Tanti anni fa, sul pianeta Vedogash scoppiò un'atroce guerra e dei potentissimi stregoni sterminarono tutta la popolazione dei maghi. Di questi, però, solo uno di loro si salvò, poiché proveniva da una stirpe molto potente, gli Otaru. Il suo nome er...
Nell'istante esatto in cui Ugo giunse al capolinea, un fascio di luce dorata pervase il bagno maschile del liceo artistico Ser. E. Monet, avvolgendolo in un'atmosfera di meraviglia e stupore. Tuttavia, mai prima di allora si era verificato un tale fenomeno all'interno di quell'istituto; motivo per cui non passò di certo inosservato. Allo stesso tempo, però, quell' energia luminosa fu anche la dimostrazione che, nel corpo di quel ragazzino era immagazzinato un grande potere spirituale. Il quale, lo avrebbe riuscito a padroneggiare, solo dopo una serie di tentativi che gli avrebbero permesso, al più presto, di raggiungere quello che il mago Sodon definisce il "Fuczoki": il culmine che gli consentirà di sfruttare appieno il proprio Ki, raggiungendo così il massimo delle sue potenzialità.
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Nel frattempo, ad aver assistito allo strano fenomeno, si ritrovarono Lucas Forb e Manuel Testa, due giovani studenti del primo anno. «MA-MANUEL, C-CH-CHE COSA È STATO ?», domandò Lucas con voce ansiosa. «Non ho la più pallida idea, sai? Anche se... » «Sì, dimmi?» «Beh... di una cosa sono sicuro», rispose Manuel grattandosi la nuca. Tipico gesto che, fin dall' infanzia, lo aiutava molto a eseguire dei ragionamenti, i quali, molto spesso, si erano rivelati veritieri. Dopo di che, con crescente convinzione, afferrò per il braccio il piccolo Forb e lo trascinò con sé verso la porta centrale del bagno. «Ehi Lucas, ascolta», gli sussuró all'orecchio, inclinandosi leggermente «Poco fa ho notato che quella luce dorata proveniva proprio da qui sotto», disse, indicando con cautela la piccola fessura lineare sottostante alla porta. «Ah... dici? Cioè, ne sei proprio sicuro?» «Sì, fidati. Tuttavia, allo stesso tempo, sono estremamente curioso di scoprire cosa abbia causato tutto questo. Dopotutto, credo che anche tu sia d'accordo sul fatto che non é una situazione normale.» Lucas annuì lentamente, mentre un brivido di eccitazione gli percorse la schiena. «Beh, in effetti... ». «Ė così e ora vorrei... », rispose inizialmente Manuel, poi a un tratto si interruppe, infastidito dallo strano atteggiamento d'indifferenza del suo migliore amico, che nello stesso momento si era messo a cantare Roma Bangkok di Baby K. «Andata senza ritorno, ti seguirei fino in capo al mon... ». «Shh... per favore... PUOI CHIUDERE UN ATTIMO IL BECCO?» «Eh? Manuel, ti ricordo che non sono un uccello. Ah... dimenticavo... forse sei così abituato a chiacchierare con le tue splendide cocorite, che... » «NO, NIENTE CHE, OK?», lo interruppe il suo amico, ancor più infastidito. «LUCAS FORB, SONO SERIO, DAVVERO SMETTILA! ». «MA TU LO CAPISCI O NO? Senti, non è assolutamente corretto questo tuo comportamento nei miei confronti. Ti rendi conto che mentre sto seriamente cercando di capire il tipo di fenomeno con cui abbiamo avuto a che fare, ti sei messo a cantare?». «Effettivamente no, scusami. Non volevo», rispose il giovane, con una nota di rammarico per il suo comportamento precedente.
