioche integrale ai frutti di bosco e dopodichè cominciammo lo shopping! Passammo in rassegna parecchi negozi e alla fine, agli ennesimi vestiti provati, optammo per un abito –mooooolto- corto, verde, che lasciava la schiena scoperta –io- e un vestito simile ma blu –lei. Uscite dal negozio ci accorgemmo che era già mezzogiorno e mezza, e Mary mi portò in un ristorante cinese davvero buono. Tra una chiacchierata e l'altra, ci salutammo alle 14, e ci demmo appuntamento per le 22 della sera stessa. Tornata a casa, decisi di dedicarmi un po' a me stessa, facendo un bel bagno lungo, dandomi lo smalto, e tutte quelle altre cose da donna.
Alle 21:50 arrivai davanti al locale. Emanava fascino già a vederne solo la facciata. Una fila interminabile di giovani attendevano di entrare, e i buttafuori ne facevano passare solo piccoli gruppi alla volta. "Chissà se riusciremo mai ad entrare" pensai. Dopo qualche minuto vidi arrivare il resto della comitiva. Mary stava davvero d'incanto con quel vestito, avrebbe spezzato di sicuro molti cuori quella sera. Melody invece era fasciata in un bellissimo abito che le arrivava poco sopra le ginocchia, di un arancione molto appariscente; Katherine invece aveva optato per abbinamento minigonna nera e top svasato bordeaux. Stephan, che dire, con quella camicia fucsia, non si sarebbe mai detto fosse gay (ironia mode: on). Appena furono abbastanza vicini, salutai e saltai addosso a ciascuno di loro. Durante la mia permanenza a Londra ci eravamo tenuti in contatto solo tramite internet e mi era mancato un sacco abbracciarli e chiacchierare faccia a faccia con loro. Erano davvero una benedizione per me, non so cos'avrei fatto se non fosse stato per loro.
Conclusi i convenevoli, esternai la mia paura di non riuscire a entrare prima del mattino. «Tesoro, non ti preoccupare, uno dei buttafuori è il mio attuale flirt e ha promesso di farci entrare» disse Stephan facendomi l'occhiolino. Accidenti a lui, era peggio di una donna. Quel povero buttafuori, nel giro di una settimana al massimo, sarà dimenticato.
Entrati nel locale, l'atmosfera chic e sensuale fu la prima cosa che mi colpì: le luci erano soffuse, con qualche strobo nella pista da ballo, il bancone del bar era nero lucido, con luci al neon bianche che correvano tutto intorno. I divanetti erano anche essi di pelle nera. I membri dello staff erano tutti giovani, e la clientela ricercata.
Andammo subito al bar a ordinare da bere, io il mio inmancabile cocktail fruttato, e ci dissero che ci avrebbero servito il tutto al divanetto, perciò andammo a sederci. Dopo qualche chiacchiera, sentii Turn up the speaker, di Martin Garrix, e mi ritrovai trascinata da Stephan verso la pista. Adoravamo entrambi quella canzone e restammo in pista a ballare anche le successive, raggiunti dalle altre ragazze.
Il quinto giro di alcolici toccava a me pagarlo, e per avere un attimo di tregua, decisi di andare direttamente al bar e attendere l'ordinazione pronta.
<Hey bellissima> sentii dire da un ragazzo alla mia destra mentre aspettavo, appoggiata al bancone. Mi girai per guardarlo e notai subito che era ubriaco. Era con un gruppetto di 3 amici, tutti carini, palestrati, e vestiti bene. Decisi di provare a ignorarli, ricambiando solo con un cenno della testa, e rigirandomi verso il barista, che ovviamente ci stava mettendo un'eternità.
«Sei sola?» mi chiese un altro ragazzo del gruppo e anche questa volta mi limitai ad un "no" secco.
«Dai, non fare la preziosa, si vede lontano un miglio che anche tu ti vuoi divertire» aggiunse il primo.
Al che mi girai e gli dissi «Certo che voglio divertirmi, ma coi miei amici e basta» e detto ciò provai ad allontanarmi, ma il terzo del gruppo, afferrandomi per un braccio disse «Che c'è? Non siamo alla tua altezza "principessina"?». Sentendomi chiamare così, mi avvicinai a lui e con sguardo glaciale gli dissi «Non credo proprio. Siete solo dei cafoni ignoranti. Lasciami immediatamente e smettetela», quindi, con i cocktail in mano, tornai dai miei amici, e continuai a ballare con loro.
