Essere speciali, significa avere qualche peculiarità o qualche talento che pochi possono avere il privilegio di vantare: come quelle persone super intelligenti che riescono a fare i calcoli a mente, le persone che sono cosi fantasiose da riuscire a creare canzoni dal nulla o quelle che sono così tanto portate per lo sport da riuscire ad entrare a 15 anni nelle squadre più ambite del mondo.
Qualunque cosa e qualunque diversità può rivelarsi un talento, se solo si hanno le capacità di sfruttarlo e la forza per difenderlo.
Ed è questo che rende speciale una persona: la capacità di mettersi alla prova e dimostrare che, quel dono a lui dato, non e solo una capacità ma piuttosto un talento.
Mi è stato difficile da capire all'inizio, perché essere speciale non è sempre un dono, ma anche una maledizione; o, se non viene usata al meglio, pure un ostacolo.
Io, ad esempio, non avrei mai pensato di essere speciale.
Mi sono sempre reputato solo una persona normale, mediamente popolare a scuola e mediamente intelligente: insomma, come tutti gli altri.
Non sono mai stato portato per la matematica, sono bravo in lingue e sport ma non mi sono mai distinto in niente che non fosse la mia creatività, e fino ad ora non mi era mai stata di alcuna utilità.
Sono poche le persone speciali al mondo, una su un milione forse, e io non mi credevo uno di quegli individui che tutti invidiano e che tutti cercano di essere o prendono come esempio, almeno non fino ad ora.
Continuai a guardare il soffitto fino a che gli occhi non si abituarono completamente alla luce, finendo per ammirare le sue striature per una buona mezz'ora sperando che smettessero di girare...
Mi alzai dal letto di malavoglia quella mattina, stropicciai gli occhi dal sonno e, di corsa (non troppa) lanciai i libri nello zaino.
Afferrai il quaderno sul comodino e mi appoggiai alla scrivania.
Lo aprii nel disegno lasciato a metà la sera prima.
Avevo bisogno di nuove idee per una macchina per la distribuzione settimanale dei giornalini scolastici da mettere nei corridoi.
Era un compito affidato al club di ingegneria dal preside della scuola, ed ero arrivato solo a metà del progetto ancora.
Ripassai a matita il disegno privo di idee, poi lo richiusi e lo riposi accuratamente nello zaino.
Odiavo quel tipo di giornate.
Ero tornato così tardi dalla serata film a casa di Missy che non avevo avuto il tempo neanche di cambiarmi prima di crollare sul letto, morto dal sonno, per poi svegliarmi il giorno dopo con la luce di un bellissimo giorno che avrebbe prosperato felicità e positività in tutti tranne che in me che sembravo uscito da un film dell'orrore, come quasi tutte le mattine d'altronde.
Diciamo che quel giorno magari, mi accorsi che sembravo peggio del solito e la mia positività era del tutto scomparsa.
Forse la cosa sarebbe stata leggermente diversa se non avessi avuto l'aspetto di qualcuno appena uscito da un manicomio.
Entrai in bagno e mi guardai allo specchio: potevo essere preso per un panda, con quelle occhiaie enormi, magari scappato dallo zoo in piena notte.
La maglietta bianca era macchiata di qualcosa di rossiccio e appiccicoso e le mani erano altrettanto.
Mi feci una doccia fresca e mi vestii rapidamente sperando in una bellissima colazione a base di tranquillità e non urla arrabbiate di mia madre per aver violato il coprifuoco di più di tre ore.
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Penthos: La Pietra di Fuoco
FantasyEra strano passare da una vita normale ad una vita a nascondersi. È una storia di amicizia e coraggio, di voglia di conoscere se stessi e di imparare. L'accademia era la sua unica salvezza. In un futuro di scoperte e di guerra, Max dovrà affrontare...