Poesia di un troll infastidito

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[070518]

Bipede spelacchiato
che il mio regno attraversi
a passo ben poco velato,
che neanche ci pensi
e i piedi m'hai calpestato,
com'è che non mi vedi?
Cos'è che la tua vista oscura?
La tua attenzione non mi concedi
forse potrei pure farti paura
pensi ch'io sia frutto
dell'immaginazione pura
mi pare brutto
il modo in cui ostinatamente non mi credi.

Vedi, umano che passeggi tra gli arbusti,
questa foresta che pensi di possedere,
perchè munito degli strumenti giusti,
nasconde segreti che mai potrai vedere
finchè la tua mente urbana chiudi
e la realtà della natura ripudi.

Le schifezze che lasci come una scia
le conosco a memoria,
son parte d'una brutta storia.
Le piante che distruggi lungo la tua via
mi ricordan soldati caduti,
mancati saluti di amici perduti.
Io son fatto dello stesso legno
nel quale hai inciso il nome della tua amata
come una cicatrice porto d'un cuore il disegno
anche se la vostra futile storia è ormai terminata.

Io mi considero una creatura pacifica, per carità
son figlio, padre e fratello dei fiori
non ti farò del male, mai succederà
ma non è solo della mia tolleranza il limite che ignori.
Ciò che non percepisci
è la forza che la natura possiede segretamente
e solo perché non la conosci
non significa che essa sia calma come il qui presente.

Insensibile mi superi, con bussola e gps
neanche li noti, i miei animati occhietti
io mi chiedo chi ti credi d'essere:
in questo regno non c'è creatura che rispetti.
Non so che ti aspetti, ma per quel che mi riguarda
verrai punito come la Foresta comanda.

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