«Allora, com'è Londra?» mi chiese, quando ci sedemmo, Katherine.
«Bella, molto grigia e piovosa» risposi. Pensare a Londra mi faceva sempre intristire e mi vennero quasi le lacrime agli occhi. Per non far notare agli altri il mio cambio di umore e per non guastargli la serata, scolai il mio drink e mi allontanai, in cerca di un porta secondaria dove prendere un po' d'aria.
Arrivata in fondo al corridoio delle toilette, trovai ciò che stavo cercando. Aprii la porta e vidi che dava in un vicolo. Uscii, facendo attenzione a non chiudere completamente la porta, per non rimanere chiusa fuori, e mi accesi una sigaretta.
«Bene bene, ti sei stufata di stare coi tuoi amichetti vedo, e sei venuta finalmente in cerca di più divertimento?»
Quella voce mi fece raggelare. Mi girai e riconobbi il ragazzo che mi voleva abbordare al bar, e notai che aveva richiuso la porta del locale. Accidenti.
«In realtà ero solo venuta a prendere una boccata d'aria, ma ora sarà meglio che rientri, altrimenti si preoccuperanno i miei amici. E poi, non ti avevo detto di stare alla larga?»
«Oh ma che peccato, quindi non resti con noi? sentii una voce alla mia destra, mi girai e vidi comparire gli altri ragazzi del gruppo.
Non ebbi nemmeno il tempo di gridare, che mi avevano già afferrata e messo una mano sulla bocca. Avendo bevuto così tanto, i miei riflessi erano rallentati e così anche i miei movimenti. Cavolo, io che non bevo mai, perchè proprio stasera ho dovuto farlo?! Mi guardai freneticamente intorno per cercare aiuto, o vedere se per caso ci fossero delle telecamere, ma non vidi nulla.
«Ora ti facciamo divertire noi, puttanella» disse il ragazzo che aveva parlato per secondo. E appena finì la frase, sentii la stoffa del vestito lacerarsi.
Provai nuovamente a urlare, mordere, calciare, graffiare, ma era tutto inutile. Io troppo ubriaca, e loro troppo forti. Stupide lacrime cominciarono a rigarmi le guance, quando loro iniziarono a toccarmi e palpeggiarmi.
«Ooh, guardatela, Miss Preziosa sta piangendo e ha ritratto gli artigli» mi presero in giro e scoppiarono a ridere.
La vergogna era terribile, ancor più quando mi tolsero ogni brandello di stoffa che ancora avevo addosso, restando solo in perizoma e tacchi.
«Mhm, lo dicevo io che avevi un bel corpo. Sarà un peccato sfregiarlo, se non fai la brava, ma le principesse sono sempre brave, no?» mi minacciò il terzo, estraendo un coltello e passandomelo leggermente sulla guancia. Tremai e singhiozzai. Perchè sta succedendo proprio a me? Ti prego, fammi svegliare da questo terribile incubo. Quando col coltello scese lungo il collo, il petto e la pancia, tremai più violentemente, e chiusi gli occhi quando sentii che mi stava facendo a pezzi le mutandine. Qualcuno provò a toccarmi in mezzo alle gambe, ma non so come, riuscii a liberare un braccio e a graffiarlo in viso.
«Aaaaargh, brutta troia! Ora imparerai qual'è il tuo posto!!»
Non lo vidi arrivare. Un manrovescio che mi scaraventò a terra. Ma subito sempre lui mi prese per il collo, e rialzandomi mi mandò a sbattere contro il muro. Un impatto terribile che mi spezzò il respiro. Ma è mai possibile che un locale come questo non abbia telecamere anche qui?
La mia vista era annebbiata dalle lacrime, e quei quattro continuavano a sbeffeggiarmi, dicendomi che ero una puttana, e che non me la tiravo più cosi tanto ora. Mi guardai un po' attorno e vedendo una possibile via di fuga a sinistra, provai a lanciarmi in una corsa, ma uno di essi mi afferrò prima di riuscire a scappare, mettendomi un braccio attorno al collo, e stringendo. Mano a mano che stringeva, mi mancava sempre più aria, finché la vista mi si annebbiò sempre di più e persi i sensi.
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Undisclosed Desire
RomanceSalve a tutti, questa è la prima storia che scrivo, sarà un po' particolare. Spero vi piaccia ^_^