Capitolo 6

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Il giorno dopo la sveglia suonò sfortunatamente puntuale.

Era una pallida giornata di pioggia ed il mio umore era sorprendentemente basso.

Fissai a lungo le righe del soffitto, e i ciondoli che pendevano dal lampadario.

Un piccolo sole nel mezzo e i pianeti che, con il vento, gli giravano intorno.

Ricordo come fossi affascinato da questo quando ero piccolo e di come guardassi quei ciondoli che sembravano tanto piccoli visti cosi.

Un uomo una volta disse che *la nostra terra non era altro che un sassolino su una spiaggia dove di sassolini ne esistevano a milioni*, e così è per gli altri pianeti.

Esisterà sempre un pianeta o una stella più grande o più luminosa di un altra perchè non c’è una fine nell’universo.

C’è sempre qualcosa dentro qualcosa, e ci sarà sempre qualche cosa che supera un altra.

È questa la bellezza dell’universo: è impossibile da misurare, infinito.

Non esiste migliore o peggiore, nè bello o brutto.

È tutto oggettivo.

Il soffitto fatto in legno, il legno tagliato dall’albero fatto di cellule eucariotiche, formate a loro volta di strutture formate da tessuti che sono formati da altre cellule... è un circolo continuo senza fine, e  la cosa mi stupiva sempre.

Allungai distrattamente la mano per afferra il quaderno poggiato sul comodino e, a pancia in giù, lo aprii e ricominciai a disegnare.

Amara era  determinata sul  fatto di volere una casetta sull’albero.

Solo che il suo senso di semplice e quello degli altri varia da una situazione da un altra

Il problema vero però  è che nessuno sarebbe stato in grado di costruirla come lei avrebbe voluto, perche tutte le cose che voleva lei, in una casetta 6x6, erano impossibili da fare entrare, e sentire mia sorella lamentarsi per tutte le vacanze non è nei miei piani.

E poi ho sempre amato le sfide impossibili.

Il dilemma  sarebbe stato, poi, superare il blocco.

Sfogliai le prime pagine e ne ammirai i disegni.

Erano di una bellezza incommensurabile.

Alcuni disegni erano poco ricalcati altri evidenziati con il carboncino, alcuni colorati altri ancora in bianco e nero.

I dettagli erano curati quasi maniacalmente come se un singolo errore o un punto in piu potessero incenerire la pagina.

Dai testi si poteva notare che il tutto era scritto e progettato con una penna stilografica a punta fine che  faceva trapelare i sentimenti di questo autore a me sconosciuto ma che mi sembrava  di conoscere da sempre.

Ovviamente non erano miei.

Il giorno del mio dodiciesimo compleanno mio padre me lo aveva lasciato sul comodino, avvolto nella carta di riso. Un quaderno di pelle abbastanza spesso, cucito a mano con un bellissimo disegno di un albero in rilievo.

Era gia iniziato per qualche pagina e mio padre mi disse di ispirarmi a quei disegni per le mie invenzioni.

Lo faccio sempre.

Torno indietro e guardo quelle pagine e l’ispirazione arriva come se mi stesse già dando tutte le risposte.

La voce di mia madre mi riporta alla realtà  sollecitandomi a sbrigarmi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 11, 2018 ⏰

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