Ogni lezione dopo quell'incontro era stata un disastro. Tutto quello a cui riuscivo a pensare erano i suoi occhi. Il suo sorriso. La sua fossetta. Ora capisco perchè in tutti i libri d'amore si citano questi piccoli particolari, perchè sono questi che evidenziano le differenze tra una persona normale e una storia vera.
Era muscoloso. Mi aveva tenuta in piedi anche con i miei sessanta chili. Almeno credo di pesare così. E con una mano.
Era da tempo che non pensavo al mio aspetto.
Ora comincio a credere che se fossi stata più curata avrei fatto strage di cuori. Ma che cavolo sto dicendo? Il prof parla e io non prendo appunti. Cavolo. Sono proprio cotta.
Appena uscii da lezione intravidi una sagoma di una ragazza poco distante dall'auto di Marcs. È Marya. La salutai con un cenno della mano, aspettandomi almeno che ricambiasse, ma non fu così. Fantastico. Veramente. La mia migliore amica che fa finta (quasi come tutta la scuola) che io non esista. La mia giornata va di male in peggio. Chissà che le è successo. Intanto penso al perchè non avrebbe dovuto considerare il mio saluto. Ma che paranoica. Magari non mi ha vista e punto. Nel mentre vedo Marcs spuntare dalla porta principale, e Mary che gli si avvicina con aria frustrata, poco prima di tirargli un pugno sulla mandibola.
Anche la sua di giornata non dev'essere tra le migliori. Almeno credo. Di solito si riappacifica sempre molto presto con i suoi ragazzi.
Non mi stupirei se non tornasse, stasera. Intanto mi precipito verso il nostro pick up e parto verso un bar qualsiasi per farmi un pò cullare dal sapore amaro dell'alcool.
Credo andrò da Martins. È un piccolo locale vicino a casa, pieno di gente piuttosto apposto; credo di sentirmi a mio agio, in quel posto.
A parte il fatto che è un buco, mi diverto quasi sempre quando sono là (magari solo sotto l'effetto dell'alcool) e mi pare di essere anche più simpatica con gli altri. Ma quel giorno, volevo solo rasserenarmi. In quel bicchiere già mezzo pieno, non vedevo altro che non fosse il suo sorriso. Quel maledetto sorriso.Poche ore dopo, di corsa come sempre, mi recai all'unica palestra che conoscevo. Avevo un borsone con (almeno credevo) il necessario per una corsetta e un pò di pesi. Mi catapultai dentro una piccola stanza che pareva fosse la reception, e pagai il mio allenamento in palestra per quel giorno.
Non dissi nulla riguardo un'iscrizione, perchè non ero certa di riuscire nell'intento di azzeccare la sua palestra. Quando entrai nella parte degli attrezzi, volevo sembrare disinvolta e disinteressata, ma ottenni l'effetto contrario appena vidi quegli addominali scolpiti e ancora abbronzati dall'estate passata. I suoi occhi mi scorsero subito e Thomas mi raggiunse rapidamente pulendosi la fronte madida di sudore. - Hey! Allora mi hai trovato!- volevo sembrare glaciale. -Ehm...non so di cosa parli- apparve quella maledetta fossetta su quel volto dall'aria scherzosa. -Eddai! Comunque gli spogliatoi sono là in fondo- aggiunse indicando una porta sgangherata in fondo alla palestra. Quando alzò il braccio per puntarla con un dito, però, notai le goccioline di sudore che si erano fermate sul suo petto e persi ogni logica. Presi a correre verso la porta e non mi fermai finchè non fui al salvo.
Mi stava andando di volta il cervello? Mi cambiai velocemente, indossando una canottiera sportiva e dei leggins aderenti. Quando mi guardai allo specchio, mettendomi in posa stupidamente come facevo di solito, però, mi feci talmente schifo che per un secondo considerai l'uscita dalla finestra dello spogliatoio una buona alternativa al suicidio che mi sarebbe spettato di diritto dentro a quella palestra piena di muscoli e sudore.
Non avrei fatto a tempo nemmeno a fare un passo, quando Thomas invase lo spogliatoio.
Lo fissai sbigottita -Ma questo è lo spogliatoio delle donne! Che ci fai tu qui?- lui sorrise, ancora. -Lo spogliatoio è comune. E comunque...ci mettevi tanto...- era chiaro, voleva vedermi, ma io presi subito la cosa sulle difensive. -Bè stavo arrivando!- lui non si aspettava quella reazione, ma capii che stava prendendo il tutto poco seriamente.
-Ehi calma baby. - Rimasi attonita dopo l'uso di quel soprannome. -Ho detto arrivo.-
Presi un asciugamano dalla borsa e lo seguii dentro. -Ehi che vuoi fare?- mi chiese con molta gentilezza. -Un pò di tapirulan penso...- lo guardai assorta. Lui si stava incamminando verso i pesi. -Immaginavo non facessi pesi...- ma non volevo altro che stare con lui.
-Proverò...- .Mi aveva insegnato tutto quello che non avevo mai saputo sui pesi e anche di più, ma ormai prestavo attenzione solo ai suoi bicipiti che si contraevano sotto il peso sempre più schiacciante di quegli aggeggi spacca-spalle.
Avevo provato per poco, pentendomi quasi subito di non essere andata a fare il tapirulan, ma intanto vedevo lui. Mi sembrava così strano essere in una palestra con un ragazzo, che ogni volta che mi giravo pensavo che mi stessero osservando tutti. Quando mi resi conto che ero andata lì pagando una cifra, presi ad andare sul primo tapirulan che vidi. -Hey, ti sei stufata di pesi?- era così carino -Ehm...sì...- lui si rasserenò -Tranquilla. Pensavo di aver detto qualcosa di sbagliato e che te ne fossi andata per questo...- disse grattandosi la nuca.
-Stai tranquillo Hulk.- Non so perchè ma mi era venuto spontaneo -Come mi hai chiamato?- chiese, divertito. - Hulk....sai....il supereroe.-
Aggiunsi già sulle difensive. -Guardi i film della Marvel?- avrei voluto dire di sì, ma non sarebbe stata la verità -In realtà no...ma conosco i "personaggi principali"- mi difesi sottolineando le virgolette con le mani.
-Tu si che sei forte. Devi vederne uno, dai. Se vuoi venire a casa mia ne vediamo uno adesso, qui ci siamo allenati abbastanza penso.-
Sgranai gli occhi -Io?- lui -E chi sennò?- non credevo alle mie orecchie -A casa tua?- lui sembrava molto divertito -L'ho appena detto, sì.- Ero confusa -Adesso?- scoppiò in una sonora risata. -Tu mi fai morire! Dai, vieni, sbrigati che si fa tardi.-
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Lei è mia, io sono suo...
Romance-Che stai combinando?- Già. Che sto combinando? -È solo che...niente. Non puoi capire. Mi ha portata in un posto speciale. E me ne ha regalato le chiavi. Mi ha portata al cinema più bello di sempre, a casa sua. Ora il suo nome è Captain America, ma...