Marinette lasciò un dolce bacio sulla guancia del padre, mettendosi sulle punte per sovrastare l'omone grande e grosso che era, abbracciò velocemente la madre e si mise lo zaino sulle spalle, afferrando un'ultima fetta biscottata rimasta sola nel grande piatto bianco con i bordi decorati da piccole farfalle carta zucchero.
"Ci vediamo dopo!" Disse uscendo velocemente dalla porta della panetteria e iniziando ad incamminarsi verso scuola velocemente, cercando di instaurare una corsa contro il tempo con l'intento di batterlo prima che questo facesse suonare la campanella, segnando l'inizio delle lezioni.
Per una volta, ci riuscì.
Se Alya fosse stata lì, sicuramente si sarebbe complimentata con lei per essere arrivata per una volta dall'inizio della scuola, puntale.
Marinette prese posto, sconsolata al pensiero dell'amica, nel suo banco ormai occupato solo ed unicamente da lei.
Anche Nino sembrava avere la stessa espressione affranta che la corvina portava in volto, mentre lasciava di sbieco alcune occhiate al banco dietro di lui.
La partenza di Alya era stata una decisione dei genitori talmente veloce ed improvvisa che aveva lasciato tutti di sasso, era appena iniziato un nuovo anno e come se niente, dopo una settimana e mezza di scuola la sua migliore amica era entrata in classe accompagnata dai genitori, per annunciare la sua partenza per gli Stati Uniti il giorno stesso.
Era evidente dall'espressione della mora che nemmeno lei ne era a conoscenza, e solo al pensiero di come quella mattina si potesse essere sentita al ricevere una notizia del genere, la fece sentire ancora peggio.
Alya era una delle ultime arrivate in quella classe ormai insieme dall'inizio delle medie, ma, adesso che se n'era andata, passare ad un livello successivo senza di lei le sembrava quasi come se l'amica fosse stata presente nella sua vita da sempre... ed era inconcepibile vederla andare via.
La lezione iniziò e, contemporaneamente al suono della campanella, Marinette vide una chioma bionda entrare velocemente in classe con zaino sulle spalle e sguardo basso, come al cercare di essere osservato il meno possibile... o almeno, agli occhi di Marinette.
La corvina distolse subito lo sguardo, preferendo puntarlo sul quaderno pieno di appunti davanti a lei, senza prestarci però la dovuta attenzione.
I suoi pensieri vagarono mischiandosi ai ricordi della settimana prima, risentendo chiare e precise le parole che Adrien aveva detto a Ninò e ad altri ragazzi, sentendole riecheggiare rumorosamente nei suoi pensieri, come aghi taglienti e pronti a ricordare ogni volta che quel dolore era vero.
Ninò lanciò un'occhiata timorosa prima all'amico e poi a Marinette, notando come entrambi non stessero prestando minimamente attenzione alla lezione, bensì più concentrati nel trovare modi originali per ignorarsi.
Si sentiva in colpa, perché, in fondo, era stato lui a provocarlo nel dire qualcosa, nell'esprimere i suoi pensieri, l'aveva forzato così tanto che, quando Adrien aveva iniziato a parlare, neanche la figura irrigidita e sconvolta di Marinette era riuscito a fermarlo.
Alla fine delle lezioni, ancora più precisa della campanella, Marinette si alzò, prendendo lo zaino e dirigendosi più velocemente possibile fuori dalla classe, passando davanti al banco dei due ragazzi, inevitabilmente, ma non fermandosi a salutare neppure Ninò.
Ritrovarsi a camminare da sola per i corridoi la fece sentire, d'un tratto, ancora più sola di quanto si sentisse regolarmente. Non aveva mai fatto caso a quanto Alya fosse l'unica vera amica che aveva, a come tutti gli altri volti, invece, non erano altro che conoscenze con il quale intratteneva un buon rapporto e nulla più.
Adrien e Ninò erano degli amici... ma lui aveva rovinato tutto.
Tornata a casa, cercò di evitare di far intravedere la sua tristezza, tirando fuori uno dei suoi migliori sorrisi e chiudendosi in camera poco dopo con la scusa di un sacco di compiti da fare.
Il primo istinto fu di buttarsi sul letto e piangere, ma quando vide la creaturina rossa uscire dalla borsetta ed avvicinarsi alla sua portatrice, assecondò il suo secondo istinto, avvolgendo la piccola in un piccolo e leggero abbraccio che, incredibilmente, la fece calmare e rilassare un poco.
Non seppe quanto tempo rimase a coccolare la piccola creaturina fra le sue braccia, osservandola con un sorriso intenerito mangiucchiare distrattamente un biscotto al cioccolato, ma ad un certo punto, con una sicurezza che sapeva non le appartenesse, posò la piccola sulla poltroncina e si avvicinò a passo deciso verso la propria scrivania, osservando senza abbassare lo sguardo, senza accenni di tristezza o rabbia, le foto del ragazzo biondo che aveva attaccato qua e là.
Rimase a fissarle con sguardo serio, ma non spento. Dopo un po', mosse la mano verso la prima, staccandola e osservandola, venendo invasa dall'immagine del suo sorriso.
L'appoggiò all'interno di una scatola vuota che si trovava casualmente sulla sua scrivania, staccando la seconda foto.
Appena la osservò, i suoi occhi verdi limpidi fecero capolino nei suoi pensieri, facendola sussultare per l'intensità con cui l'aveva guardata... e a com'erano differenti da quando, quel giorno, aveva rovinato tutto.
La posiziono sopra la prima, staccando la terza.
Il suo profumo ed il ricordo di come la faceva sussultare si fecero spazio nei suoi ricordi, ma con un gesto rapido della mano, ripose la foto insieme alle altre, tornando all'odore di limone e thè che aleggiavano nella stanza, osservandolo distrattamente, ricordando che sua madre si era raccomandata di fare almeno quello spuntino e staccare dieci minuti dallo studio.
Quando prese la quarta ed ultima foto, sentì come la sensazione del contatto fisico con lui, come l'aveva fatta sentire molteplici volte, nell'arco di quegli anni.
Rabbrividì, sentendosi la mano poggiata sulla sua spalla ad un ricordo, posando quella foto più velocemente delle altre, come ad avere bisogno di più energia per staccarsi da quel ricordo.
Osservò la scatola, con sguardo serio e offuscato dalla tristezza dei ricordi.
Quindi era vero? Quel ragazzo non era mai esistito?
Forse era lei ad essere sbagliata. Infondo, si era innamorata di un ragazzo solo per averle mostrato un po' di gentilezza porgendole un ombrello.
Forse l'aveva idealizzato a tal punto che si era creata in lui l'idea del ragazzo perfetto, del principe azzurro... ma esisterà qualcuno che rispetti l'idea che lei si è fatta di un ragazzo ideale?
E soprattutto, a quanti compromessi dovrà scendere prima di dover essere accettata da qualcuno?
Chiuse la scatola, senza pensarci di più, prendendola ed abbandonandola insieme ad altre scatole in un piccolo mobiletto, dedicato a quello che erano i ricordi.
Ed era questo che quell'amore sarebbe diventato, per lei.
Solo un ricordo.
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Just a little bit of your heart || Lukanette
FanfictionSi portò le mani al petto, soffocando i pianti e le urla , stringendo forte il pezzo di stoffa della sua maglietta, totalmente stropicciata. Si strinse sempre più in una morsa di dolore opprimente che non riusciva a farla respirare. Sentiva che era...