Capitolo 4: Eros

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Le prime due ore passavano sempre più lentamente, come se il tempo si fosse congelato. La presentazione del programma non era mai stata così noiosa. Negli anni passati gli piaceva stare lì a fingere di ascoltare i professori, mentre la sua mente stilava liste di cose da fare o si perdeva nei ricordi dell'estate. Però quell'anno era diverso, perchè c'era Alba e lui fremeva dalla voglia di conoscere la nuova ragazza. Aveva qualcosa di curioso quella ragazza, gli ricordava un po' sè stesso agli inizi. Anche lui era stato timido, impacciato e asociale, si era sempre sentito fuori luogo in qualsiasi posto. Il suo sogna più grande era quello di prendere il primo aereo per chissà dove e andare in giro per il mondo, in ogni città, ovunque, per scoprire ciò che c'è là fuori. Beh, ovunque tranne New York. Sapeva esattamente che cosa c'era là, anzi, chi c'era, e voleva evitare quella città più di ogni altra cosa al mondo.

Il suo periodo, che gli era parso interminabile, di timidezza e isolamento dalla società si era concluso quando una ragazza occhialuta e dai capelli ricci aveva iniziato ad essere più gentile del consueto con lui. Allora,a d una festa, Eros aveva trovato il coraggio di baciarla e da allora loro due si erano fidanzati. Era iniziata la sua rivalsa sulla vita, anche se parecchi elementi erano ancora fuori posto. Aveva l'impressione che anche per Alba fosse lo stesso, solo che lei l'opportunità di vincere sui problemi non l'aveva avuta, non ancora.

DRIIIIIIIN

Eccolo, il suono tanto atteso: la campanella del terzo cambio dell'ora. Eros conosceva il professor Anotti da quattro anni, contando anche quello corrente, e ormai aveva imparato che quel prof era in ritardo su tutto: sulle correzioni dei compiti, sulla restituzione delle verifiche, sul comunicare i voti e sull'arrivare in classe. Quella era l'occasione tanto attesa. Si alzò e si girò verso Alba, che faceva roteare gli occhi con fare scrutatore. Sorrise e aspettò che i loro sguardi si allacciassero com'era successo quella mattina, quando lui aveva stretto la sua mano tremante e rigida. -Allora, Alba, che ne dicidi conoscerci un po'?- iniziò, sorridendo, sperando di assumere un'espressione confortante. Lei cercò di indietreggiare con la sedia, nonostante avesse annuito. "E' proprio timida" commentò il giovane mentre la prossima domanda prendeva forma sulle sue labbra: -Io sono un attaccante. Tufai qualche sport?-. Lei parve soppesare la risposta. Lui rimase ad osservarla, analizzando le curve dei capelli che avevano un effetto mosso molto particolare e ben curato, gli zigomi alti, gli occhi dolci, che tradivano curiosità e grande acume. Alla fine lei parlò, con la sua voce sottile: -Equitazione- -Forte! Hai un cavallo?- la risposta di lui si era formulata in automatico, come se la loro conversazione fosse stata prevista da un copione. Gli piaceva questo aspetto, come se loro fossero fatti apposta per parlare. -Sturbax, stallone- Eros sorrise e si ritrasse un poco, temendo di infastidire la nuova venuta con un'eccessiva vicinanza. Ma era come se qualcosa di magnetico li tenesse vicini, attirandoli e respingendoli al contempo. Sorrise a quell'idea mentre le sue labbra pronunciavano la nuova frase: . -Non sei di molte parole,vero?- Lei sobbalzò e lui scorse nei suoi occhi così ricchi di dettagli un piccolo lampo di paura. No, era proprio terrore. Eros si spaventò, temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato, anche perchè lei farfugliò qualcosa che suonava come "No...io...è che ho una...". Troncò la frase di netto, come se avesse paura di finirla. Eros decise che era il caso di porre fine a quella conversazione, ma lei riprese la parola esponendo un concetto che a lui piacque molto. -No, è che usare tanteparole rende difficile capire il vero concetto che si vuole esprimere...- Eros le mise una mano sulla spalla, ma fu una pessima mossa, perchè lei si irrigidì al contatto. Mentre commentava positivamente l'argomentazione di Alba, Carlotta urlò il suo avvertimento dell'imminente venuta del professor Anotti. Per farla sorridere un po', Eros commentò: -Ah, Pietro Anotti.Preparati a perdere una mano con lui Alba, scriverai davvero tanto!- Forse non doveva farlo, perchè lei rimase perplessa a quell'affermazione. Quando Eros si girò per prendere posto, vide che Lucinda li stava guardando seduta sul banco di Nathaniel.

