9. Violino (REV)

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Crystal rabbrividì e si strinse nel mantello, il suo caldo mantello, priva dell'abbraccio colmo di passione trattenuta in dolcezza, le labbra orfane di un calore appena assaporato.
Ma negli occhi aveva la luce speciale delle iridi di nero cristallo, nelle orecchie il sussurro d'amore del suo nome sulle bramate labbra sottili.

Pallida bellezza, come amo le tue ciglia
dove sembra che scorrano le tenebre!
Altro che funebri pensieri m'ispirano
quei tuoi occhi nerissimi!
Quei tuoi occhi come s'accordano ai neri capelli
con quella chioma elastica!
E come languidi mi parlano i tuoi occhi! [1]

Severus non l'aveva baciata, sebbene l'evidenza del desiderio fosse indiscutibile, le aveva solo sfiorato le labbra, a lungo, dolcemente, mentre le sue braccia la stringevano appena, con delicato e appassionato rispetto.
Non le era mai successa una cosa simile: era disorientata dal comportamento del mago, certa che le parole sibilate alla fine fossero solo parte dell'usuale recita di uomo odioso.
La verità era nell'amore che aveva pervaso il suo nome, un sussurro sfuggito al cuore del mago: le aveva fatto provare fremiti profondi, risvegliando sensazioni e ricordi che credeva morti per sempre, insieme ai suoi genitori e al loro amore.
Non erano brividi di freddo quelli che stavano diffondendosi nel suo corpo e questo la spaventò ancor di più: mai l'abbraccio di un uomo le aveva ricordato la sensazione di protezione e amore che promanava dal calore delle braccia di suo padre; mai più, da quando era una piccola bimba, il suo nome era stato pronunciato con tale enfasi d'amore.
Questo la terrorizzava al punto di non voler ammettere quanto avesse bisogno di amore, dolcezza e rispetto.
Decise di dimenticare, di far finta di niente, che nulla fosse accaduto.
Doveva tornare subito nella sala, anche se incontrare l'algida eleganza di Malfoy era l'ultima cosa che desiderava. Ma di quel mago, e del suo appoggio, aveva un dannato bisogno se voleva riuscire a emergere in tempi veloci in quello strano mondo dove i suoi insospettati poteri l'avevano portata.
Avrebbe fatto quanto necessario, come sempre, anche se in quel momento il fuoco nero degli occhi di Severus Piton l'affascinava molto di più dell'argento ghiacciato dello sguardo di Malfoy.
Rabbrividì ancora, e di nuovo non a causa del freddo: quegli occhi e il suo nome sussurrato con trasporto le avevano fatto provare...
No, lei non provava niente, non era capace di amare, non voleva amare!
Però, forse, lui era diverso, lui aveva un'anima simile alla sua, lui...
No, non sarebbe mai più stata debole, non avrebbe creduto in nulla, non si sarebbe lasciata andare.
Era forte e non aveva bisogno di niente, neppure del protettivo calore di un abbraccio rispettoso, che nei suoi ricordi di bimba sfumava nel sogno e si stemperava nella dolcezza del suo nome, sussurrato con affettuoso amore.

*

Le vacanze di Natale erano iniziate e Crystal, che non aveva nessun posto in cui andare, decise di rimanere al castello, sommersa dal micidiale programma di recupero preparato dal Professor Piton. Per fortuna le aveva anche consegnato una pozione per rafforzare la memoria, che si era rivelata molto efficace.Anche lui era rimasto al castello, ma non usciva mai dallo studio e dalla sera sulla terrazza di casa Malfoy non si erano mai più incontrati, perché anche lei aveva evitato con cura ogni possibile occasione.Il mago la attraeva come mai le era successo prima e questo lo rendeva un essere molto pericoloso, da trattare con le pinze, anzi, da evitare del tutto, almeno per il momento. Aveva così accantonato ogni progetto di seduzione nei suoi confronti, pronta, però, a sfoderare di nuovo le armi, se e quando fosse stato necessario.Quella sera era più stanca del solito, gli occhi arrossati che bruciavano per le lunghe ore trascorse a leggere, così aveva deciso di concedersi una pausa e coricarsi presto.

*

Ecco giungere il tempo che, tremando, ogni fiore svapora
sullo stelo, come un vago incensiere;
suoni e profumi fluttuano in queste dolci sere:
malinconico valzer, estatico languore.
Ogni fior sullo stelo è come un incensiere;
il violino piange, povero afflitto cuore:
malinconico valzer, estatico languore!
Il cielo è un grande e triste altar senza preghiere.
Il violino piange, povero afflitto cuore,
un cuor che teme il nulla con le sue notti nere!
Il cielo è un grande e triste altar senza preghiere;
il sole, nel suo sangue, annega lento e muore...
Un cuor che teme il nulla con le sue notti nere
raccoglie ogni vestigio del suo passato amore!
Il sole, nel suo sangue, annega lento e muore...
Il tuo dolce ricordo brilla nel mio pensiere. [2]

Luci e ombre del Cristallo (Parte prima di Cristallo Nero)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora