L'incontro (capitolo I)

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Era lì, di fronte a me. L'unica persona a cui tenevo più di me stesso. Rinchiuso e sepolto sotto il terreno. Le campane avevano finito di suonare. Le persone attorno a me osservavano i miei movimenti, le mie espressioni. Tutte a confortarmi, ad abbracciarmi. Ora sono  rimasto solo, pensai.

" Fatti forza,ragazzo." le uniche parole che potevano dirmi.

Non rimaneva che una piccola lapide, in sua memoria.

"Tuo padre era un grand'uomo, devi essere orgoglioso di lui."

E lo era davvero, un uomo di gran cuore ma essendo un essere mortale aveva delle debolezze e la sua si chiamava "alcool".

Fu proprio quella sostanza ad ucciderlo. Ricordo ancora quando bussarono alla porta i poliziotti, per avvertirmi di quel tragico incidente, ricordo i loro volti, i loro sguardi dispiaciuti nel riferirmi quella notizia. La pelle rabbrividisce al solo pensiero di quella oscura e tenebrosa notte. Secondo il referto mio padre aveva un tasso alcolico troppo alto nel sangue.

Tutti si domandarono di come avesse fatto a
sollevarsi dal bancone del Pub e salire in auto da solo. Non riesco ancora a capacitarmi di pensare al motivo di quell'azione cosi avventata e sprovveduta, un grand'uomo non avrebbe mai compiuto un gesto simile.

La cosa che mi rendeva triste in quel momento, fu il pensiero della solitudine, non mi rimaneva più nessuno, ero rimasto completamente solo.

I presenti che vi erano alla funzione iniziarono a lasciare il cimitero, finché non si svuotò del tutto. Rimasi lì immobile, pietrificato e con le lacrime agli occhi.

Sentivo il vento che mi strofinava il viso, il sole era coperto da delle nuvole grigiastre. Le gambe iniziarono a tremare per la mia impotenza dinanzi a quella disgrazia. Perdere l'unico genitore è una sensazione indescrivibile, avevo il cuore letteralmente spezzato, distrutto, in frantumi, nulla al mondo poteva consolarmi in quel momento. Volevo trascorre dell'altro tempo lì, vicino a lui. Mi consolava in qualche modo, la mia mente ancora non si era abituata alla perdita. Quindi decisi di sedermi per terra vicino alla lapide e con la mano la iniziai a sfiorare. Era fredda, come l'atmosfera in cui mi trovavo, percepivo ancora la sua presenza e sentivo che mi osservava da qualche parte lassù, in quel cielo grigiastro.
In quell'istante il vento si alzò e delle foglie iniziarono a volare insieme a piccoli granelli di terra. Mi sentivo stanco e soprattutto debole al che decisi di distendermi. Le nuvole avevano coperto completamente il sole, ma alcuni dei suoi raggi riuscirono a perforare quella coperta grigia e tenebrosa. Volevo essere come il sole in quel momento che nonostante tutto riusciva ancora a splendere. Mentre giocavo con questi miei pensieri, percepii dei passi, mi alzai subito e vidi un uomo. Era molto robusto, aveva dei capelli scuri che gli arrivavano alle spalle con una folta barba. Si muoveva graziosamente nonostante la sua corporatura massiccia.

"Alzati ragazzo."

disse con un tono di voce particolarmente alto e deciso.

" Signore, ci conosciamo?" Risposi un po confuso.

" Non ti ricordi di me?"

Miguardava incredulo e anche un po sorpreso.

"Sono Robert tuo zio."

La figura di quell'uomo che per me fino a pochi istanti fa fosse sconosciuta iniziava a prendere forma nella mia mente. Lo osservai attentamente al che dissi: "Zio Robert, sei veramente tu? E' passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti."

" Ti chiedo di perdonarmi Erik se non sono stato presente nella tua vita ma ho avuto parecchi problemi da risolvere..."

Il suo timbro di voce inizio a diminuire, sentivo che stava cercando di allontanarsi da quell'argomento.
"... appena ho saputo di mio fratello, sono corso subito qui."

La Principessa Del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora