Capitolo 3: Alba

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Il gran vociare che si espandeva intorno a lei le faceva venire il nervoso. Parlavano tutti tra di loro e facevano un gran baccano. Era in quella classe da due ore circa e aveva già memorizzato i nomi dei suoi ventuno compagni di classe e aveva iniziato a studiarli tutti quanti. Era arrivata alla conclusione che la coppia, Lucinda ed Eros, era molto innamorata, visto che lei stava sempre tra le sue braccia; l'altro ragazzo, Nathaniel, appariva gentile e sorridente, oltre ad avere una personalità che ti affascinava sin da subito. Non ci aveva messo molto a riconoscere le tre ballerine della classe, tutte e tre con un corpo perfettamente proporzionato. Due, Alyssa e Carolina, erano magre in una misura perfetta, mentre la terza, Alice, aveva delle curve perfettamente sinuose. Tutte e tre avevano lunghi capelli: Alyssa li aveva neri lunghi fino al bacino, quelli di Carolina erano ricci e castani con sfumature ramate sulle punte, mentre Alice li aveva biondi, mossi e con sfumature scure sul capo. Loro tre, insieme a Lucinda ed Eros, avevano formato un gruppo molto unito ed erano molto affiatati. Ridevano sempre e, quando non potevano ridere, sorridevano. Emanavano molta allegria. Alba aveva avuto modo di parlare con Eros, Lucinda ed Alyssa, che erano i suoi compagni di banco, mentre c'era stato un rapido scambio di timide battute con Carolina, seduta dietro di lei. La disposizione dei posti dava modo ad Alba di studiare i suoi compagni: si trovava attaccata al muro sotto la finestra nella prima fila. La classe era abbastanza piccola da concederle di avere un'ampia visuale, anche se per scorgere i due posti dietro di lei doveva voltare un po' il capo.
Aveva comunque avuto poco tempo per analizzare tutti gli altri compagni, perchè troppo presa dall'analizzare i docenti.

Per quando riguarda i professori, ne aveva incontrati solamente due: il professor Bacchide, un bellissimo uomo sulla trentina con gli occhiali e una grande passione per la matematica e la fisica che gli animava gli occhi, e la professoressa Tinetti, di filosofia, una donna capace di enfatizzare qualsiasi concetto, anche se le sue lezioni erano poco seguite dagli studenti. Durante l'ora di filosofia Alba aveva provato a continuare la sua analisi della classe, studiando attentamente Nathaniel e Federica Bardelli, la prima delle tre omonime che Alba aveva conosciuto, che si trovavano all'estremo più prossimo della fila accanto alla sua. Era stato molto difficile fare un'analisi, dato che doveva anche seguire la lezione, quindi posticipò la sua azione di osservazione a dopo. 

Il cambio dell'ora fu molto vissuto: tutti si alzarono e iniziarono a muoversi. Chi andava verso un altro banco, chi usciva dalla classe per poi rientrarvi con del cibo e chi si affacciava alla finestra aperta nella speranza di cogliere un soffio di vento per rinfrescarsi un po'. Alba fece viaggiare gli occhi veloci e furtivi come gatti alla ricerca del primo soggetto da analizzare. I suoi occhi si incrociarono con quelli di Eros. Erano di un banale castano, non come i suoi, che avevano pagliuzze nere e oro. Alba notò che erano pericolosamente vicini. Lui aveva le mani poggiate sui due banchi attorno alla ragazza ed era proteso verso di lei. -Allora, Alba, che ne dici di conoscerci un po'?- disse lui, sorridendo. Lei si chiuse in sè stessa, ma annuì, cercando di indietreggiare per quel poco che riusciva. -Io sono un attaccante. Tu fai qualche sport?- Alba soppesò la risposta, valutando i pro e i contro, immaginando le possibili reazioni e tutte le variabili in gioco. -Equitazione- rispose poi, studiando il ragazzo, che le sorrise. -Forte! Hai un cavallo?- Il linguaggio del corpo di Eros permise ad Alba di capire che non stava mentendo. O almeno quello era ciò che era riuscita a cogliere. -Sturbax, stallone- Eros allargò ancora di più il suo sorriso e si allontanò un poco dalla ragazza. -Non sei di molte parole, vero?- Alba sobbalzò. -No...io...è che ho una...- "patologia". Se avesse spiegato ad Eros il perchè di quelle poche parole, tutto sarebbe andato in frantumi. Doveva nascondere ciò che era e doveva inventarsi al più presto una scusa, una risposta sensata da dargli. -No, è che usare tante parole rende difficile capire il vero concetto che si vuole esprimere...- sussurrò ed Eros le mise una mano sulla spalla. Alba si irrigidì a quel contatto. Non le piaceva che qualcuno la toccasse senza avvertire, soprattutto odiava i contatti sconosciuti. -Mi sembra un'ottima osservazione.- -Arriva!- urlò Carlotta, una ragazza di diciannove anni con i dread e gli occhiali, entrando dalla porta. -Ah, Pietro Anotti. Preparati a perdere una mano con lui Alba, scriverai davvero tanto!- commentò Eros, lasciando la ragazza perplessa e un filino spaventata. Perchè avrebbe dovuto perdere una mano? 

Il professore non perse tempo con l'accoglienza e non si dilungò nell'esporre il programma di quarta, iniziò subito la lezione, sistemandosi gli occhiali a mezzaluna sul naso e tirando fuori dalla sua borsa un quadernino con fogli ingialliti dal tempo che restavano chiusi nel blocco per miracolo. -Allora, il primo argomento dell'anno sarà il Decameron boccacciano, spero che questa estate lo abbiate letto, vero Nathaniel?- Il diretto interessato annuì con fare beffardo e disse:-Glielo saprei recitare a memoria, prof!- Alba rimase molto colpita da quell'affermazione. La sua mente l'aveva recepita come una dichiarazione onesta, mentre l'intento del ragazzo era solo quello di far ridere la classe, riuscendo però a sollevare solo qualche risolino dalla compagna di banco. Quello fu solo il primo di tanti episodi in qui Alba interpretava male le parole di Nathaniel, finendo poi in situazioni incresciose e, per lui, molto fastidiose. 

-Alba, queste cose le hai già studiate, giusto?- Alba fu strappata dai suoi pensieri e annuì timidamente. -Bene, allora iniziamo.- Il professore iniziò la sua lunga spiegazione di un'ora. Alba scriveva ogni parola, la sua penna volava sul foglio come una farfalla, cercando di scrivere tutto quello che il professore diceva, aggiungendo anche delle sue conoscenze personali. Quando la lezione terminò, tutti si alzarono in piedi e si formarono automaticamente i gruppi. Carolina, Alice, Alyssa, Lucinda ed Eros si riunirono davanti alla cattedra a chiacchierare animatamente e facendo delle imitazioni che Alba non riconobbe. Carlotta era scomparsa insieme a Nathaniel e Federica, mentre le altre sue compagne avevano abbandonato la classe per andare in bagno. Alba era molto spaesata, non sapendo cosa fare e dove andare. Aveva l'impressione di aver già dato abbastanza fastidio ai compagni di banco, così decise di andare in perlustrazione della scuola. Uscì dalla classe e si guardò attorno: classi intere popolavano il pianerottolo. Chi era in fila per le macchinette e chi usciva dalla propria classe e si precipitava giù dalle scale, scontrandosi con chi saliva. Il bagno era soffocante, pieno di ragazze che si litigavano lo spazio per specchiarsi o il cubicolo del water. Alba cercò uno spazio vuoto, dove non c'era nessuno, ma era pressocchè impossibile trovarlo. Così decise di tornare in classe, ma si ritrovò faccia a faccia con Eros. Il cuore di lei fece un giro a trecentosessanta gradi per poi congelarsi quando lui le cinse le braccia con le mani. Lei si scostò immediatamente, infastidita dal contatto, i nervi tesi come corde di violino troppo tirate. -Scusa, non volevo, in mezzo a questa gente non si vede niente.- si scusò lui. Alba pregò che si ritraesse, invece lui si fece più vicino, sempre più vicino, troppo vicino. Quando fu decisamente troppo vicino a lei, si inginocchiò. Il cuore di Alba schizzò e nella sua mente le parole presero a vorticare compattandosi in frasi. "Perchè si inginocchia? Vuole farmi uno scherzo? Vuole farmi cadere? E se ci vede Lucinda? E se qualcuno glielo va a dire? Alzati Eros! Per favore!". Come se lui avesse sentito i suoi pensieri si alzò lentamente, intrecciando i suoi occhi a quelli di lei. La mano chiusa a pugno del ragazzo si avvicinò pericolosamente a quella di lei. "Era solo un diversivo per picchiarmi!" pensò lei e d'istinto portò le mani davanti al viso come scudo e si curvò verso il basso. Nessuna collisione. Alba aprì gli occhi e vide che la mano del ragazzo si era aperta vicino a dove poco prima c'era il suo viso. L'espressione sul viso di Eros era molto confusa. Sul palmo aveva una catenina d'argento da cui pendeva una grossa chiave di metallo. La Chiave dell'Orologio! Quella era la sua collana, l'aveva comprata un anno prima ad una fiera cosplay insieme alle altre Chiavi dello Zodiaco, dall'anime di Fairy Tail. -Ti era caduta questa- disse lui, chiudendosi nelle spalle. -Oh, grazie- fece lei, prendendo la collana e notando che il gancetto si era rotto per l'ennesima volta. La campanella suonò ed Alba ne fu molto contenta. -Vai in classe, De Mario odia chi entra in ritardo.- le consigliò lui -E tu?- chiese Alba. -Io arrivo tra un attimo, inventati una scusa per coprirmi. Del tipo che sto parlando con un prof o altro.- Panico, Alba non sapeva mentire, non le era proprio. Ma prima che potesse replicare, Eros era già scomparso e il profilo di De Mario si andava delineando sulle scale. Alba strinse la collana che aveva in mano, si girò e pregò che andasse tutto bene. 


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