Il piccolo Lucas, ormai già da diversi anni conviveva con i continui sbalzi d'umore del suo amico. I quali, lo avevano reso spesso distante e indifferente nei confronti di ciò che gli veniva detto. Con il passare del tempo, infatti, aveva imparato a creare una sorta di corazza protettiva che gli permetteva di farsi scivolare qualsiasi parola da dosso. Quindi, anche se a volte ascoltava, non gli dava più la stessa importanza di un tempo. Inoltre, sempre durante quel percorso di autoconsapevolezza, aveva compreso anche un'altra cosa: nella vita quando una persona sbaglia o esagera, spesso è proprio quest'ultima ad accorgersene. Infatti, alla luce di queste riflessioni, qualche secondo più tardi, fu proprio così che andò a finire tra i due. «Ehi amico, scusa per lo sfogo di prima. Forse mi sono lasciato un po' prendere dalla situazione. Però, sai, nel frattempo sono riuscito ad ipotizzare una cosa», disse Manuel sicuro di sé. «Capita a tutti, non ti preoccupare. Ah, davvero? Dimmi...», rispose incuriosito. «Dunque... però, prima vorrei che seguissi attentamente il mio ragionamento.» «Certo, Manuel. Sono tutte orecchie!» «Ottimo! Allora... come sai, molti anni fa, qui prima della nostra scuola vi era un'antica fabbrica di lingotti d'oro.» «Sì, lo so che poi fu distrutta dal terremoto del 1862. Fin qui lo sapevo già, ora vai avanti». L'emozione di Lucas aumentò, desideroso di scoprire dell'altro. «Esatto, bravissimo! Comunque, ti stavo per dire che secondo me, quest'edificio potrebbe essere stato costruito con alcuni resti d'oro di quella fabbrica. Non so esattamente come, forse sono stati macinati nel cemento o integrati direttamente nelle strutture. Insomma, sicuramente c'è qualche collegamento e....». «Mh, sì può essere. Eppure, ancora non ho capito dove vuoi arrivare.» «Lo immaginavo. Tranquillo, ora chiarirò tutto. Beh, ho pensato che probabilmente in alcune mattonelle di questo bagno è concentrata una maggior percentuale di polvere d'oro. Poi, invece... ». «UN ATTIMO! Scusa se ti interrompo, ma è più forte di me. Se c'è quest'oro nelle mattonelle, come spieghi il fatto che in questo momento non stanno brillando? Ah... e un' altra cosa, perché quella fonte luminosa prima è fuoriuscita proprio da questo bagno?» «Beh, se mi fai finire di parlare, forse potrai capire tutto, no ? Dunque... Il motivo per cui adesso non brillano è perché attualmente non c'è una fonte di luce. Anzi, mi correggo: qui, in realtà, non brilleranno mai, poiché la finestra è una sola.» La voce di Manuel era carica di emozione mentre cercava di spiegare il suo ragionamento intricato. «Ehm... niente da fare, continuo a non capire. Cosa c'entra ora la finestra e qual è quindi questa fonte di luce?», rispose Lucas, sempre più confuso e desideroso di chiarezza. «Semplice. Il sole... e un' altra cosa, l' unica finestra del bagno maschile dov'è che si trova?» «Beh, in quello centrale. Ah... aspetta! Forse ci sono. Per favore, dimmi solo se è così... ». «Wow! Se hai davvero capito sei un genio», esclamò Manuel con un sorriso di amministrazione. «Addirittura? Va beh... Comunque, secondo me le cose stanno così: poco fa i raggi del sole hanno colpito alcune di queste mattonelle, che poi a loro volta hanno iniziato a brillare e ad emanare un fascio di luce dorata», rispose il ragazzino, lasciando che le parole si depositassero nell'aria circostante, portando una nuova prospettiva illuminante «Tuttavia, c'è qualcosa che ancora non mi convince. Senti, ammettiamo pur che sia così, mi sai dire perché solo in quel preciso momento si è verificato quel fenomeno?», domandò perplesso, desideroso di scavare più a fondo. «Sí, esatto, bravo! Ti devo fare i miei complimenti», rispose Manuel con un tono di complicità. «Il motivo, invece, è più stupido di quando tu creda... Come sai, la terra è in continua rotazione, no?» «Sì, ovvio. E questo che c'entra? » «Beh, che ovviamente a sua volta anche il sole cambia posizione», gli ricordò con enfasi. «Ah, sì giusto, non ci avevo pensato. Ma allora, secondo te questa è una cosa che si ripete tutti i giorni?» Manuel ci pensó su un momento e mentre si legò i suoi lunghi capelli castani, ricci come le spirali di una chiocciola, rispose: «Beh, credo proprio di sì.» Lucas alzò un sopracciglio, manifestando un'ombra di dubbio. «Mh... aspetta! E se invece ?» «Cosa? Quali sono i tuoi dubbi ora?» «Nessuno! Ho semplicemente pensato anch'io una cosa», rispose cercando di nascondere il suo leggero imbarazzo. «Ah, davvero? Strano da te. Spara questa mega cavolata, su!» «Mah... perché parti già dal presupposto che sto per dire una scemenza?», replicò il giovane, orgoglioso di ciò che stava per comunicare. «Perché di solito tu non pensi mai.» Lucas seppur leggermente irritato, non poté far a meno di apprezzare il suo umorismo. «Grrr Manuel, sei molto spiritoso quando fai così, sai? Va beh, comunque volevo dirti che quel fenomeno luminoso potrebbe anche essere fuoriuscito da un portale che ti permette di accedere a un'altra dimensione. Dunque... mi spiego meglio, non so se hai presente le cronache di Narnia, beh una cosa del genere». «Certo, che sí, le adoro! Pensa che oltre aver visto tutti i film, ho letto anche i vari libri. Però...». «Mi fa davvero piacere, ma non ho finito ancora.» Manuel, in quel momento, pur apprezzando la sua immaginazione si sentì leggermente turbato per ciò che stava per dire. Tuttavia pur di non rovinare tutto, decise di rimanere in silenzio, lasciando che la fantasia del suo migliore amico si esprimesse liberamente. «Vabbeh, te lo dico. Dunque... ho seriamente immaginato noi due che, a differenza dei fratelli Pevensie, ci immergiamo all' interno del Water e raggiungiamo attraverso le tubature l'altra dimensione». Manuel scrollò le spalle con un'espressione di disgusto. «Bleh... che schifo! Che assurdità è mai questa. Ma come ti vengono in mente certe cose? Non posso non ridere. Finché si trattava di un armadio, un quadro, poteva anche starci la cosa, ma un portale nel bagno, proprio non lo posso sentire. Scusa... ahahahah...» Lucas, sospirò, sentendosi leggermente demoralizzato. «Ecco, lo sapevo non sono bravo a dire niente.» «No, non é così. La verità é che hai semplicemente molta fantasia. Infatti, adesso che ci penso, c'è una cosa fondamentale che non hai preso in considerazione: data la nostra dimensione corporea, spiegami come saremo passati per quelle tubature, su? ». «Oh, caspiterina! Hai ragione. Allora, mi sa che questa ipotesi è da scartare.» «Lo vedi? Certe volte ti perdi proprio in un bicchier d'acqua», commento Manuel, con un filo di sarcasmo. «Eh, va beh, almeno dai ci ho provato. A questo punto direi che la tua ipotesi é la migliore. Quindi, che ne dici, prendiamo in considerazione solo quella o intanto hai pensato qualcos'altro?» «No, attualmente no e, essendo anche la più concreta delle due, direi proprio di sì». «Beh, in effetti...», rispose Lucas, lasciando trasparire una nota di rassegnazione nel suo tono. «Eh? Oh no, è tardissimo! Credo che ci conviene tornare assolutamente a lezione, anche perché non ho intenzione di beccarmi una nota come l'altro giorno», disse Manuel osservando l'orologio sul polso del suo amico. «Sì, é vero, neanche io. Hai ragione, sbrighiamoci! Ah... però aspetta! Ho un'idea... e se chiedessi a tua cugina se sa qualcosa in più riguardo questo strano fenomeno?» «Ma-ma tu sei un genio, Lucas! È vero, non ci avevo proprio pensato. Allora lo vedi che...». «Grazie! Che?» «Beh, a volte riesci a sorprendermi. Comunque, sì, proverò a parlargliene, anche solo per curiosità. Adesso però, meglio se torniamo.» «Almeno dai. Certo, subito!», concordò Lucas.