La Ragazza Dagli Occhi Di Ghiaccio (Capitolo VI)

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Entrò una ragazza, dall'aria impaurita, con la mano appoggiata alla porta semi aperta, dietro di lei vi era una signora leggermente più alta che le toccava la spalla con la mano. "Signor Paul, mi rincresce interromperla, ma abbiamo una nuova alunna..." tutti iniziarono a bisbigliare... infondo comprendevo la tanta sorpresa, una situazione del genere non accadeva da decenni che due persone nuove, per di più adolescenti, approdassero nell'istituto Hope. In quel momento rimasi colpito in lei vi era un qualcosa, e qualunque cosa fosse mi faceva sentire elettrizzato in quell'istante, il che era veramente strano e addirittura imbarazzante. Possedeva dei capelli liscissimi di un colore nero, i quali abbagliati dai raggi del sole divennero lucenti. "Una nuova studentessa... non è una cosa che capita tutti i giorni ad Hooperville. Qual è il tuo nome?" "Amie Hayes..." rispose con un tono sottile. "Bene, Amie entra. Grazie mille signora Clarys. Adesso troveremo un banco ed una sedia da aggiungere, nel frattempo, si metta qui al mio posto, starò all'in piedi. Visto Howard, non sei più l'ultimo arrivato..." sorrise il professore, intanto tutti si voltarono verso di me e fu in quell'istante che i miei occhi e quelli di Amie si incrociarono per la prima volta. I suoi occhi erano color ghiaccio quasi al grigio che attenuavano il forte colore delle sue labbra, color rosso ardente. La sua espressione era priva di emozioni, come se il fatto di essere li con noi non la toccasse per niente. Volse il suo sguardo verso la finestra ammirando il paesaggio, per poi in un secondo momento abbassare lo sguardo mentre con una mano si sfiorava delicatamente i capelli. "Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni possiamo cominciare la lezione...".

Finita la lezione uscimmo tutti dall'aula tranne Amie, era occupata a riordinare quaderni e libri. Si muoveva cosi graziosamente, sembrava che danzasse, ero letteralmente incantato, i suoi capelli ondeggiavano ad ogni suo movimento con la stessa graziosità. Percepivo un qualcosa che non riuscivo a comprendere. "Ehi tu, se la fisserai così farai solamente una figura di merda lo sai?" Mi girai di scatto e vidi il ragazzo dalla camicia rosso vermiglio. "Tranquillo amico, ti stavo solo avvertendo. È tutta tua quella li..."  dandomi un colpetto sul braccio. "Mi chiamo Phill Carter! E come già saprai sono il figlio del sindaco Carter." Sembrava molto sicuro di sé, spavaldo al primo impatto. "Se vuoi puoi unirti a me cosi posso presentarti gli altri." Mentre Phill parlava, il mio sguardo era rivolto sempre su di lei, non riuscivo a distoglierlo come se i miei occhi fossero intrappolati in quella maledetta traiettoria piacevole. "Ehi mi senti? Parlo con te, non mi dire che sei sordo amico." "Non agitarti, ti ascolto. Ho compreso il tuo messaggio ma vorrei passare del tempo da solo se non ti dispiace." Mi rivolsi a lui freddamente. Phill rimase di stucco come se non si aspettasse quella risposta e quel mio comportamento. Mi afferrò un braccio, avvicinandosi improvvisamente. 

"Non te lo chiederò una seconda volta! Nessuno dice di no ad un Carter, tienilo bene a mente." "Me ne ricorderò..." Risposi fronteggiandolo, in quel momento la sua presa sul mio braccio si allentava fino a staccarsi del tutto. "Bene Howard, come vuoi tu." Disse voltandosi di scatto, dirigendosi al piano inferiore. "Che personaggio... tutto bene?" sentii una sottile vocina che stava  vagabondando dietro la mia nuca, mi voltai ed era lei. "Non poteva iniziare al meglio questo primo giorno. Comunque tutto bene... tu invece?" 

Non rispose mi sorrise e se ne andò anche lei.
Ero rimasto lì, solo, vicino all'uscio della classe, paralizzato.

Era giunto il momento dell'intervallo, giacevo disteso sul prato con lo zaino che mi faceva da cuscino,  ero l'unico che lo possedeva in tutto l'istituto, visto che tutti possedevano un armadietto personale, il mio doveva ancora essere aggiunto insieme a quello di Amie. Due nuovi arrivati nello stesso anno era una cosa impensabile ad Hooperville, quasi tutti gli studenti mi avevano squadrato oramai. Stavo diventando famoso in un certo senso e la cosa mi straniva. Il vento cominciava ad aumentare facendo muovere i rami di quei pochi alberi situati nel perimetro scolastico dove producevano quella melodia rilassante rovinata dal chiacchiericcio e dalle risate degli studenti dell'istituto. In quel momento decisi di sgranchirmi un po' le gambe ed osservare un po' quel micro ambiente in cui mi trovavo. Girovagando il mio sguardo si soffermò su una figura.

 Era distinta tra le altre per il motivo che era sola, distaccata dal resto dei gruppi. Mi avvicinai sempre più, senza destare sospetti, finché compresi che quella sagoma pian piano si stava tramutando in quella persona che qualche ora prima mi aveva chiesto: "...tutto bene?". 

 Mi limitai semplicemente ad ammirare quella piccola e graziosa figura, senza infastidirla. Era sdraiata sul prato e osservava il cielo grigiastro macchiato da qualche punta di azzurro. Era inerte, imperturbabile.  Appariva completamente estraniata dal resto del mondo, come se quel mondo non gli appartenesse, come una rosa blu piena di spine in mezzo a della sterpaglia.

Una rosa blu, rara da trovare, difficile da cogliere. Era così che la vedevo in mezzo a quel formicaio di persone. La campanella cominciava a suonare e tutta quell'atmosfera svaniva, come un lampo nell'oscurità.

Le lezioni erano terminate, Robert mi stava aspettando fuori dalla scuola, mentre parlava con il Prof. Paul. Entrambi appena mi videro arrivare mi sorrisero. "Come pensi sia andato il tuo primo giorno nell'istituto?" Mi domandò il Prof. " Un ambiente molto ospitale, credo che mi troverò bene." Risposi in maniera distolta. Robert e Paul dopo aver prestato attenzione alla mia risposta si stavano scambiando degli sguardi singolari. Salii sul fuoristrada e ritornammo a casa. 

Quel pensiero fisso mi stava perseguitando.

 Continuamente sentivo il profumo e quella sua voce echeggiare nella mia testa: Amie Hayes.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 26, 2019 ⏰

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