~Capitolo 4~

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La lezione dell'ultima ora era finita, e stavo finendo di mettere in ordine la cartella. Channing mi aiutó a mettere dentro gli ultimi libri, sorridendo.

"Ma che è? Sei la mia guardia del corpo? Mi stai sempre appiccicato al culo!"

Lui alzó le mani in segno di resa e si allontanó. Mi misi lo zaino in spalla, ma era inutile uscire dalla classe perchè un ingorgo di persone bloccava tutte le altre che cercavano di andare in corridoio.

"Ma che cazzo succede?" urlai, alzandomi in punta di piedi per vedere cosa stava succedendo.

"La porta è bloccata, cazzo!" urló un ragazzo poco piú avanti.

"Buttala giú!" strillai io.

"É troppo dura!"

"È solo una merda di porta, dio cristo!"

"Ma che cazzo vuoi, eh?» Il tipo uscí dalla cerchia di persone e mi si piazzó davanti. Si chiamava Harry Styles, e aveva un anno piú di noi. Avevo fatto l'amore con lui...tre anni prima... ed è stato lui che mi ha tolto la verginità.

Il mio primo amore. E anche l'ultimo.

Dopo che era venuto a conoscenza che avevo iniziato il lavoro da puttana, aveva iniziato a detestarmi e la prima volta non era riuscito a controllarsi e mi aveva picchiata, provocandomi la rottura del braccio destro.

"Eh, mi dici? Tanto l'unica porta che tieni sempre aperta è quella in mezzo alle tue gambe!"

"Perchè sei tanto nervoso, Harold? Hai paura di rimanere chiuso qua dentro e di non riuscire a farti inchiappettare sta sera?"

"Sai che prima o poi ti ammazzo vero?" mi sussurró all'orecchio "Quando meno te l'aspetti...vengo a casa tua e ti strappo tutte le budella e dopo ti soffoco con quelle. Non ti piace questa pratica sessuale?"

Non dissi niente, rimasi solo a guardarlo in cagnesco.

Harry fece un mezzo sorriso mentre Channing si stava avvicinando a noi.

"Lasciala stare" disse con tutta la tranquillità possibile, incrociando le braccia al petto. Cosa che non fece che aumentare la massa dei suoi pettorali.

"Sei qua da massimo metà giornata e la difendi pure? Non la conosci nemmeno! Io starei alla larga da una come lei" disse Harry, sistemandosi i riccioli che gli erano caduti sulla fronte.

"Io mi decido le persone con cui stare, tu le tue. D'accordo? Ed evitiamo di rompere tanto il cazzo"

Harry sbuffó. "Fai quel che ti pare" e sparì di nuovo in mezzo alla folla.

Lo osservai sparire dalla mia vista per poi abbassare il capo, imbarazzata. "Grazie..."

"E di che?"

"Di avermi difesa!" spiegai guardando in quei bellissimi occhi verde chiaro.

"Non c'è problema, te la stavi cavando già bene da sola" mi riferì lui, abbozzando un sorriso.

Feci una breve risata, abbassando di nuovo lo sguardo.

Passó un'altra ora dove tutti noi cercammo di aprire quella maledetta porta, ma solo l'arrivo casuale di un bidello ci salvó tutti, il quale la buttó giú dal corridoio.

Finalmente potevo ritornarmene a casa, mi ero veramente rotta i coglioni di restarmene tra quegli sfigati che avevano iniziato una partita a briscola per far passare il tempo.

"Ehi, Megan" mi chiamó una persona che mi assillava da tutta la mattina. Channing.

Sbuffai. "Che vuoi?"

"Avevi dimenticato il cellulare sul banco" mi informó porgendomi l' iPhone.

Solo allora notai le 19 chiamate perse e i 47 messaggi.

"Mi ero dimenticata, cazzo!"

"Che ti prende ora?" mi chiese dubbioso il ragazzo, fissandomi inarcando le sopracciglia.

Dio, l'incontro con Robert. Me ne ero assolutamente dimenticata. "Niente, ora devo andare. Ciao!"

Per mia grande fortuna mi aveva accompagnata quel simpaticone di Luke Hemmings, perció dovetti correre a perdifiato fino alla villetta dei Pattinson. Suonai il campanello e dopo alcuni istanti una vocce annoiata rispose:

"Si?"

"Ro...bert, sono Meg-g-gan" balbettai, cercando di controllare il fiatone.

"Megan! Ma dove cazzo eri finita?"

"Per favore...non...riesco a...parlare...ora. Fammi entrare"

L'enorme portone si aprì cigolando e apparve Robert.

"Muoviti, tra poco arrivano i miei. Sai dov'è camera mia, aspettami lí"

Annuii lentamente, e salii la scala a chiocciola che portava nell'enorme camera da letto del ragazzo. Le tende erano tutte tirate, ma si intravedevano i nuvoloni neri che stavano arrivando.

"Muoviti, ti ho detto che tra poco i miei genitori saranno qui" esclamó Robert apparendomi alle spalle e facendomi spaventare.

Mi spinse sul letto e incominció a baciarmi avidamente. Con la lingua picchiettó sul labbro per chiedere l'accesso che non gli fu negato. Le nostre lingue si strusciavano una sull'altra, fino a quando la sua mano si inoltró con noncuranza sotto i miei jeans e mi sfioró l'intimità coperta dalle mutandine.

Sentivo già l'erezione che spingeva contro il tessuto dei suoi boxer, mentre mi sfilava l'intimo e mi penetrava con due dita.

Gemetti chiudendo le lenzuola tra le dita. Andava sempre piú velocemente avanti e indietro, e i miei gemiti erano sempre piú frequenti, finchè non le tolse e le sostituí con il suo pacco.

Incominciò a fottermi violentemente, andando sempre piú in profondità con maggiore ferocia.

Dalla mia bocca uscivano dei gemiti acuti, e infilzai le mie unghie nella sua schiena leggermente coperta da un strato di sudore.

I nostri gemiti si unirono, soprattutto quando stimoló il mio punto sensibile e venimmo insieme, lui sulla mia pancia.

Si distese di fianco a me con il fiatone, poi sorrise.

"Brava, peró non ce la faccio a darti una doppia razione, quindi rimane sempre 500"

"D'accordo"

Sentimmo il rumore di una chiave che gira nella toppa e delle voci che provenivano dal piano di sotto.

"Cazzo, sono i miei! Rivestiti, io gli dico che sei venuta da me per i compiti" si rimise i boxer e i jeans e sparí giú dalla scala.

Mi ripulii e rivestii in fretta e furia e uscii cercando di non farmi notare.

"Salve!"

Strillai, spaventata.

"Mi dispiace, non volevo spaventarti. Sei un'amica di Robert?"

Io sorrisi falsamente. "Certo, ma ora devo proprio andare. Arrivederci!"

E corsi fino a casa mia, quella in parte, senza darle il tempo di rispondere.

As a bitchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora