Capitolo 2: Eros

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La sveglia continuava a squillare con insistenza. Bip-bip-bip. Quel suono gli rimbombava nelle orecchie, lo aveva strappato dal sonno con violenza. Era insopportabile, tanto che si costrinse a spegnere la sveglia e ad aprire gli occhi, abbandonando la speranza di dormire ancora qualche minuto. Quando aprì gli occhi una consapevolezza lo colpì come un camion a tutta velocità che si schianta contro un muro: stava iniziando un'altra giornata di merda. Quello sarebbe stato il primo giorno di scuola del quarto anno. Lui odiava la scuola, odiava doversi sempre alzare presto, stare seduto cinque o sei ore su una scomodissima sedia di legno, fermo dietro un banco troppo piccolo per libro, quaderno e astuccio, ascoltando vaneggiamenti di cose che nella vita non servono. Rimase a fissare il vuoto e una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco, un po' come quando hai le farfalle nello stomaco. Eros rimase disteso sul letto fino a quando sua madre non spalancò la porta di camera sua urlando:-Alzati, che se anche questa volta perdi il pullman te ne stai a casa!- Il giovane chiuse gli occhi e si morse la lingua: non voleva litigare alle sette del mattino. Un momento...le sette? Eros scattò a sedere e corse in bagno. Si lavò nel modo più veloce possibile, poi andò in camera, afferrò i primi vestiti che gli capitarono a tiro e se li buttò addosso. In cucina l'attendeva il disastro: suo fratello di due anni aveva rovesciato la tazza del caffè nel tentativo di prendere un biscotto. I cocci della tazza erano per terra, circondati da un'orribile pozza marroncina. Non c'era tempo per preparare un altro infuso, così afferrò una barretta energetica di sua madre e si precipitò fuori dalle scale. Lui odiava le barrette energetiche, ma era l'unico cibo disponibile che non necessitasse preparazione. Doveva assolutamente andare a fare la spesa quel giorno stesso.

Una volta arrivato in fondo alla terza rampa di scale del suo palazzo, Eros infilò una mano nella tasca della felpa alla ricerca del cellulare. Il cellulare! Si maledì mentalmente, ricordandosi di averlo dimenticato in carica dietro la televisione. Ma non aveva tempo per tornare a prenderlo, era già in ritardo. Bene, a quanto pare quel giorno avrebbe dovuto seguire le lezioni.

Per poco Eros non rischiò di andare a sbattere contro i bambini del palazzo che stavano uscendo dalle case per andare a scuola con le madri. "Cazzo!" pensò con furia, calcolando mentalmente che il suo pullman era già stato perso, perché erano all'incirca le 7:45! "Devo dire che la giornata è iniziata molto bene!" quasi urlò dal nervoso, poi addentò la barretta, sputandola immediatamente per poi lanciarne il resto nel cestino vicino al parrucchiere che si trovava sotto il suo palazzo. Era una barretta alle mandorle e lui era allergico. Scosse la testa e si mise a correre scorgendo la coda del pullman scomparire vicino all'agenzia viaggi che si trovava due parallele più in là. "È in ritardo anche lui! Posso farcela!" Si lanciò a tutta velocità verso la fermata e quasi per miracolo riuscì a salire sul mezzo, anche se la sua spalla colpì violentemente le ante che si stavano chiudendo. In quel momento una terribile consapevolezza lo attanagliò: non aveva il biglietto! Scivolò cercando di nascondersi tra la folla di studenti fino alla fine del pullman. Era riuscito a superare l'autista, ma sospettava che tutti quei corpi di adolescenti problematici nascondessero il controllore. Eros si sedette e si mise a trafficare nello zaino, il quale, si accorse solo allora, era quasi completamente vuoto. Vi erano solo l'astuccio e qualche quaderno con fogli volanti. Si era dimenticato di fare la cartella! Il ragazzo afferrò l'astuccio e lo aprì, cercando dentro un biglietto usato che poteva spacciare per nuovo. -Il controllore- iniziarono a sussurrare i ragazzi intorno a lui. Il panico iniziò ad attanagliargli lo stomaco con violenza. Le sue mani iniziarono a muoversi rapide, incontrando solo la plastica delle penne. Ogni tanto lanciava un'occhiata per vedere dove fosse il controllore, poi rivolgeva nuovamente lo sguardo alla sua disperata ricerca. Appena il controllore fu a un paio di file da lui, Eros abbandonò la ricerca disperata e decise di incorrere nel suo destino, lanciando l'astuccio nello zaino. Ma poi eccolo,  il primo colpo di fortuna di quel giorno! Il pullman si fermò. Eros riconobbe la strada: mancavano pochi isolati alla sua scuola. Allora scese e si mise a correre come un matto, ansimando e incespicando. Correva più veloce che poteva, ma le sue gambe si rifiutavano di accelerare. I suoi occhi si muovevano rapidi nello studiare la strada. -Eros!- si sentì chiamare. Si voltò e quasi non urlò alla vista di Alyssa seduta sul sedile del passeggero che sventolava un braccio fuori dal finestrino per attirare la sua attenzione. Accanto a lei sedeva il padre, tutto concentrato in una conversazione al telefono. -Come mai stai correndo verso la scuola? Guarda come sei sudato!- Ed effettivamente era vero. Eros si rese conto solo allora che delle gocce di sudore gli scivolavano sulla fronte e lungo la schiena, bagnandogli la maglietta. -Perso ancora il pullman? Dai sali!- lo invitò e lui benedì il giorno in cui si erano incontrati. Alyssa era la sua compagna di classe e capitava molto spesso che finissero anche in banco assieme. Si erano conosciuti il primo giorno di scuola, quando tutti e due, spaesati e confusi, si guardavano attorno alla ricerca della loro classe, finendo per scontrarsi tra loro e scambiandosi sorrisi imbarazzati e scuse sussurrate per poi scoprire che erano compagni di classe. Lei era una bellissima ragazza, dai capelli lunghi fino alla vita neri che si arricciavano sul fondo in delicati boccoli invidiabili, aveva una pelle nè troppo pallida nè troppo scura, gli occhi castani circondati da degli occhiali rossi con la montatura spessa. 

Con un suo tipico movimento delicato gli lanciò una salvietta umidificata. -Asciugati in po' la fronte, che sembra che hai appena finito la maratone di New York!- lo rimproverò lei con la sua voce allegra. -Ogni anno la solita storia! Riuscirai mai a prendere un pullman il primo giorno di scuola?- Eros, che si era rabbuiato a sentir nominare la metropoli americana, rispose più seccamente di quanto avesse voluto:-Non l'ho perso, non avevo il biglietto!- Alyssa non parve offendersi del tono usato dall'amico e gli sorrise attraverso lo specchietto frontale dell'auto. -Il solito pasticcione! Chissà cosa penserà la nuova ragazza quando ti vedrà ridotto a quel modo! E pensa che sarai la prima persona che incontrerà!- commentò la ragazza sorridendo. -Quale nuova ragazza?- chiese Eros e Alyssa scosse la testa. -Luce non ti ha detto niente? Oggi arriva una nuova ragazza da un'altra scuola e toccava a voi due andare ad accoglierla- gli ricordò lei. Eros fece un salto sul sedile. Si era completamente dimenticato della ragazza nuova. Doveva essere a scuola già da un quarto d'ora per accoglierla e farle fare il giro della scuola. -Pensavo che Luce ti avesse scritto stamattina per ricordartelo...- -Niente cellulare, l'ho dimenticato a casa- sospirò lui. 

Arrivarono a scuola e il giovane ragazzo fece di tutto per evitare di farsi notare dalla preside o da Luce, scampando così una ramanzina. -Terzo piano amico!- esclamò una voce maschile alle sue spalle. Eros si voltò e vide Nathaniel, l'altro ragazzo della classe, che gli indicava sulla piantina delle aule la loro classe. -Ci aspettano nove mesi di scale- sospirarono assieme, scuotendo la testa. Erano entrambi atleti, Nathaniel faceva arti marziali ed Eros era un calciatore, ma erano entrambi geneticamente predisposti alla pigrizia. -Ehi Nath, hai sentito della ragazza nuova?- chiese Alyssa, che era già a metà della prima rampa. I due ragazzi la raggiunsero salendo due gradini alla volta. -Sì, mai una volta che arriva un ragazzo! L'anno scorso su trenta alunni eravamo tra maschi e ventisette femmine ed era già una tortura! Ora che Helia ci ha abbandonati nel nostro triste cammino siamo due maschi e venti ragazze, ventuno, se contiamo anche la tipa nuova!- commentò Nathaniel. -Detta così sembra che Helia sia morto, è solo stato bocciato! E poi ci ha promesso di venire a trovarci ogni intervallo.- puntualizzò Alyssa. -Secondo voi come sarà la tipa nuova?- chiese Eros, che stranamente aveva ripreso a sentire quella sensazione di farfalle nello stomaco provata quella mattina. -Io spero sia simpatica, non vedo l'ora di conoscerla!- esclamò Alyssa. -Magari è brava in matematica- disse Nathaniel pensoso, accarezzandosi il mento privo di barba. -Nath, solo tu sei in grado di essere bravo in matematica!- commentò Eros, scuotendo la testa. Ormai erano davanti alla porta della loro classe. Dentro si sentiva già il baccano dei loro compagni. Entrarono e ci fu il tipico turbine di saluti e abbracci di ogni anno. Eros, però, era fortemente attirato dalla porta ed era in attesa che vi entrassero Luce e la ragazza nuova. Non dovette aspettare molto, perchè un forte tonfo provocò il silenzio più totale. Sulla soglia della porta vi era Luce, bella come sempre, con il suo solito sorriso luminoso e contagioso circondato da un viso armonico incorniciato da bellissimi ricci neri. Anche lei portava gli occhiali. Ma d'altronde chi, in quella classe, a parte lui e altri due o tre, non li portava? 

-Ragazzi- disse Luce -vi presento Alba, la nostra nuova compagna di classe!- Tutti si ammassarono per stringere la mano alla nuova arrivata, mentre Eros si teneva in disparte, con il cuore che batteva, aspettando pazientemente il suo turno. Quando arrivò, deglutì cercando di scacciare il groppo che gli si era formato in gola e afferrò la mano rigida di Alba e i loro occhi si incrociarono, dando inizio all'anno più bello e più brutto della sua vita. 

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