Come al solito il professore non si dilungò in discorsi di benvenuto e quasi non si accorse nemmeno della presenza di Alba. Lui era fatto così, si concentrava solo sulla sua materia, ignorando il resto e fissando una verifica ogni settimana, che fosse di italiano o di latino. Eros non seguiva granchè delle sue lezioni, ormai si era rassegnato al debito e al fatto che non sarebbe mai riuscito a concludere una verifica con lui e, anche se ci fosse riuscito, il voto sarebbe sempre stato 5.5. Non aveva senso rischiare di slogarsi un polso per poi fallire miseramente ogni volta. Preferiva passare quelle ore a riflettere su vari temi o per ripassare qualcosa. Beh, la seconda opzione era impraticabile, sia perchè non doveva studiare niente sia perchè era in prima fila e sarebbe stato beccato immediatamente. Decise di dedicare l'ora alla prima opzione, ma, stranamente, non gli veniva in mente niente. Di solito lui aveva sempre qualcosa su cui riflettere: come articolare la giornata, rianalizzare le partite di calcio, trovare un regalo a Luce per qualche evento, qualsiasi problema. Eppure quel giorno la sua mente era vuota. In cerca di spunti che stuzzicassero la sua mente iniziò ad osservare la classe con la coda dell'occhio. Era tutto come al solito: Nathaniel che faceva qualche battuta sulla sua estate "passata a studiare", Bardi che rideva, Emily, Lisa e tutti gli altri che si dannavano a scrivere ogni parola, mentre Carlotta disegnava sul banco un'altra delle sue opere d'arte. Poi c'era Alba, che scriveva tutto quello che il professore diceva mentre un ciuffo ribelle le scivolava sempre davanti all'occhio destro, ma lei non se ne curava, come se capitasse spesso.

DRIIIIIIIIIN. Intervallo. Eros scattò in piedi nell'immediato e scivolò sotto il banco per precipitarsi alla cattedra e sedercisi sopra non appena il professor Anotti fu uscito dalla stanza. Il suo gruppo si radunò intorno a lui ed Eros rimase sorpreso di non vedere Nathaniel con loro. In effetti, il ragazzo sembrava sparito nel nulla. Carolina e Alice raccontarono del loro viaggio-studio in Irlanda. Eros seguiva poco la conversazione, sopratutto perchè lui aveva tanto desiderato andare in viaggio studio, ma non aveva potuto sia perchè non aveva una giusta disponibilità economica sia perchè sua madre aveva bisogno di lui per prendersi cura di suo fratello minore. Continuare a sentir parlare dell'Irlanda lo stava innervosendo, così scese dalla cattedra e si diresse fuori dalla classe. -Dove vai?- chiese Lucinda. Un moto di stizza gli percorse la schiena. Lei non capiva mai quello che gli passava nella mente. Non capiva che odiava sentir parlare di New York, non capiva quando era triste, lei non lo capiva. -In bagno- rispose secco e uscì. Nel corridoio c'era tantissima gente e vi era una gran confusione. Eros si diresse verso il bagno, ma la folla guidò il suo corpo fino ad Alba, ritrovandosi faccia a faccia con lei. La afferrò per le braccia nel tentativo di ristabilire l'equilibrio di lei, che si scostò nell'immediato. . -Scusa, non volevo, inmezzo a questa gente non si vede niente.- si scusò lui. I suoi occhi furono attirati da un pezzo di metallo per terra, vicino ai piedi di Alba. Il ragazzo si avvicinò e si abbassò per prenderlo, scoprendo che era una collana a forma di chiave. Quando si rialzò vide Alba girarsi su sè stessa e coprirsi il viso con le braccia. Lui rimase lì, immobile e confuso, con la collana in mano. Quando lei aprì gli occhi e abbassò le braccia, lui le porse la collana, dicendo: -Ti era caduta questa-. Lei arrossì in modo molto delicato sulle guance e ringraziò, prendendo con mano tremante la collana. La campanella suonò. A memoria Eros si ricordò che ora avevano storia con il professor De Mario. Non l'avevano mai avuto, ma la sua nomea era conosciuta in tutta la scuola, dati i comportamenti bizzarri. Il ragazzo sapeva che quel prof odiava i ritardatari, però lui doveva andare in bagno per stare un po' da solo. -Vai in classe, De Marioodia chi entra in ritardo.- disse Eros -E tu?- chiese Alba. -Io arrivotra un attimo, inventati una scusa per coprirmi. Del tipo che sto parlando conun prof o altro.- Sul viso di lei si dipinse una strana espressione, ma lui non aveva voglia di decifrarla e si infilò nel bagno, dove finalmente trovò un po' di silenzio. La scuola lo annoiava, ma l'intervallo gli era sempre piaciuto. Però quel giorno lui era particolarmente nervoso per via dell'orribile inizio della mattinata e poi si era messa anche Luce, che non riusciva mai a capirlo fino in fondo. Non era difficile, lui era come un libro aperto, eppure nessuno lo capiva, nemmeno la sua ragazza. Si era ormai lasciato andare ai suoi pensieri quando colpi furenti lo riportarono alla realtà. Qualcuno stava bussando alla porta e sembrava molto arrabbiato.

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