°Una nuova era...?°

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Montai sul pick up. Battei la testa sul clacson con così tanta violenza da far partire quel rumore tipo capra morente a cui era ridotto il suono che proveniva dal volante. Odiavo il mondo. Odiavo me stessa. Una cosa, una sola, stava andando bene. Quella cosa che ora ero riuscita  a rovinare in qualche istante. Un pò di parole dette alla cavolo ed ero riuscita a rovinare l'unica cosa che mi stava a cuore in quel momento. Non era ora di innamorarmi. Ma se non lo era adesso non lo sarebbe stato mai. Forse avrei risparmiato più tempo a lasciare che quell'amore mi distruggesse di nuovo? <Guarda questa stupida che parla da sola. Quello che ti ha fatto Peter basta e avanza come risposta.> Così, infuriata col mondo e l'universo presi il cellulare e digitai il numero di Marya. Nessuna risposta. Allora ritentai un paio di volte. Poi la mandai a quel paese, lei e il suo quasi ragazzo, e percorsi di fretta le viuzzole che conducevano verso casa mia. -Ehi, perchè non rispondi al...- dissi entrando in casa, solo per accorgermi con stupore che Mary non era a casa. -Mio Dio.- All'inizio pensai le fosse successo qualcosa. Poi ricordai Marcs. Il loro appuntamento. Volevo invitare qualcuno per non sentirmi sola. Era la prima sera che avrei passato nella più completa solitudine e non volevo. Ad ogni modo mi rassegnai. Sarebbe tornata verso sera.

Poco tempo dopo, verso le 22:00, la vita mi premiò per chissà quale motivo. Sentii prima la suoneria, e quando appoggiai il telefono all'orecchio sentii la voce profonda di Thomas.
-Hey.- feci io, trattenendo qualche istante di pura euforia e cercando di sembrare calma (forse più a me stessa che a lui) -Hey.- lui -Ti va di venire a casa mia?-. All'inizio davvero, ci pensai. A quello che gli avevo detto il giorno stesso, a quanto avrei potuto stargli distante se fossimo stati soli nella stessa stanza. Così preferii non rischiare. -Ma...- cercai di impormi. Poi lui sbuffò -Tranquilla, da amici.-
Aveva capito tutto. Prima che aprissi bocca. Prima che rovinassi ogni cosa.

Erano le 22:30. Non ne volevo sapere di suonare quel campanello bianco con scritto a caratteri cubitali THOMAS. Mi sembrava fosse una cosa da bambini premere un maledetto campanello come per chiedere "dolcetto o scherzetto" ad una vecchina senza dentiera che ti passa una scatola di dolci e sorride, facendoti vedere le gengive infiammate, e facendoti prendere uno spavento bestiale. Questi percorsi mwntali mi portavano allo sfinimento. Optai per bussare. Mi venne ad aprire con indosso una camicia bianca che sbordava dai pantaloni color nero carbone.       -Hey!- c'era musica che proveniva da dentro -È una festa?-. Sollevò le spalle. -No, ci siamo solo noi.-
Entrai. Lui mi prese per il polso. Il contatto mi fece rabbrividire, seppur per un istante. -Un secondo.- Un sorriso solcò il suo volto e tutte le stelle del firmamento di accesero all'unisono. Una schiera di denti bianchissimi. Le vene sporgenti delle braccia muscolose.
Poi, vidi le sue braccia che si alzavano e un attimo dopo non vidi più nulla, le sue mani mi coprivano gli occhi. -Che fai?- lui non rispose.
-Non provare a rapirmi!- risi nonostante non capissi cosa stava succedendo. -Ti fidi di me?- io annuii in silenzio. -Allora tieni gli occhi chiusi. Stai bene?- sorrisi. Che dolce. -Certo.- Sentii un sospiro, quasi di sollievo, da parte sua. Mi fece fare alcuni passi, svoltare a destra, poi a sinistra, e poi in su. Stavo salendo delle scale, ma in casa sua non c'erano. -Dove siamo?- lui, misterioso -Hai detto che ti saresti fidata.- Io scossi la testa, ma lui non mi lasciò.
-Eddai, siamo quasi arrivati.-
Poi, vidi la luce accecante di una lampada da alcuni spiragli tra le sue dita non appena ci fermammo. Lui mi tolse le mani dal volto e vidi il più bello spettacolo dell'universo.
Dall'alto, tutti i grattacieli sembravano opere d'arte. Tutte le strade, vene di un essere vivente più grande dell'uomo. Le luci, accecanti ma calde e piene di vita, fiammelle danzanti di un flamenco troppo veloce per i piedi di delle donzelle vestite di rosso.
-Ti piace?- non risposi. La sua mano sulla mia spalla era calda. -È bella, vero?- incalzò. Percepivo le sue labbra a poca distanza dal mio orecchio. -Sì.- risposi in un sussurro.
Lui mosse le labbra sul mio lobo -Lo sai, potrebbe essere il nostro posto.-
-In che sens...- dissi mentre mi voltavo, forse troppo velocemente, al punto che le sue labbra incontrarono le mie. Appena ci fu quel piccolo contatto, le sue mani mi sfiorarono la nuca.
Sembrava ci fosse passione, in quel bacio, in quell'istante fuggente, ma mi scostai. -Scusa.- dissi dopo pochi attimi di silenzio imbarazzato.
Mi fischiavano le orecchie. -Scusa tu. Oggi mi avevi avvertito. Non succederà di nuovo solo...restiamo amici, okey? Non roviniamo tutto per questo.- Mi portò di nuovo in casa e mi raccontò che aveva scelto quell'appartamento solo per quel panorama. Disse anche che si poteva raggiungere da fuori, ma solo grazie a delle scalette di acciaio inossidabile costruite da lui, al quale aveva accesso quando voleva, in esclusiava.
-Stasera volevo farti un regalo.- fece il movimento di estrarre qualcosa dalla tasca e poi le prese. Prese una piccola chiave argentata, dotata di un portachiavi color oro rosa a forma di fenicottero.
Era proprio inadatto in quel momento, c'eravamo appena baciati praticamente, ma gli saltai lo stesso tra le braccia.

Tornai a casa pochi minuti dopo, a bordo del mio pick up. Eravamo rimasti stretti in quell'abbraccio per minuti. Poi ripensai a quel bacio, e fu l'unica cosa a cui riuscii a pensare per tutta la sera. La mia mente aveva déjà-vu continui, delle emozioni provate, di tutto.
Pensavo a tutto. Tutto quello che potremmo fare in futuro. Mi chiesi se la nostra amicizia si sarebbe trasformata. Forse un giorno. Intanto voglio vivere il momento. Stappai una lattina di birra, e trovai un biglietto di Mary sul bancone della colazione, scribacchiato con grafia gallinacea su un pezzo di cartone di pizza d'asporto: 'Stasera non torno, piccolo cambiamento di programma, mi fermo da Marcs. Domani ti racconto. Baci. PS Goditi la serata.' Concludeva così. Un capitolo tutto nuovo della mia vita si sarebbe aperto in quel momento.

Lei è mia, io sono suo...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora