Una poesia impegnata

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[300318]

Non è ch'io me la senta
di scrivere poesie troppo impegnate
devo stare attenta, la politica è roba seria
e il mondo è pieno di persone alterate.

Però certe volte tocca prender parte, converrete
e se le mie strofe non apprezzerete
usatele come fermacarte o fatene quel che volete.

Scrivo perchè m'è giunta voce
d'una vostra idea che alla mia calma nuoce
e son qui per puntarvi contro i riflettori
ecco, adesso siete sotto la luce
dunque, dicevo
sul serio vi piacerrebbe tornasse il duce?

Ma dico
C'avete quindici anni appena compiuti
e a me sembrate tutti troppo convinti
troppo cocciuti.

Scusa, potresti abbassare quella mano che alzi al cielo così spesso?
Le tue dita e la tua ignoranza coprono la strada per il progresso.

Che poi
ascoltate musica inglese
(Fuck you mom it's not a phase)
grandi leoni da tastiera
(le offese dille to my face)
voi che vestite supreme e mangiate cinese
lo capite o no
che tutto il mondo è paese?
Voi ne siete la prova palese!

Quindi sì dai
creiamo una bella dittatura
che ci metta in riga, che sia spietata e duratura
come se fosse colpa di stranieri e gay
se è così diffuso il lavoro precario
se l'Italia in crisi, e con gli altri stati c'è un certo divario
che posso dirvi, amici miei
almeno i vostri treni arriveranno in orario.

Nota:
La rima cinese/paese/palese l'ho ripresa da "io non sono razzista ma..." di Willie Peyote. Mi sembrava giusto dirlo.

E INOLTRE
vi chiedo, per piacere, di non impuntarvi se non la pensate come me: questo componimento l'ho scritto per pura noia, e a dirla tutta è saltato fuori talmente in fretta che neanche mi soddisfa. Non cerco litigi o simili e non voglio assolutamente averne, spero capiate, grazie.

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