Un suono acuto mi risvegliò dal sonno profondo nel quale ero caduta la sera prima. Era la mia sveglia che emetteva la sua stridula suoneria. Alzai una mano per mettere la parola "fine" a quello strazio, e mi feci forza per alzarmi dal tumulto di tutte quelle coperte stropicciate e sporche di bava secca. Osservai per circa un quarto d'ora il mio riflesso nello specchio di fronte al letto king size che ci eravamo comprate io e Marya, osservando i miei stessi occhi color nocciola. -Ehi bella addormentata! Che facciamo stamattina a parte ammazzare il tempo in studi?- sapeva già che avrei studiato tutto il santo giorno, ma non le mancava mai di ricordarmi questo dettaglio della mia vita. -Mancano solo tredici minuti prima dell'inizio delle lezioni!!!- lei camminò lentamente verso la mia stanza con una ciotola di cereali in mano, talmente croccanti che facevano un rumore pazzesco nella sua bocca
-Cosa ti aspettavi? - mi chiedeva sputacchiando Kornflakes e yogurt ai frutti di bosco. Io mi alzai contrariata e indossai la prima maglia che mi capitò fra le mani, stropicciata e probabilmente al confine tra sudata e molto sudata e vidi stagliarsi sul mio petto le lettere cK della Calvin Klein jeans. -Mary, prendo la tua maglia, ok?- non avevo nulla di marca che non fossero le mie Vans sbiadite, e ne andavo fiera, ma a volte un tocco di classe non guastava. Lei rispose con un colpo di tosse, probabilmente provocato da quei cereali che consumava industrialmente ogni mattina. Io mi stavo ancora infilando i leggins, quando sentii la sveglia suonare un'altra volta, indicazione secondo la quale sarei già dovuta partire. Mi lavai i denti e mangiai la prima merendina che mi capitò fra le mani, emettendo rumori piuttosto fastidiosi, dei quali la mia amica non si curò. -Eddai tartaruga! La lepre sta arrivando al traguardo!- diceva lei mentre sentivo il rumore metallico delle chiavi di casa e quelle del nostro pick up giallo. La raggiunsi correndo, e sbattei la portiera che emise un sonoro "clack", provocato dalle guarnizioni ormai inesistenti di quell'affare. Il soffitto della macchina pendeva quasi fino a sopra la mia testa, impedendomi qualsiasi movimento brusco se non volevo che mi precipitasse in testa. Marya ingranò la prima e partimmo verso il college, non prima di qualche rumore poco incoraggiante del motore. -Questo fossile preistorico sta per cedere!- io alzai gli occhi -Lo dici ogni santa mattina! Possibile che non ci decidiamo a cambiarlo?- lei -Come sei noiosa! Lo sai che tra qualche annetto diventerà un auto d'epoca che rivenderemo per milioni di dollari?- ridevo, nonostante gli sbadigli continuassero a minacciarmi. -Che patetiche che siamo!-. Effettivamente lo pensavo.
Pochi minuti dopo, il parcheggio di quel luogo chiamato scuola apparve all'orizzonte. -Ehi! Terra!!!- esclamai. -Ehi Em! Guarda là!- mi stava indicando la Rolls Royce dei genitori di Marcs. -Che gioiellino!- dissi emettendo un fischio tra le labbra increspate.
Il sole mattutino sorgeva, ignaro della stanchezza di chiunque abitasse il pianeta Terra, ed io mi preparavo ad un'altra entrata disastrosa nel manicomio chiamato classe. Con la mia goffaggine da scolaretta, aprii la porta a vetri lasciando spazio alle chiacchiere dei miei compagni, che non mi avevano mai considerata. Mi sedetti nel mio solito banco, accanto ad una tipa con degli allargatori da far spavento e un septum argentato al naso. -Ehi Clarissa. Come va oggi?- lei si voltò di scatto. I rasta la facevano spiccare in mezzo a quella folla di teste dai capelli ricci e lisci, ciononostante aveva fatto poche amicizie nel mio corso. -Ciao...Em...- come al solito fui costretta a farle copiare i miei appunti per tutta la lezione. Almeno avevo una sottospecie di conoscente in quel branco di volti senza nome. O meglio, un ragazzo il nome ce l'aveva eccome. Forter. Jason Forter. Era probabilmente il ragazzo più figo di tutto il college, ma non mi aveva mai neppure rivolto la parola dai tempi memorabili delle elementari, almeno dai miei ricordi. Ero la sfigata di turno, quella che "i libri sono il suo forte" e quella "le feste non le ha mai viste". La ragazza "disagio", il volto sconosciuto. Almeno così credevo.Dopo due ore di ascolto, interrotte solamente da qualche richiamo nei confronti dei più indisciplinati, la mia lezione di calcolo si concluse con un "arrivederci" poco convinto della professoressa. Raccolti i libri, scese le scale che portavano al mio prossimo corso e impugnata la penna in una mano, ero pronta per rimanere seduta un'altra ora. La mia vita non cambiava mai. Nessuno mi rivolgeva la parola, io non la rivolgevo loro. Fantastico.
Dopo la lezione di letteratura, mi recai alle macchinette, quasi trascinandomi, con qualche moneta in mano. Arrivata di fronte a quell'aggeggio, premetti il pulsante per un espresso ed estraevo già le monete dalla tasca quando qualcuno mi spintonò al suolo.
Poco prima di sentire il tonfo, però, una mano mi prese per il polso, facendomi rimanere in piedi. Mi voltai, pronta a sbraitare in faccia a quell'impertinente, quando vidi la cosa più bella dell'universo. Un ragazzo. Capelli rasati, castano chiaro, e due occhi azzurro cielo nei quali mi sarei tuffata volentieri.
-Scusa...- sembrava seriamente dispiaciuto, mentre io ero al settimo cielo -No, scusa tu...cioè...grazie...ehm...- lui mi fissò, divertito
-Ciao, ragazza dispiaciuta. Qual'è il tuo...- io completai la sua frase, da emerita stupida senza vita sociale -Nome? Sì, mi chiamo Em.-
-Ciao, Em. - sorrideva che era una meraviglia, mi ero già persa per il suo sorriso.
-Vuoi che ti offra io...quello che stavi prendendo?- omioddio!!! Quella fossetta...
-Ehm...grazie.- Ero impacciata. Molto impacciata. -Ottimo allora...Em. Ci si vede e...che corsi fai?- mi chiese, gentile, dopo avermi passato alcune monete. -Ehm...calcolo, letteratura...- non l'avevo mai notato ma forse, con un pò di fortuna... -Anch'io faccio calcolo! Incredibile...non ti avevo mai notata!- penso di essere diventata bordeaux -Nemmeno io! Che coincidenza, eh?- lui mi sorrise. -Allora ci si vede!- faceva per andarsene quando si voltò
-Per caso fai qualche sport?- oh no. -No. Almeno non per ora. Pensavo di iscrivermi tipo a palestra. - Lui mi squadrò. -Seriamente? Io vado in palestra tutti i giorni. Allora ci vediamo Em!- si voltò e una ragazza bionda lo prese sottobraccio per condurlo verso le scale trotterellando. Non avevo speranze.
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Lei è mia, io sono suo...
Romance-Che stai combinando?- Già. Che sto combinando? -È solo che...niente. Non puoi capire. Mi ha portata in un posto speciale. E me ne ha regalato le chiavi. Mi ha portata al cinema più bello di sempre, a casa sua. Ora il suo nome è Captain America, ma...