~Capitolo 2~

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Ogni giorno mia mamma va a lavorare alle sei e ritorna alle cinque del pomeriggio, quindi la mattina ho la casa tutta libera.

Prima di tutto, mi feci una doccia calda, poi andai a fare colazione con indosso solo l'asciugamano e con i capelli bagnati che mi cadevano sulle spalle.

Appena finita la brioche alla crema andai a vestirmi. Indossai una camicia rossa che mi lasciava leggermente scoperto l'ombelico, e un paio di jeans attillati blu.

Applicai un sottile velo di fondotinta e una fine riga di eyeliner nero.

Andai al piano terra e, appena finii di indossare le mie amate Vans nere, il mio Iphone vibró a causa di un messaggio che avevo appena ricevuto.

Da: ROBOT
Ehi piccola, appena finita scuola andiamo subito a casa mia. Oggi doppia razione

A: ROBOT
Va bene, peró ti costerà il doppio, sappilo.

Aspettai pazientemente la sua risposta, appoggiata al bancone della cucina, finchè non vidi 'online' cambiare in 'sta scrivendo'.

Da: ROBOT
Cosa?! Mille euro? Stai scherzando? No, 500 come al solito

A: ROBOT
Allora niente Robert.

'Sta scrivendo...'

Da: ROBOT
va ben dai...mille euro, solo sta volta

A: ROBOT
perfetto.

Inviai, bloccai il cellulare e lo infilai in tasca.

Uscii di casa afferrando lo zaino, quando mi bloccó la strada un'auto nera, il cui finestrino si abbassò.

«Ehi bella, ti accompagno a scuola?»

Luke Hemmings. Un piccolo frocietto con un piercing al lato della bocca. Mi stava altamente sulle palle quando faceva quel sorrisino innocente da perfetto sfigato!

«No» dissi semplicemente, continuando a camminare.

Lui mi seguí con l'auto a passo d'uomo.

«Dai, Francesca, sali»

Io sbuffai e montai in macchina, seccata. Ogni mattina era sempre la stessa storia. Mi aspettava di fronte a casa, per poi insistere finchè non cedevo e non salivo in auto con lui. Una cosa assolutamente snervante. Speravo solo che non cominciasse a parlare, come al suo solito.

Speranza vana.

«Devo chiederti una cosa» disse lui frettolosamente, arrossendo.

«Cosa vuoi?» sbottai seccata io.

«Io so...insomma...tu...»stava arrossendo sempre di piú.

Stavo perdendo la pazienza. «Puoi dire una frase per intero?!»

Luke prese fiato. «Volevo dire, io so che tu fai...insomma...visite "speciali" a casa di alcuni ragazzi...»

No, dai, questo era il colmo. Visite speciali? Che sfigato cazzo.

«Visite speciali? No, si chiama sesso, Hemmings. Sesso»

Lui deglutí. «Ecco, si. Pensi che noi due...»

«No» lo anticipai immediatamente io.

«Perchè?»

«Non faccio sesso con persone vergini» spiegai, anche se non era la verità per intero. In realtà sarebbe "scusa, non lo faccio con nerd come te", ma sarebbe stato troppo offensivo.

«Chi lo dice che sono vergine?» sussurró lui, visibilmente rattristato per il rifiuto.

«Il tuo comportamento. Se hai paura di parlare di queste cose, non oso immagine come tu sia a letto»

Luke non riuscí a trovare una risposta, perció il viaggio fino a scuola fu assolutamente silenzioso.

Scesi appena arrivammo, cercando di non far vedere che fossi con quel ragazzo e andai subito in classe, dove la prof di storia era appena entrata e stava facendo l'appello. Mi sedetti al mio posto in fondo, aspettando che arrivasse al mio nome.

«Megan Ewing?»

«Si»

Qualcuno bussó alla porta. La prof diede il permesso di entrare, e un ragazzo varcó la soglia. Aveva corti capelli biondi sulla testa, occhi verdi che perlustravano attentamente l'aula, bocca stupenda che in quel momento sorrideva. I pettorali sporgenti si notavano anche sotto la maglietta a scollo a V che portava.

Era veramente il ritratto della perfezione.

E in quel momento capii che doveva essere mio.

SPAZIO MIO
CIAO! COME VI SEMBRA IL SECONDO CAPITOLO? LO SO, FORSE SONO UN PO TROPPO CORTI, PER QUESTO VI CHIEDO DI COMMENTARE PER FARMI SAPERE COME LA TROVATE PER ADESSO.
DAI VOTATE ANCHE, PER FAVORE AHAHA!
CIAOO

As a bitchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora