Eros aprì la porta con i nervi a fior di pelle. Se era occupato cosa continuavano a bussare? La sua rabbia si trasformò in paura quando si ritrovò faccia a faccia con il professor De Mario. Mai lo aveva visto così arrabbiato prima. Era tutto rosso in faccia e aveva gli occhi sgranati. -Eros Leviaghi, credo lei ormai sappia quanto a me diano fastidio i ritardatari. Quindi la prego di accomodarsi in aula.- Il ragazzo obbedì. Mentre rientrava in aula, l'unica cosa che riusciva a sentire era la rabbia che ammontava in lui. Aveva chiesto ad Alba di mentire per proteggerlo, un piccolo favore senza conseguenze. De Mario cascava sempre in quel trucco, era certo che non ci sarebbero state conseguenze. Lei lo aveva tradito e tutto quello senza un motivo valido. Fu allora che Eros realizzò che Alba in realtà era solo una persona falsa che fingeva di essere timida e innocente. E dire che le piaceva.
Rientrato in classe i loro sguardi si incrociarono. Lui la guardò con il più aggressivo dei suoi sguardi, sperando di riuscire a nascondere la delusione. Si sedette in silenzio e rimase lì ad ascoltare un interminabile rimprovero sulla sua incapacità di rispettare non solo le regole, ma anche chi le imponeva. Tutto il soliloquio di De Mario si concluse con una nota di demerito sul registro. Ad Eros tutto quello non gli importava granchè, in ormai otto anni di ribellione si era abituato alle conseguenze. Quello che lo tormentava era la rabbia verso Alba. Si sforzò di calmarsi un po' e di assumere un'espressione più tranquilla. La lezione era estremamente noiosa e gli risultò difficile non perdersi nei suoi pensieri. Non era il caso di distrarsi, non dopo la scenata di prima. Quando finalmente De Mario se ne andò, Eros volle testare quanto fosse ipocrita Alba. Continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sè, le disse:-Mi sembrava di averti chiesto di coprirmi-. Ci fu un attimo di silenzio prima che Alba rispondesse:-Mi avevi chiesto di dirgli che stavi parlando con un professore-. L'aveva detto con una voce così sottile e timida che per un attimo vacillò, poi scoppiò a ridere senza divertimento, più per se stesso che per quello che aveva detto Alba. Quanto era stato stupido a fidarsi d una persona che conosceva da così poco tempo. -E perchè non lo hai fatto?- le chiese. -Non so mentire- rispose lei, sempre con quella voce che fece vacillare Eros. "A me sembra che tu lo sappia fare benissimo" pensò, più per darsi forza che per altro. -Aaaah, sei una di quelle moraliste che ritengono che bisogna vivere secondo un criterio di verità?- Il suo tono si faceva sempre più sprezzante ed irritato, non tanto per Alba quanto più per la sua debolezza e incapacità di giudizio. -No. la verità è importante, ma non è questo. Io non sono capace di mentire.- ripetè Alba, ritraendosi quasi spaventata. Eros sentì una fitta al cuore e fece per scusarsi, ma Lucinda lo chiamò. Scattò subito in piedi ed andò da lei, più per non fare un'altra volta l'errore di cadere nella trappola di Alba. Abbracciò da dietro la sua ragazza e gli stampò un bacio molto lungo, nella speranza di dimenticare ogni brutto pensiero. Quel gesto servì a poco in realtà. Era ancora innervosito e sentiva un alone di negatività premergli sul cuore. -Alba è stata proprio una stronza- commentò così di botto. Gli altri concordarono, l'unica che rimase in silenzio fu Luce. -Che c'è?- gli chiese Eros. -Ecco, in realtà non è colpa sua. Lei...non può mentire- disse rapidamente. -La difendi?- sbottò Eros, staccandosi da lei e guardandola con disapprovazione. -Eros, calmati. Insomma, io non potrei parlarne. La preside mi ha chiesto di fare voto di silenzio- sospirò lei. Eros era basito. Non riusciva a capire che cosa volesse dire Luce e, soprattutto, non capiva se le stava mentendo. -Vieni- disse lei sconsolata e lo portò in un angolo della classe. -Alba è autistica e gli autistici non sanno mentire, gli risulta troppo difficile- spiegò Luce. Eros sentì una fitta al cuore. Aveva maltrattato una ragazza spaventata per una colpa che non era sua. Alba aveva provato ad aiutarlo e lui l'aveva aggredita. La ragazza era in un ambiente che non conosceva e questo doveva spaventarla abbastanza. Senza pensarci troppo, si precipitò al suo posto, ma purtroppo la professoressa Gliali era già in classe e lo stava richiamando all'ordine. Si sedette, continuando a guardare Alba. Le stava sorridendo e sperava che lei alzasse lo sguardo e lo guardasse.
Iniziata la lezione, Eros non riusciva a pensare ad altro se non al suo orribile comportamento. Aveva capito sin da subito che Alba non era come le altre, che era speciale, avrebbe dovuto lasciare che si difendesse dalle accuse. Per scacciare i suoi pensieri prese l'album da disegno e si mise a disegnare. Inizialmente voleva disegnare qualche personaggio di un anime, ma si ritrovò a riprodurre su carta il suo animo, disegnando un ragazzo dallo sguardo triste. Mentre disegnava si dimenticò tutto, lasciando che il suo senso di colpa fluisse nella matita e fosse riportato sul foglio. Ogni tanto sentiva il braccio sinistro formicolare e allora alzava lo guardo, credendo che fosse Alba che lo stava guardando, ma la ragazza stava diligentemente prendendo appunti, non accorgendosi che in realtà stava solo scribacchiando per sfuggire al suo sguardo.
Terminate le lezioni, Eros attese che la classe iniziasse ad uscire dall'aula, poi ripose il disegno in cartella. Quando lui ed Alba furono soli si alzò e sorrise, guardando davanti a sè. Sinceramente sorrideva d'amarezza, perché non sapeva come uscire da quella situazione. Decise di fare come faceva sempre con tutti dopo una litigata: le mise una mano sulla testa e le sorrise. Si abbassò un po' per guardarla negli occhi. Il suo sorriso trasmetteva tutta la purezza di cui era capace e nascondeva le parole non dette che aleggiavano tra loro: "perdonami come io ho perdonato te". Lei lo guardava tra l'incuriosito e il preoccupato. Eros ebbe paura, ma non riuscì a spostarsi. Rimasero così per un tempo che parve infinito, poi lui le fece scorrere la mano sulla guancia in modo appena percepibile e se ne andò, sperando di averla rincuorata. In quel momento la mano gli formicolò e lui sorrise. Quello sarebbe stato il primo di mille gesti che li avrebbero condotti su un percorso di ombre e luce. Eros strinse la mano e uscì dalla scuola, lanciando un ultimo sguardo all'edificio, aspettando che Alba uscisse.
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All'improvviso
Teen FictionSuccede sempre tutto all'improvviso, senza che noi possiamo controllarlo, è un pericolo, un dolore, è vita, ma è anche morte. Questo è l'amore.