L'Istituto Hope (capitolo V)

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Era il momento di alzarsi la sveglia iniziava a suonare, scesi dal letto e guardai fuori dalla finestra il sole era appena sorto.

"Erik preparati che ti accompagno a scuola." Schiamazzò Robert dal piano di sotto.

Ero letteralmente in ansia, avevo paura di varcare l'uscio di casa, il motivo era semplice non volevo incontrare nessuno e non volevo passare per il "nuovo" arrivato, una parte di me sussurrava di rimanere qui, chiuso nella mia stanza... In quel momento la porta della camera si spalancò.

"Non dirmi che vuoi già marinare il primo giorno di scuola?" chiese Robert sorridendo.

Non volevo rendere le cose difficili ma quella mattina le mie gambe sembravano blocchi di cemento impiantati nel pavimento, neanche loro volevano uscire da quella stanza.

"Mi faccio una doccia e scendo. Inoltre, puoi stare tranquillo, non voglio marinare la scuola..."  quelle parole che pronunciai possedevano un pizzico di incoerenza che separava ciò che era vero e ciò che realmente pensavo.

Mi feci coraggio mi tolsi tutto ciò che avevo addosso entrai sotto la doccia ed inizia a lavarmi, nel frattempo Robert era diretto verso la cucina per preparare la colazione. Una volta uscito dalla doccia mi preparai rapidamente, presi il necessario quaderni e penne mettendoli nello zaino e scesi in cucina trovando un bel piatto di pancake con lo sciroppo d'acero a fianco.

"Voglio che vada tutto per il meglio." Aggiunse Robert. "Sarà così..." risposi.

Mangiai tutto velocemente, i pancake erano squisiti. Una volta ingeriti mi alzai dal mio posto e mi diressi verso l'uscio di casa. Robert era già fuori che mi aspettava nel fuoristrada.

"Oggi conoscerai un mio grande amico: il professor Harrison. Per di più è un ottimo insegnante. Ti troverai bene ne sono sicuro." La mia preoccupazione si incrementava perché nel Liceo Hope non vi erano molti studenti, considerando la densità di popolazione bassissima pertanto ipotizzai che il mio arrivo era giunto alle orecchie di molti. Durante il tragitto appoggiai il capo sul finestrino per mirare il cielo grigiastro. Un tempo perfetto per iniziare l'anno pensai, le mattinate cominciavano a farsi sempre più fredde il vento accarezzava i rami degli alberi producendo un suono gradevole, rasserenante, l'atmosfera si stava facendo sempre più ammirevole. Il movimento oscillatorio dei tralci riuscì ad ammaliarmi facendomi chiudere gli occhi, era come se tutto fosse passato in secondo piano, la mia mente era concentrata solo su quel rumore, su quel fruscio, due cose riuscivo ad udire in quel momento: il battito del mio cuore e quella melodia rilassante prodotta dal vento.

"Ragazzo, siamo arrivati." Quel silenzio fu spezzato dalla voce di Robert.

Era giunto il momento di scendere dalla macchina, fine della corsa, ero arrivato al capolinea. Scesi dal fuoristrada e ad attendermi vi era un uomo sulla trentina, portava degli occhiali con lenti scure, aveva una capigliatura pettinata, indossava una camicia la quale sfavillava per quanto fosse bianca. "Erik, lui sarà il tuo professore di storia e lettere..." disse Robert all'interno del suo veicolo.

"Il mio nome è Paul Harrison, tu devi essere Erik Howard se non sbaglio, giusto ragazzo?" allungando la mano verso di me. "Esattamente Professore..." risposi stringendogli la mano.

Aveva una presa assai forte ed oltre a ciò percepivo che mi stava scrutando attraverso le sue lenti scure. Robert sorrise, sterzò tutto il volante alla sua destra e se ne andò lasciandomi lì, assieme a quello che sarebbe dovuto essere il mio nuovo Professore.

"Avanti ti mostro dove sono situate le aule del tuo anno." Presagivo gli sguardi dei miei coetanei che mi osservavano mentre ero letteralmente scortato dal Professor Harrison e la faccenda mi stava imbarazzando molto. Entrammo nell'Istituto Hope, nonostante il suo aspetto esterno antiquato, internamente assomigliava alla mia vecchia scuola. Possedeva un corridoio che sembrava interminabile dove ai muri vi erano collocati gli armadietti degli studenti. Tuttavia, a differenza della mia vecchia scuola, quegli armadietti possedevano un qualcosa di particolare, avevano tutti inciso il nome e il cognome dei rispettivi proprietari.

"Qui come puoi notare la tradizione per noi è essenziale. Devi sapere che all'inizio di un nuovo anno, vengono letteralmente sostituiti tutti gli armadietti degli studenti che si sono diplomati venendo sostituiti con dei nuovi per i successivi arrivati. L'armadietto è personale come puoi osservare vi sono perfino incisi il nome e il cognome dello studente proprietario."

"Sembra carina come cosa..." risposi.

Continuammo a camminare "Qui sulla sinistra si trovano le aule scientifiche: l'aula A1 per Fisica e Matematica, A2 per Chimica e Biologia. Mentre alla tua destra si trova la mensa..." proseguimmo ancora fino alla fine del corridoio dove si interrompeva, da li delle scale cominciavano ad innalzarsi.

"Per le aule B1 e B2 bisogna salire." Nello stesso tempo ci spostavamo tra gli studenti e i professori, tutti con la fretta di entrare nelle proprie aule. Una volta giunti al secondo piano il professore mi fece il gesto di entrare nella classe "...e questa è la mia, insegno qui. Ti consiglio di prendere posto."

Dunque, era questa la sua aula. I muri erano di un color ocra, molto singolari dove vi erano situate sulla destra delle grandi finestre che affacciavano al paesaggio montuoso circostante. Il cielo grigiastro si era fatto da parte, per dar spazio ai raggi del sole, i quali penetravano e davano un effetto sublime all'intera stanza, forse era per questo motivo che la rendeva singolare.

Vi erano una ventina di banchi singoli, una lavagna ed una grossa libreria, ed oltre a ciò dovevo prendere ancora posto ma non volevo dare nell'occhio, quindi scelsi il terzultimo banco della fila laterale il quale affacciava alla finestra. Una volta seduto osservai pian piano le facce di quelli che sarebbero divenuti i miei nuovi compagni ed avevo timore... La paura di essere squadrato e in qualche modo etichettato. Presero tutti quanti posto, un ragazzo dall'aria seccata prese posto dietro di me scagliando lo zaino contro il banco spostandolo di qualche centimetro. Era l'unico che indossava una camicia di colore vermiglio e dei jeans scuri. Era moro, statura media, con la faccia di chi non voleva stare li in quel posto. Ma il tutto venne interrotto dal prof.

"Benvenuti ragazzi, come sono andate le vacanze?"

"Uno schifo!" rispose un ragazzo che era seduto dall'altra parte della stanza.

"Modera i termini Stephan, ti ricordo che ti trovi in un'aula scolastica e come se non bastasse è la stessa frase che mi dici da sette anni ormai, il prossimo cerca di essere un po' più creativo..." Tutti risero, tranne Stephan dove rispose abbassando la testa "Vedo che vi siete affezionati, tenendomi un altro anno qui, in questa prigione."

"Esatto, ed io sono la guardia carceraria, la quale ti rammenta che devi scontare un ultimo anno di pena. Sempre se seguirai la retta via..." tutti risero nuovamente.                                        
Io ero rimasto sbalordito... Il Professore sembrava essere a suo agio, nonostante il piccolo dibattito, aveva dei modi di fare raffinati ed aveva un timbro di voce molto profondo. "Come avrete notato, si è unito alla nostra barca un altro marinaio, e spero vivamente che non naufragherai come il nostro amico Stephan. Comunque, il suo nome è..."

Tutto si interruppe.

La porta dell'aula si aprii ed io rimasi affascinato...

La Principessa Del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora