Il sole mi fa starnutire fin da quando ero bambina. Così piccola che un raggio di sole mi faceva starnutire per molte volte di fila, e il mio piccolo nasino diventava tutto rosso. -Non sono allergica- dicevo, rassicurando chi mi stava intorno. -Anzi sì. Ma è un'allergia speciale. Io sono allergica al sole.- Mia madre rassicurava amici e parenti, dicendo che era solo una specie di mia avversione personale contro il sole, e prendendomi il viso tra le mani, facendo finta che io sia molto piccola, più di quanto io lo sia in realtà.
Thomas mi porse le chiavi della macchina. -Vuoi guidare tu?- io annuii visibilmente.
Arrivammo in fretta al campo di margherite.
Era risaputo, che quell'oasi verde fosse popolata da coppie che si sbaciuchiavano rispecchiandosi nel laghetto dei cigni che lo caratterizzava, e che si sporgevano dal ponte come se l'acqua fosse lo specchio delle brame di biancaneve. -Ehi, ma noi cosa ci facciamo qui?- gli chiesi, non appena scendemmo dall'auto. -Bè. Noi siamo i terzi incomodi. Gli unici che non possiedono un legame di fidanzamento in mezzo a tutte queste coppie sbaciucchianti.- Io sorrisi a quell'affermazione.
Uno starnuto mi raggiunse. -Ehi, tutto bene?- mi chiese lui. -Sì, sono solo allergica al sole- dissi sorridendo tra me e me. Lui sorrise a sua volta -Sarà. Sei bellissima quando starnutisci. Dico davvero.- Io, imbarazzata -E tu te ne esci con queste perle di saggezza.-
Lui -Negalo- io -Cosa?- lui -Dimmi che non è vero.- Io -Non è vero. Sembro un'ameba quando starnutisco.- Lui mi prese per mano.
Io guardai le nostre dita intrecciate, probabilmente con uno sguardo troppo visibilmente con una nota di disapprovazione, alchè lui sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-Tranquilla! Anche gli amici lo fanno.- Mi rilassai. -Certo. Anche gli amici. Mi chiedevo che differenza c'è tra amici e fidanzati, allora.-
Lui si fermò -Davvero non lo sai? Vorrei tanto non ce ne fosse nessuna.- Io lo squadrai.
Lui aggiunse -Solo per poterti baciare in qualsiasi momento della giornata e, va bene, anche per altre cose.- Ridacchiai a disagio.
Camminammo per ore sotto il sole cocente, tra le margherite e i soffioni, tra coppie e cigni maestosi. -Lo sai, mi sembra di volare.-
Io mi voltai verso di lui -Perchè mai?- lui si voltò a sua volta verso di me -Perchè ci sei tu.-
Io gli scoccai un bacio, il meno romantico del mio repertorio, sulla guancia sinistra. Sì, quella della fossetta. Lui si irrigidii per poi lasciarsi cadere per terra. Mi indicò un posto vicino a lui sull'erba. -Ehi, vieni o no?- io mi chinai.
-Certo che vengo.- Lui mi prese dalle spalle e mi fece appoggiare sul suo petto con il capo.
I miei capelli si riversarono addosso al suo busto. -Ehi, non voglio proprio mangiare i tuoi capelli, per quanto li adori!- io gli sfiorai la punta del naso con l'indice destro -Così impari ad adorare i miei capelli!-. Cominciò una piccola rissa, che finì con me tutta sudata e lui con un sorrisetto beffardo syampato in volto.
-Ho vinto?- io annuii, disperata. -Certo. Mi sembra di combattere con Marya.-
Lui, curioso -Perchè?- io scossi la testa -Si è lavorata i muscoli per tutti questi anni e ora è...una lottatrice professionista per così dire.-
Ci alzammo e passammo il resto della mattinata a scorrazzare qua e là come bambini vivaci. -Senti, ora dobbiamo mangiare.- Io annuii. Lui -Ti offro io il pranzo, conosco un posto pazzesco.- Ci incamminammo verso un piccolo locale in lontananza che, avvicinandoci, ci invitava a procedere grazie ai profumi che emanava. Ci sedemmo ad un tavolo in un terrazzo esterno. Le poltroncine erano di legno bianco intrecciato, coperto da un cuscino rosa confetto. Il tavolo era rotondo, dello stesso colore dell poltrone, ma coperto da una tovaglia a scacchi rosa e bianchi.
La vista è mozzafiato da quassù. Il parapetto della terrazzina è una specie di antica recinzione per cavalli, ridipinta di bianco e con piantati alcuni chiodi per sorreggere un nastro rosa che si avvolge intorno ai pali. Per finire il tetto che ricopre il tutto è di legno chiaro, color caffè, e le travi che lo sorreggono sono decorate da edera. Dei fiori color porpora orlano la fine di ognuno di questi pali.
-Surfinie- dice Thomas seguendo il mio sguardo -Fiori incantevoli.-
Il cameriere arrivò poco dopo. -Cosa posso servirvi?- era giovane. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni a tubo nero.
-Fino ad ora solo una bottiglia d'acqua naturale, grazie.- Chiesi io. -Io una bottiglia di birra. Grazie.- Il cameriere prese le ordinazioni e si allontanò a passo spedito.
-Che c'è?- chiesi a Thomas, che mi guardava attonito. -Niente...-.
Poco dopo arrivò una cameriera in tutt'altra uniforme. Una camicia bianca che doveva essere elegante ridotta a un panno di tessuto bianco: smanicata e arricciata alle estremità, che lasciava vedere le spalline del reggiseno in pizzo bianco. Una gonna color violetta alla scozzese, che le arrivava poco sotto le mutande era tutto ciò che le copriva le gambe, aparte due stivali che le arrivavano sotto il ginocchio, pieni di piccole borchiette. I capelli dorati raccolti in uno chignon fatto (sembrava) alla svelta, con un elastico celeste in tinta con gli occhi blu, truccati con molto eyeliner e mascara. Una matita rossa alle labbra, un lucidalabbra trasparente, e un pò di fondotinta la rendevano pronta per la discoteca.
-Come posso aiutarvi?- aveva una fastidiosa erre moscia e delle bellissime fossette sexy alle guance, nonchè una sfilza di denti pulitissimi e bianchissimi che la facevano sembrare pronta per una pubblicità di dentifrici.
-Vorrei...un piatto di gnocchi al burro e salvia, e basta. Grazie.- disse lui. Io non fui altrettanto gentile. -Io voglio ordinare un piatto di spaghetti alla carbonara. Se posso con un pò di grana.- Chiusi il menu e glielo porsi con un falso sorriso. Il suo seno prominente sballonzolò appena si sporse. Dopo aver preso anche il menu di Thomas, se ne andò.
Aveva un sedere niente male. Di sicuro lui lo deve aver notato. E ora capisco perchè prima stava guardando male me. Ma io non oso fare altrettanto con lui. Non voglio constatare che la sta ancora guardando.Dopo pranzo, ognuno torna a casa propria. È stato bello. Quella ragazza non si è più vista. Non è più venuta al nostro tavolo.
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Lei è mia, io sono suo...
Romance-Che stai combinando?- Già. Che sto combinando? -È solo che...niente. Non puoi capire. Mi ha portata in un posto speciale. E me ne ha regalato le chiavi. Mi ha portata al cinema più bello di sempre, a casa sua. Ora il suo nome è Captain America, ma...